Diminuiscono gli arresti eseguiti in Umbria, ma il numero complessivo dei detenuti nelle quattro strutture penitenziarie regionali continua ad aumentare, aggravando le condizioni di sovraffollamento. È quanto emerge dall’incontro tra il procuratore generale di Perugia, Sergio Sottani, e il nuovo provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria, Liberato Gerardo Guerriero, recentemente insediato.
Secondo i dati forniti dalla Procura generale, i detenuti arrestati in Umbria sono passati dai 648 del 2021 agli attuali 510. Tuttavia, nello stesso arco temporale, la popolazione carceraria è salita da 1.334 reclusi ai 1.675 registrati il primo dicembre 2025, con un sovraffollamento pari al 25% rispetto alla capienza regolamentare di 1.339 posti.
Le situazioni più critiche riguardano le case circondariali di Perugia e Terni, entrambe oltre il 35% oltre la soglia prevista. Anche a Spoleto si registra un eccesso di presenze nella sezione dedicata alla media sicurezza. L’aumento, precisa la Procura, è determinato soprattutto da trasferimenti provenienti da altre regioni per ragioni di ordine e sicurezza, "con inevitabile disagio all’interno delle strutture".
Tra le criticità più rilevanti segnalate nel rapporto spicca l’aumento dei telefoni cellulari introdotti clandestinamente negli istituti penitenziari umbri. Nel 2025 sono stati sequestrati 104 dispositivi, contro i 73 dell’anno precedente: una crescita del 42%.
La Procura parla di "un aumento progressivo anno dopo anno", indicando come la maggior parte degli apparecchi sia riconducibile a detenuti italiani appartenenti al circuito di alta sicurezza. Altri cellulari sono stati rinvenuti in aree comuni o nelle zone esterne, pronti per essere introdotti tramite tecniche definite "sempre più sofisticate".
La presenza di smartphone e microtelefoni rappresenta una minaccia per la sicurezza: permette infatti di mantenere contatti con l’esterno e di proseguire eventuali attività criminali anche dall’interno del carcere. Come ribadisce il procuratore generale, "Le tecniche di contrabbando si sono rese sempre più sofisticate, rendendo complessi i controlli".
Sul fronte della composizione della popolazione detenuta, i numeri indicano una significativa presenza di cittadini stranieri: 573 su 1.675, pari a oltre il 34%. Nella casa circondariale di Perugia la percentuale supera il 50%: 249 detenuti stranieri su 490 complessivi.
Le nazionalità maggiormente rappresentate sono Marocco (109 presenze), Tunisia (105), Albania (79), Nigeria (58) e Romania (57). Questi cinque gruppi costituiscono insieme il 61% degli stranieri presenti nelle carceri umbre.
Il fronte della sicurezza interna continua a rappresentare uno dei nodi più critici del sistema penitenziario umbro. Nel corso del 2025 sono state registrate 84 aggressioni ai danni del personale di polizia penitenziaria, un dato pressoché stabile rispetto agli 82 episodi dell’anno precedente, ma che conferma un livello di tensione costante. In numerosi casi - segnala la Procura generale - gli agenti coinvolti hanno dovuto fare ricorso alle cure mediche.
A destare ulteriore preoccupazione è il quadro dei reati interni che si affianca alla violenza diretta. In particolare:
21 episodi di introduzione di sostanze stupefacenti, intercettati e documentati nel corso dell’anno;
24 casi di rinvenimento di armi rudimentali, spesso realizzate con materiali di fortuna e potenzialmente idonee a causare lesioni gravi.
Una dinamica, questa, che - come evidenzia la Procura - si innesta su un contesto già reso fragile dal sovraffollamento, complicando la gestione quotidiana di ambienti che richiedono costante vigilanza, personale adeguato e presìdi tecnologici aggiornati.
Per rispondere all'esponenziale crescita dei fenomeni illeciti, la polizia penitenziaria ha intensificato le attività investigative, incrementando personale e strumenti a disposizione. La Procura riferisce di un maggiore impiego di tecnologie avanzate e del coinvolgimento di specialisti nelle operazioni di monitoraggio.
Come si legge nella nota ufficiale: "Per questo la polizia penitenziaria ha intensificato le indagini e rafforzato le risorse impiegate, con il supporto di esperti e nuove tecnologie. L’obiettivo è garantire che le carceri restino luoghi di recupero e non di perpetuazione di reati".
Il quadro complessivo delinea una situazione in cui la riduzione degli arresti locali non alleggerisce il sistema penitenziario umbro, al contrario messo sotto pressione dall’arrivo di detenuti da fuori regione e dall’aumento dei reati interni. Questa combinazione, osservano gli inquirenti, impone una strategia di intervento che superi la dimensione emergenziale e si inserisca in un approccio di coordinamento nazionale, orientato a:
contenere i trasferimenti interregionali non strettamente necessari;
rafforzare gli organici e le dotazioni tecnologiche;
aggiornare i protocolli di sicurezza interna alla luce delle nuove modalità di contrabbando e delle evoluzioni della criminalità detentiva.
La linea indicata nel confronto istituzionale tra Sottani e Guerriero va in questa direzione: costruire un percorso unitario e programmato, capace di coniugare tutela della sicurezza, efficacia del trattamento rieducativo e sostenibilità gestionale delle strutture umbre. Una sfida che richiede visione, risorse e un’azione congiunta tra Ministero, Dipartimento e territorio.