Un incidente stradale, avvenuto il 29 luglio 2014 sulla strada di Solfagnano, a Perugia, aveva coinvolto una donna che rimase gravemente ferita, mentre guidava il suo scooter per andare al lavoro. La condanna al risarcimento, nei suoi confronti, è stata ridotto dal giudice: "Era distratta".
Nuovo incidente stradale tra un auto e uno scooter. L'episodio viene riportato in prima battuta da Perugiatoday.it e risale al 2014, quando una donna, all'epoca dei fatti 52enne, stava rientrando nella sua abitazione, con uno scooter, di rientro dal lavoro da bracciante agricola.
Sulla strada di Solfagnano, frazione di Perugia, un’autovettura guidata da un uomo stava per imboccare il vialetto di casa ma si sarebbe scontrato con la donna che era stata sbalzata a terra, riportando fratture multiple al braccio sinistro e danni permanenti, con una invalidità complessiva accertata al 42%.
In primo grado, il Tribunale di Perugia aveva attribuito la responsabilità principale (90%) all’automobilista, ritenendo che si fosse allargato eccessivamente per svoltare, invadendo la corsia opposta. Alla vittima era stato contestato un modesto concorso di colpa del 10%.
La Corte d’appello di Perugia, sezione civile, ha, però, parzialmente riformulato la sentenza di primo grado del Tribunale. Sono state ridotte le quote di responsabilità ma è stata confermata la condanna al risarcimento dei danni a favore della vittima.
La Corte d’appello ha, infatti, attribuito una maggiore negligenza anche nella condotta della donna. La donna, con ogni probabilità, probabilmente avrebbe superato il limite di velocità di 20 chilometri orari presente in un tratto, nonostante la pioggia battente, e non avrebbe tenuto la destra.
La sua testimonianza è stata interpretata come indice di scarsa attenzione e di segnale di distrazione: “Ho sentito una botta e mi sono trovata a terra”. Le quote di responsabilità, quindi, sono state ricalibrate: 70% all’automobilista e 30% alla donna.
La sentenza ha confermato la condanna al rimborso di 95.464,93 euro a favore dell’Inail, che aveva indennizzato la donna per l’infortunio sul lavoro in itinere. Nonostante la riduzione della quota di risarcimento, l’importo finale riconosciuto alla vittima rimane elevato: 236.261,24 euro, comprensivi di danno biologico permanente, danno patrimoniale e una maggiorazione del 15% per le “peculiari conseguenze esistenziali”.