11 Jul, 2025 - 13:53

Scuola, l’Umbria alza la voce: ricorso al Tar contro il taglio delle autonomie scolastiche

Scuola, l’Umbria alza la voce: ricorso al Tar contro il taglio delle autonomie scolastiche

La riduzione delle autonomie scolastiche in Umbria da 134 a 130 per l’anno scolastico 2026/2027 non passa inosservata. La Regione ha deciso di ricorrere al Tar contro il decreto del Ministero dell’Istruzione che aggiorna i criteri per la distribuzione dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi amministrativi. Una scelta considerata “inaccettabile” dall’assessore regionale all’Istruzione, Fabio Barcaioli, che denuncia un approccio puramente numerico, distante dalle reali esigenze dei territori.

La scuola è molto più di un numero da razionalizzare, è un presidio culturale, sociale e comunitario, soprattutto nei contesti più fragili”, ha dichiarato. Da qui la decisione di impugnare il provvedimento ministeriale, per salvaguardare una rete scolastica che secondo la Regione rischia ora di essere compromessa.

Barcaioli: “Si penalizzano comunità intere”

A preoccupare la giunta regionale non è solo il taglio in sé, ma l’approccio con cui è stato definito. Il piano di dimensionamento, sottolinea Barcaioli, antepone criteri quantitativi all’analisi delle peculiarità territoriali. “Abbiamo più volte espresso la nostra contrarietà nelle sedi istituzionali competenti, segnalando che questa operazione rischia di svuotare le scuole della loro funzione centrale nei territori”. L’accorpamento delle istituzioni scolastiche, in molti casi, significherà perdita di identità per i singoli plessi, aumento delle difficoltà organizzative e maggiore distanza tra studenti e dirigenti scolastici. “Non si può chiedere ai presidi di gestire scuole che coprono territori vastissimi" – ha aggiunto – "né alle famiglie di adattarsi passivamente a una riforma pensata a tavolino”.

Il malcontento regionale non nasce con il decreto ministeriale più recente. Già in occasione della convocazione della Conferenza Unificata Stato-Regioni-Comuni dello scorso maggio, l’Umbria aveva espresso forti perplessità. Nonostante il taglio nazionale sia passato da 167 a 80 autonomie scolastiche, la Regione non ha ottenuto alcun adeguamento. “È inaccettabile che l’Umbria sia l’unica regione a non beneficiare di alcun incremento, mentre Liguria, Abruzzo e Friuli Venezia Giulia, che presentano numeri analoghi, vedono riconosciute due autonomie in più”, aveva dichiarato Barcaioli. Una posizione che ha contribuito a rafforzare la determinazione a procedere per le vie legali.

PNRR, numeri e territori: un equilibrio che non regge

Il contesto normativo che ha portato al decreto ministeriale è quello del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che impone un percorso di razionalizzazione della rete scolastica come condizione per accedere ai fondi europei. L’Umbria, tuttavia, non contesta gli obiettivi del PNRR, ma il modo in cui vengono perseguiti. “Non intendiamo sottrarci agli impegni europei, ma chiediamo che siano declinati in modo compatibile con la nostra realtà. Un conto è razionalizzare, un altro è smantellare”, precisa Barcaioli.

Secondo l’assessore, alla base dell’esclusione umbra ci sarebbe una sistematica sottostima degli alunni. Per l’anno scolastico 2024/2025 le iscrizioni risultano pari a 107.683, mentre per il 2025/2026 si stimano 105.204 alunni. Tuttavia, il Ministero utilizzerebbe dati inferiori di circa 800 unità l’anno, un margine che – sostiene Barcaioli – sarebbe sufficiente a giustificare almeno due nuove autonomie scolastiche. “Non chiediamo privilegi, ma solo un riconoscimento oggettivo dei dati e delle esigenze reali della nostra scuola. L’Umbria merita un’attenzione maggiore, soprattutto quando i numeri lo giustificano”.

Una battaglia per la scuola pubblica nei territori

La Regione, nel predisporre il ricorso, intende riaffermare un principio: la scuola è un motore di sviluppo e coesione sociale che non può essere trattato come una semplice voce di spesa. Il territorio umbro, composto in larga parte da piccoli comuni collinari e montani, presenta un tessuto scolastico diffuso e fragile.

In questo contesto, la scuola rappresenta spesso l’unico punto di aggregazione sociale, culturale e formativa. “Il Ministero" – dice ancora Barcaioli – "sembra ignorare completamente questo aspetto”.

Il dibattito si inserisce in un contesto più ampio: a 25 anni dall’introduzione dell’autonomia scolastica con la legge Bassanini e il Dpr 275/1999, il sistema scolastico italiano continua a confrontarsi con le disuguaglianze territoriali. Meno autonomie significa accorpamenti forzati, meno risorse, maggiore dispersione. Per l’Umbria, che già nell’ultimo anno ha visto calare le sue 138 autonomie scolastiche, la sfida è appena cominciata.

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Giorgia Sdei
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