La cooperativa si ferma, i lavoratori rispondono compatti. Lo sciopero nazionale di Unicoop Etruria e Superconti Supermercati registra un’adesione massiccia, con punti vendita chiusi, magazzini rallentati e presidi diffusi nei territori. Il messaggio che arriva dalla giornata di mobilitazione è netto: le lavoratrici e i lavoratori respingono fermamente il piano di tagli, esuberi e dismissioni annunciato dalla cooperativa. Una risposta che rende impraticabile, almeno per ora, la prosecuzione del confronto sindacale e apre una fase di tensione destinata a durare.
A guidare la protesta sono Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, che parlano apertamente di sciopero riuscito e rilanciano la mobilitazione. In gioco ci sono numeri pesanti: 520 lavoratrici e lavoratori coinvolti, 180 esuberi nelle sedi, la dismissione o possibile cessione di 24 punti vendita per un totale di 340 dipendenti. Un piano che colpisce territori e insegne storiche, con 12 Superconti Supermercati nell’area di Terni, 6 ex Coop Centro Italia e 6 ex Unicoop Tirreno.

A Terni il presidio ha riguardato il punto vendita di via XX Settembre con un'altissima partecipazione di dipendenti e con la solidarietà anche delle altre categorie sindacali.
Alla base dello sciopero c’è il piano presentato dalla dirigenza della cooperativa al tavolo sindacale, giudicato dalle organizzazioni dei lavoratori come privo di una reale strategia di rilancio. Le sigle parlano di un’impostazione “lacrime e sangue” che rende insostenibile il confronto. La conseguenza è stata immediata: la mobilitazione ha preso il posto della trattativa.
La risposta delle lavoratrici e dei lavoratori è stata visibile e concreta. In Toscana, Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo numerosi negozi hanno abbassato le saracinesche, mentre davanti alle sedi amministrative e ai punti vendita si sono svolti presidi partecipati. Alta anche l’adesione nei magazzini e negli appalti, segno di una protesta che attraversa l’intera filiera.

Al centro della vertenza c’è la tutela occupazionale. I sindacati chiedono investimenti reali sulla rete vendita, il mantenimento delle funzioni e del personale nella sede di Castiglione del Lago, prospettive chiare per l’insegna Superconti e garanzie solide in caso di cessioni a terzi, sul piano economico, normativo e contrattuale.
La mobilitazione, assicurano, non si fermerà. “Saremo disponibili a rimetterci al tavolo solo quando Unicoop Etruria dimostrerà di voler rivedere radicalmente il piano presentato”, dichiarano Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs. “Fino ad allora proseguiranno lo stato di agitazione e le iniziative di mobilitazione, con altre 8 ore di sciopero ancora a disposizione dei territori”.
Il segnale che arriva dallo sciopero è chiaro e difficilmente archiviabile. La cooperativa è chiamata ora a una scelta di merito e di metodo: insistere su un piano contestato o riaprire il confronto partendo dal lavoro, dai territori e da una visione industriale credibile.

Unicoop Etruria nasce dalla fusione tra Coop Centro Italia e Unicoop Tirreno, con l’obiettivo dichiarato di rafforzare la presenza della distribuzione cooperativa nel distretto tirrenico. A pochi mesi dalla nascita, però, la direzione intrapresa appare opposta. Dopo la recente cessione di 16 negozi toscani a Unicoop Firenze, il nuovo piano prevede l’uscita da territori storici e un ulteriore ridimensionamento della rete vendita.
Secondo i sindacati, il problema non è solo nei numeri, ma nel metodo. Alcuni punti vendita vengono dichiarati insalvabili senza che siano stati messi in campo veri tentativi di rilancio, nonostante anni di gestione in condizioni di semi abbandono. Altri negozi, anche con andamento positivo, finiscono nel perimetro delle cessioni per esigenze di cassa. Una logica che, denunciano le organizzazioni dei lavoratori, scarica ancora una volta sui dipendenti il costo di scelte gestionali sbagliate.