05 Mar, 2025 - 15:30

Sant'Ubaldo: l'833º Anniversario della Canonizzazione e l'omelia del Vescovo Luciano Paolucci Bedini 

Sant'Ubaldo: l'833º Anniversario della Canonizzazione e l'omelia del Vescovo Luciano Paolucci Bedini 

Gubbio ha celebrato con profonda devozione l'833º anniversario della canonizzazione di Sant'Ubaldo, patrono della città, con una serie di liturgie solenni culminate nella Messa celebrata nella Basilica a lui dedicata. Quest'anno la data della canonizzazione, il 5 marzo, coincideva con il Mercoledì delle Ceneri, motivo per cui la celebrazione è stata anticipata a martedì 4 marzo. Un momento intenso di raccoglimento e spiritualità che ha visto la partecipazione di numerosi fedeli e delle istituzioni cittadine, testimoniando ancora una volta l'attaccamento degli eugubini al loro Santo protettore.

L'evento della canonizzazione di Sant'Ubaldo, avvenuta nel 1192 per volere di Papa Celestino III, rappresenta un momento cardine nella storia religiosa e culturale di Gubbio. Trent'anni dopo la morte del Santo, la sua memoria era ancora così forte e viva tra la popolazione che gli eugubini insistettero con straordinaria determinazione affinché il Papa lo elevasse ufficialmente tra i santi. Questa insistenza, come sottolineato dal Vescovo Luciano Paolucci Bedini nell'omelia, non era motivata da un desiderio di prestigio o potere, ma dall'autentico amore e gratitudine per il bene ricevuto da Sant'Ubaldo durante la sua vita terrena.

Le parole del Vescovo: "Ubaldo non fu solo pastore spirituale ma uomo di grande virtù civile"

Il Vescovo ha ricordato come il Santo non fosse soltanto un pastore spirituale, ma anche un uomo di grande virtù civile, promotore di pace e riconciliazione. L'operato di Sant'Ubaldo andava oltre la guida religiosa: egli fu anche un uomo di azione, intervenendo direttamente per pacificare la città, ricostruire le strutture distrutte dai conflitti e restituire agli eugubini una speranza concreta nel futuro.

Durante l'omelia, il Vescovo Paolucci Bedini ha riflettuto sull'eredità spirituale di Sant'Ubaldo e sulla necessità di tradurre il suo esempio in azioni concrete per la comunità odierna. Ha evidenziato come la devozione al Santo non debba ridursi a mera tradizione, ma essere una fonte di ispirazione per i comportamenti quotidiani degli eugubini.

"Il bene che Ubaldo ha voluto alla sua gente è stato tale che, dopo decenni, nessuno lo aveva dimenticato, anzi, si avvertiva la necessità di un riconoscimento ufficiale", ha spiegato il Vescovo. "Questo stesso spirito di gratitudine e amore per la propria terra dovrebbe animare oggi gli eugubini: il bene ricevuto deve diventare bene donato, in famiglia, nel lavoro, nella comunità".

Un altro tema centrale dell'omelia è stato il concetto di insistenza nella fede. "Gli eugubini del XII secolo hanno insistito con il Papa per la canonizzazione di Sant'Ubaldo, perché sapevano che la sua santità non era solo un ricordo del passato, ma un faro per il futuro", ha sottolineato il Vescovo. "Questa insistenza deve essere oggi il nostro impegno quotidiano per migliorare la città e la comunità".

Il forte legame tra Sant'Ubaldo e la città di Gubbio si manifesta non solo nelle celebrazioni religiose, ma anche nelle tradizioni popolari che ogni anno rendono omaggio alla sua figura. Il Vescovo ha fatto riferimento al celebre passaggio della vita del Santo in cui, tornato in città dopo un incendio devastante, incitò il popolo a ricostruire Gubbio con determinazione e fiducia.

Unire le forze per affrontare insieme le sfide, mantenendo saldo il valore della solidarietà

Questo episodio rappresenta un simbolo potente anche per la comunità moderna: l’importanza di unire le forze per affrontare le sfide, mantenendo saldo il valore della solidarietà. "Torniamo a voler bene alla nostra città, non contro gli altri, ma per il bene di tutti", ha affermato il Vescovo. "Se ognuno si impegnasse con il cuore e con le mani a costruire e non a distruggere, Gubbio sarebbe ancora oggi un modello di pace e convivenza civile".

Le celebrazioni per l’833º anniversario della canonizzazione hanno coinvolto tutta la comunità eugubina con eventi religiosi e culturali. La giornata di martedì 4 marzo è iniziata con una processione solenne dalla Cattedrale alla Basilica di Sant’Ubaldo, un corteo suggestivo che ha visto la partecipazione di fedeli, associazioni religiose e rappresentanti istituzionali.

La Messa della canonizzazione, punto culminante della giornata, è stata concelebrata dal Vescovo insieme a numerosi sacerdoti della diocesi. I canti liturgici e la preghiera collettiva hanno reso omaggio a Sant'Ubaldo in un’atmosfera di grande raccoglimento.

Particolare attenzione è stata dedicata anche all’aspetto storico e culturale della ricorrenza. Il Centro Studi Ubaldiani ha promosso un incontro dal titolo "Cammini di Speranza: Il Sentiero di Sant'Ubaldo", un evento che ha approfondito il valore del pellegrinaggio come esperienza di fede e crescita interiore. La presentazione ha messo in luce i percorsi che, nel corso dei secoli, hanno collegato Gubbio alle altre città devote al Santo.

Il messaggio di Sant'Ubaldo sulla volontà di costruire un futuro migliore, continua a essere un faro per tutti

Le parole del Vescovo Paolucci Bedini hanno lasciato un segno nei cuori degli eugubini. Il messaggio di Sant'Ubaldo, fondato sull'amore per la comunità e sulla volontà di costruire un futuro migliore, continua a essere un faro per tutti.

In un’epoca in cui l'individualismo e le divisioni sembrano prevalere, la figura di Sant’Ubaldo ricorda l’importanza del bene comune, dell’impegno collettivo e della fede come forza unificante. Il Vescovo ha esortato tutti a prendere esempio dal Santo Patrono, non solo attraverso la devozione, ma soprattutto mettendo in pratica i suoi insegnamenti nel quotidiano.

L'anniversario della canonizzazione di Sant'Ubaldo non è solo una ricorrenza storica, ma un’opportunità per riflettere su come possiamo contribuire a rendere Gubbio una città sempre più unita e solidale. Che il suo esempio continui a ispirare generazioni di eugubini a perseguire il bene e la giustizia, come fece lui oltre otto secoli fa.

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Mario Farneti
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