Non è un sì incondizionato, ma di certo è un via libera importante. La Cgil Umbria, dopo aver analizzato le linee programmatiche presentate dalla Regione per il nuovo Piano sociosanitario regionale, promuove l’impianto iniziale del documento e ne riconosce, almeno per ora, l’allineamento con le proprie richieste storiche. “Un’impostazione che ci convince - afferma il sindacato - ora servono passi concreti e confronto serrato per passare dalle intenzioni ai fatti”.
Dalla riaffermazione del ruolo pubblico e universale della sanità al principio “One Health” che mette in relazione salute, ambiente, mobilità e istruzione, la Cgil Umbria apprezza i capisaldi delle nuove linee guida del piano. “Condividiamo il metodo proposto - dice Maria Rita Paggio, segretaria generale dell'organizzazione - che è quello di costruire il piano passo dopo passo, mettendo subito in campo modelli sperimentali". Perché questo metodo consente di recuperare anni di ritardi accumulati”, si legge nel documento diffuso dal sindacato al termine della riunione del Dipartimento sociosanitario regionale.
Secondo la confederazione, il nuovo approccio rappresenta una “svolta attesa” verso un sistema capace di prendere realmente in carico la persona, rafforzando i servizi territoriali, gli ospedali di comunità e le case della salute. “È l’impianto che chiediamo da anni e che oggi vediamo, almeno nelle intenzioni, prendere forma”.
Ma se il merito convince, il metodo - pur condiviso - dovrà dimostrare la sua efficacia nella fase attuativa. L’obiettivo fissato dalla Regione, ovvero concludere il piano entro la fine del 2025, è considerato positivo ma non deve diventare un vincolo rigido. “Fare presto ma fare bene”, ammonisce la Cgil, sottolineando la necessità di garantire tempi adeguati alla partecipazione e al confronto sindacale.
Nel quadro delle criticità ancora irrisolte, la Cgil indica con chiarezza le liste d’attesa come “il principale ostacolo all’accesso al Servizio sanitario regionale”, che spinge sempre più cittadini a rivolgersi al privato o addirittura a rinunciare alle cure. “L’osservatorio previsto dalla Regione può aiutare a migliorare la trasparenza, ma da solo non basta”, si legge nella nota dell'organizzazione guidata da Paggio.
Altro nodo segnalato è la carenza di personale e professionalità nei presidi territoriali. Il sindacato torna a chiedere il rafforzamento del ruolo dei medici di medicina generale, oggi spesso lasciati soli nel garantire la continuità assistenziale. “Senza una rete solida e ben distribuita sul territorio, ogni modello rischia di restare sulla carta”, avverte la Cgil.
Non manca infine un passaggio sulle risorse, con un’accusa netta al governo nazionale. “Il sottofinanziamento del fondo sanitario da parte del governo Meloni rischia di compromettere ogni riforma”, denuncia la sigla confederale. La discesa sotto la soglia del 6% del Pil, per la prima volta nella storia, viene giudicata inaccettabile.
In questo contesto, la Cgil sollecita la Regione Umbria a impiegare fino all’ultimo euro i fondi disponibili del Pnrr e della programmazione europea per sostenere l’intero comparto sociosanitario. “Serve uno scatto politico per salvaguardare il sistema pubblico. Se non ora, quando?”
La linea del sindacato è netta: partecipare attivamente alla scrittura del piano e non limitarsi a una lettura a posteriori. “Cambiare è necessario e noi vogliamo essere attori protagonisti di questo cambiamento”, è la dichiarazione d’intenti che chiude il comunicato.
Per farlo, la Cgil rilancia la richiesta di un confronto strutturato e continuativo su ogni ambito della riforma, a partire dalla sanità territoriale. La sfida è grande - si legge ancora nel documento - ma rappresenta un passaggio imprescindibile per “una sanità regionale di qualità, pubblica, accessibile e universale”.
Insomma, la Cgil Umbria tende la mano alla Regione, ma con l’altra tiene stretti i dossier su risorse, personale, accesso alle cure e tempi di attuazione. È un’apertura condizionata, che potrà consolidarsi solo se al modello teorico seguiranno azioni misurabili. Come a dire: fiducia sì, ma con clausola di verifica.