C’è un’impronta eugubina, fatta di rigore sartoriale, gusto internazionale e visione creativa, nelle camicie a sottili righine pastello – come la celebre Westminster – da sempre predilette da Re Carlo III. Quelle camicie arrivano dallo storico negozio Turnbull&Asser, lungo Jermyn Street, nel cuore dell’eleganza maschile londinese. E oggi portano anche la firma creativa di Roberto Menichetti, stilista nato negli Stati Uniti ma cresciuto a Gubbio, appena nominato direttore creativo della maison britannica.
La notizia, raccontata dal giornalista Simone Filippetti su Il Sole 24 Ore, segna un passaggio di grande rilievo per la moda internazionale e, al tempo stesso, per il territorio umbro.
Fondata oltre 140 anni fa, Turnbull&Asser è uno dei simboli dell’abbigliamento maschile britannico. È fornitore ufficiale della Casa Reale fin da quando Carlo era Principe di Galles, tanto da aver ricevuto nel 1980 la prestigiosa Royal Warrant come shirtmakers. Da allora ha vestito il sovrano in ogni occasione, inclusa la camicia realizzata su misura per l’incoronazione.
Non solo monarchia: le sue camicie sono entrate nell’immaginario collettivo anche grazie al cinema, vestendo diversi James Bond nel corso della celebre saga. Un marchio che incarna tradizione, precisione artigianale e stile senza tempo.
Nel suo nuovo ruolo, come spiega Filippetti, Menichetti “supervisionerà l’intera direzione creativa del marchio, inclusi camiceria su misura, sartoria, capispalla e accessori”. L’annuncio arriva in una fase cruciale per la maison, impegnata in un programma di rilancio e riposizionamento.

«Un incarico che va ben oltre la camicia», sottolineano ambienti vicini all’azienda, perché affida a Menichetti il compito di traghettare un blasone storico verso il futuro, senza tradirne l’identità.
Non a caso, il prestigioso quotidiano The Times è arrivato fino a Gubbio per incontrare lo stilista chiamato a dare nuova vita a uno dei marchi simbolo della Gran Bretagna.
Per Menichetti non si tratta di un esordio sul palcoscenico britannico. Anzi. Nel 1998, giovanissimo, fu nominato direttore creativo di Burberry, allora in una fase di profonda crisi. Il suo intervento riportò il marchio allo splendore, tanto che nel 2002 Burberry si quotò alla Borsa di Londra con una capitalizzazione di 1,12 miliardi di sterline, avviando la trasformazione in un colosso globale del lusso.
«Un rilancio che è rimasto un caso di studio», ricordano gli addetti ai lavori, e che rende oggi Menichetti una scelta naturale per Turnbull&Asser.
La carriera dello stilista eugubino è profondamente internazionale. Nato negli Stati Uniti da una famiglia di Gubbio, Menichetti si è formato a Parigi con Claude Montana, prima di entrare nel Gruppo Gft e successivamente in Jil Sander, dove si è distinto per linee pure e minimaliste, firmando anche il lancio della collezione maschile della maison.
Dopo l’esperienza Burberry, ha disegnato collezioni per Céline e Belstaff, consolidando un profilo di creatore capace di muoversi tra tradizione e innovazione, rigore e contemporaneità.
Da quasi quarant’anni Turnbull&Asser è di proprietà di Ali Fayed, fratello minore di Mohammed Al Fayed, ex proprietario di Harrods e padre di Dodi, compagno di Lady Diana. Una storia familiare segnata anche da vicende drammatiche e recenti scandali, che hanno portato Ali Fayed a dimettersi dall’incarico di amministratore la scorsa estate.
Nonostante ciò, il marchio resta solido: nell’ultimo bilancio disponibile ha registrato oltre 9 milioni di sterline di fatturato e un utile lordo vicino ai 6 milioni.
La nomina di Menichetti si inserisce in un contesto più ampio. Il 2025 segna per Gubbio la crescita di un vero polo di manifattura per i grandi marchi del lusso. Accanto a Turnbull&Asser, che localizzerà in Italia la ricerca e sviluppo mantenendo la produzione nel Gloucestershire, operano realtà di primo piano:
TiStyle.it di Tiziana Crociani
Alta Manifattura Saldi, produttrice del celebre Teddy Coat di Max Mara
Brunello Cucinelli, impegnato nella realizzazione di un nuovo maglificio dopo l’acquisizione della Sartoria Eugubina
Prada, che ha annunciato l’apertura di uno stabilimento
Un ecosistema che rafforza il legame tra artigianato, industria e creatività globale.

La parabola di Roberto Menichetti racconta molto più di una carriera individuale. Racconta come una città come Gubbio, con la sua cultura del fare e della qualità, possa dialogare con i vertici della moda mondiale.
«È la dimostrazione che la tradizione, quando è autentica, non è un limite ma una piattaforma per il futuro». E oggi, da Jermyn Street a Gubbio, questo futuro parla anche umbro.