20 Oct, 2025 - 19:08

Riserva della biosfera Unesco sul Monte Peglia: i sindaci chiedono un ente di gestione a maggioranza pubblica

Riserva della biosfera Unesco sul Monte Peglia: i sindaci chiedono un ente di gestione a maggioranza pubblica

Il nodo politico della Riserva della biosfera Unesco sul Monte Peglia torna al centro dell’agenda umbra. Nella seduta del 20 ottobre 2025, la Prima Commissione consiliare guidata da Francesco Filipponi ha ascoltato i primi cittadini di San Venanzo, Orvieto, Parrano e Ficulle su una proposta di risoluzione che punta a ridefinire compiti e responsabilità del Mab: più controllo pubblico, regole chiare sulla partecipazione, confronto strutturato con i territori. È la richiesta che arriva da quattro amministrazioni che rivendicano un ruolo non solo consultivo ma di governo.

Perché l’attuale assetto non basta: partecipazione debole e regia opaca

L’atto, rinviato dall’Aula per ulteriori verifiche, riaccende un confronto che si trascina da anni: l’assetto di governance oggi in vigore, di natura privatistica, non garantirebbe – secondo i Comuni – una rappresentanza adeguata delle comunità locali e un’integrazione efficace con le politiche regionali su ambiente, sviluppo e turismo. Il marchio Unesco è un valore, ma senza una cabina di regia pubblica rischia di rimanere un’etichetta: da qui la richiesta di un modello che metta al centro trasparenza delle decisioni, coprogettazione e responsabilità diffuse.

Le linee guida 2024 del Mase e l’eccezione Monte Peglia

A indirizzare la nuova impostazione c’è il quadro nazionale: le linee guida 2024 del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica favoriscono enti gestori a maggioranza pubblica per le Riserve Mab. In questo contesto il Monte Peglia fa storia a sé, perché è l’unico caso in Italia gestito da un soggetto privato.

Un’eccezione che – è il ragionamento dei sindaci – mal si concilia con i doveri di partecipazione, monitoraggio e rendicontazione richiesti a chi governa un patrimonio ambientale riconosciuto a livello internazionale. I tentativi di definire protocolli operativi con l’ente gestore, raccontano le amministrazioni, non si sono tradotti in strumenti stabili: un “limbo” procedurale che ha frenato programmazione e ricadute sul territorio.

Precedenti e competenze: lo Stina come riferimento e il ruolo della Regione

La Regione Umbria, con lo Stina istituito nel 1995, ha già sperimentato una governance pubblica di aree naturali che comprendono anche il Monte Peglia, tramite Afor. Questa esperienza viene richiamata come prova che una gestione a trazione istituzionale non solo è praticabile, ma consente di connettere tutela, fruizione e sviluppo locale, assicurando controllo e continuità amministrativa. In quest’ottica i Comuni si candidano ad assumere responsabilità dirette nella gestione, insieme alla Regione, per uscire dalla logica dell’affidamento a un soggetto esterno poco integrato con le politiche territoriali.

Una via operativa: il modello Subasio adattato al Mab

La proposta concreta è prendere a riferimento il Parco del Monte Subasio, dove Assisi, Spello, Valtopina e Nocera Umbra hanno sottoscritto una convenzione per la gestione associata, orientata a biodiversità, paesaggio, turismo sostenibile ed educazione ambientale. Traslata sul Mab Monte Peglia, significherebbe un ente a maggioranza pubblica con funzioni chiare, un tavolo permanente di concertazione con i Comuni, e indicatori verificabili su partecipazione e impatto delle politiche. L’obiettivo è uscire dalle ambiguità e costruire una filiera di governo che tenga insieme pianificazione, tutela e sviluppo.

Prossimi passi: una nuova risoluzione in cantiere

Al termine dell’audizione, la Commissione ha deciso di approfondire il dossier a partire proprio dalle linee guida nazionali per arrivare a una nuova risoluzione. La partita ora è tutta dentro le istituzioni: riscrivere le regole della governance del Mab Monte Peglia in coerenza con il quadro statale e con le esigenze delle comunità coinvolte. Se la rotta cambierà, il riconoscimento Unesco potrà tradursi in politiche climatiche e di sostenibilità misurabili, con benefici concreti per cittadini e imprese dell’area.

Nel calendario dei lavori rientrano inoltre audizioni tecniche con Afor, Università e associazioni ambientaliste: passaggio utile a definire competenze, risorse e tempi di attuazione, con effetti attesi su bandi europei, piani di educazione ambientale e promozione del turismo sostenibile locale.

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Giorgia Sdei
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