Un badge plastificato, una foto, un codice verificabile. E un cambio di passo netto. A Terni la consegna a domicilio entra in una nuova fase: il Consiglio comunale ha approvato l’introduzione dell’articolo 65 bis del Regolamento di Polizia urbana, rendendo obbligatorio il tesserino identificativo per i rider. È il primo provvedimento di questo tipo in Italia. I numeri del voto dicono molto: 22 favorevoli, 4 contrari, 4 astenuti. I fatti, ancora di più.

Il nuovo articolo disciplina l’attività di chi consegna prodotti alimentari e non alimentari tramite piattaforme digitali, imponendo un obbligo di identificazione visibile durante il ritiro e la consegna. Il tesserino dovrà essere esposto in modo chiaro, esibito su richiesta delle autorità e dotato di sistemi anti-contraffazione, verificabili con apposita apparecchiatura informatica.
Il percorso era iniziato con la Giunta Bandecchi, che con l’atto n. 302 del 26 settembre aveva preadottato la modifica regolamentare. Con il voto di Palazzo Spada, ora, la norma entra a pieno titolo nel corpo del regolamento comunale.

A spingere l’amministrazione sono stati episodi di cronaca che hanno acceso un faro su un settore in rapida espansione ma non privo di zone d’ombra. Lo spiegano gli assessori Sergio Cardinali, assessore allo Sviluppo economico, e Stefania Renzi, assessore al Commercio.
“Questo sviluppo è stato però accompagnato da una serie di episodi di devianza e di reati, portati a conoscenza dai media”, hanno dichiarato. Nel mirino finiscono casi avvenuti a Milano, con una tentata violenza sessuale attribuita a un rider, ma anche a Terni, dove nel settembre 2025 un addetto alle consegne è stato denunciato per possesso di sostanza stupefacente.
C’è poi il riferimento all’operazione “Rider” dei Carabinieri di Montesilvano, che ha portato alla luce reti di spaccio mascherate da attività di delivery, con minorenni coinvolti nelle consegne. Un quadro che, secondo il Comune, impone un intervento immediato, in attesa di una normativa nazionale.
Il tesserino identificativo viene rilasciato dal Comune di Terni o da un soggetto incaricato, previa presentazione di una domanda dettagliata. I rider dovranno autodichiarare i dati personali e fiscali, attestare la regolarità degli adempimenti sanitari, inclusa la NIA sanitaria prevista dal Regolamento CE 852/2004, e dimostrare l’esistenza di un rapporto contrattuale o di collaborazione con una piattaforma di delivery.
Alla domanda vanno allegati due fototessere, un documento di identità valido e, per i rider extracomunitari, il permesso di soggiorno o documentazione equivalente. Il costo è fissato in 20 euro, a copertura delle spese di predisposizione e rilascio.
Il badge dovrà essere sempre visibile e sarà controllabile in tempo reale, riducendo il rischio di utilizzi impropri o contraffazioni.

Il regolamento attribuisce un ruolo attivo anche agli esercenti. Ristoranti, bar, negozi, artigiani e imprese agricole potranno rifiutare la consegna qualora il rider si presenti senza tesserino. Una scelta che sposta parte della responsabilità lungo tutta la filiera del delivery.
Sul fronte delle sanzioni, il quadro è chiaro: le violazioni dell’articolo 65 bis, se non configurano altri illeciti, comportano multe da 80 a 480 euro, ai sensi del Testo unico degli enti locali.
Il provvedimento nasce come misura sperimentale, ma l’ambizione è evidente. In una città dove le piattaforme digitali hanno cambiato le abitudini di consumo e moltiplicato le consegne, l’amministrazione prova a bilanciare crescita economica e sicurezza, tutela dei consumatori e salute pubblica.
Terni diventa così un laboratorio normativo osservato anche fuori dai confini locali. Un tesserino, apparentemente semplice, che potrebbe aprire una discussione nazionale su regole, controlli e diritti nel mondo del delivery. Qui, intanto, è già realtà.