Stamattina, 20 ottobre 2025, a Palazzo Spada (sede del Comune di Terni) si è svolto un evento dal forte valore simbolico e civile: il sindaco Stefano Bandecchi ha firmato gli atti di riconoscimento di una bambina come figlia di due madri.
Le due donne, Valeria Zinco e Alessandra Federici, hanno potuto registrare ufficialmente la loro neonata all’anagrafe come figlia di entrambe, un passo che fino a pochi mesi fa sarebbe stato impossibile in Italia.
Un gesto che assume importanza sia a livello locale che nazionale, e che testimonia l’impegno di alcune amministrazioni – Terni in primis – nel riconoscere legalmente le famiglie arcobaleno, nonostante le difficoltà normative ancora esistenti.
La cerimonia si è svolta presso Palazzo Spada alla presenza delle due mamme e dei funzionari dello stato civile.
Il sindaco, in qualità di ufficiale di governo, ha formalizzato l’atto che consente alla neonata di essere registrata con due genitori di sesso femminile, riconoscendo non solo la madre biologica ma anche la cosiddetta madre di intenzione, ovvero la co-mamma che ha condiviso il progetto genitoriale sin dall’inizio.
Le signore Zinco e Federici – emozionate e sorridenti – hanno visto riconosciuta ufficialmente la loro bambina come figlia di entrambe, un traguardo che fino a poco tempo fa richiedeva lunghe battaglie legali.
Questo non è un caso isolato per Terni.
Appena dieci giorni fa, infatti, Bandecchi aveva già firmato un analogo atto per una coppia omogenitoriale: una bambina di 5 anni ora riconosciuta come figlia legale di entrambe le sue madri.
L’episodio odierno riguarda invece una neonata, segno che il Comune sta applicando queste procedure sia per bambini già nati in passato sia per nuove nascite.
Con questa firma, Terni si conferma tra le prime città umbre ad attuare concretamente le nuove disposizioni in materia di riconoscimento dei figli di coppie dello stesso sesso.
Il sindaco Stefano Bandecchi ha accompagnato il gesto amministrativo con parole dal tono pratico ma dal forte valore etico.
“Ho voluto essere pratico, sottolineando l’importanza della responsabilità che si assume legalmente con questo atto, una responsabilità che dura per sempre e che le alterne vicende della vita non potranno far venir meno”, ha dichiarato Bandecchi, richiamando il senso di dovere permanente verso i figli, indipendentemente dall’orientamento sessuale.
Ha poi aggiunto un augurio alle due madri, invitandole a proseguire nel loro percorso familiare con “il desiderio e la determinazione che le hanno portate fin qui, malgrado una strada difficile e purtroppo, in Italia, ancora in salita”.
Secondo il sindaco, “quanto stanno facendo alcune amministrazioni comunali, a cominciare da quella di Terni, è un contributo per riconoscere la famiglia basata sull’amore, il rispetto e i progetti per il futuro”.
Parole che confermano la linea liberale già espressa dal primo cittadino nel 2023, quando aveva proceduto a un analogo riconoscimento di doppia genitorialità.
La sua posizione è chiara: “i legami fondanti di una famiglia siano l’amore ed il rispetto”, con il diritto del minore ad avere due genitori pienamente tutelato.
Il caso ternano si inserisce in un contesto nazionale ancora frammentato.
In Italia manca una legge organica che disciplini la registrazione dei figli di coppie omogenitoriali, generando applicazioni disomogenee da Comune a Comune e la necessità, finora, di lunghe cause o adozioni in casi particolari.
La svolta è arrivata con la sentenza n. 68/2025 della Corte Costituzionale, che ha dichiarato incostituzionale il divieto di riconoscimento alla nascita per i figli di due donne nati tramite procreazione assistita all’estero.
Da quest’anno, la cosiddetta madre intenzionale può essere riconosciuta sin dalla nascita, senza ricorrere ai tribunali.
La pronuncia ha aperto la strada a numerosi riconoscimenti: da Spoleto, dove nel giugno 2025 è stato registrato un bimbo con due mamme, fino a Genova, dove la nuova sindaca Silvia Salis ha firmato undici atti in un solo giorno.
Terni, sottolinea Bandecchi, si era già mossa in questa direzione “ben prima della sentenza”, confermando il suo ruolo di amministrazione pioniera sul fronte dei diritti civili.
Nonostante i progressi, la situazione resta complessa e diseguale.
La sentenza della Consulta riguarda solo le coppie di donne con figli da PMA: restano escluse le coppie di padri, poiché la gestazione per altri è vietata in Italia.
Con la Legge n. 169/2024, il Parlamento ha esteso il divieto anche a chi vi ricorre all’estero, prevedendo sanzioni penaliper i cittadini italiani.
Parallelamente, si è consumato un braccio di ferro istituzionale tra Comuni e Governo.
Nel 2023 il Viminale aveva intimato ai sindaci di fermare le registrazioni dei figli di coppie omosessuali, provocando casi come quello di Padova, dove la Procura tentò di cancellare 38 atti di nascita con due madri.
Oggi, grazie alla sentenza della Consulta, quei ricorsi vengono meno: non è più possibile contestare un atto di nascitase il bambino è nato da PMA con il consenso di entrambe le madri.