25 May, 2025 - 12:00

La Regione boccia il biodigestore di Ponte Caldaro, finisce con una vittoria di territori e comitati la battaglia bipartisan

La Regione boccia il biodigestore di Ponte Caldaro, finisce con una vittoria di territori e comitati la battaglia bipartisan

La Regione Umbria ha negato l’autorizzazione alla realizzazione dell’impianto di biometano previsto in località Ponte Caldaro, nel territorio tra i comuni di Narni e San Gemini. Con la determinazione dirigenziale del direttore dell'area Ambiente ed Energia Monsignori, si conclude formalmente il procedimento autorizzativo con un diniego motivato dalle “numerose criticità tecniche e ambientali” emerse nel corso dell’istruttoria.

Il progetto, che prevedeva il trattamento annuo di oltre 170.000 tonnellate tra reflui zootecnici e sottoprodotti organici, era stato oggetto di forte opposizione da parte delle amministrazioni comunali interessate, della Provincia di Terni, dei comitati locali, di diverse associazioni ambientaliste e del Movimento 5 Stelle. Tutti avevano espresso rilievi puntuali sulla sostenibilità dell’impianto in un’area già sottoposta a vincoli di salvaguardia idrogeologica e paesaggistica.

Lucarelli (Narni): “Una battaglia del territorio, non ideologica”, Clementella (San Gemini): "Vince l'ambiente"

Il sindaco di Narni, Lorenzo Lucarelli, ha accolto con soddisfazione la decisione della Regione, definendola “una vittoria della comunità e della difesa del territorio”. “Abbiamo affrontato questa vicenda con senso di responsabilità - ha dichiarato - producendo osservazioni tecniche puntuali, supportando i cittadini e mantenendo un atteggiamento istituzionale, non ideologico. La Regione ha fatto l’unica scelta possibile”.

Sulla stessa linea l’assessore all’Ambiente Giovanni Rubini: “Non siamo contrari per principio agli impianti di biometano, ma serve coerenza con il contesto territoriale e attenzione alla qualità progettuale. Questo progetto non rispettava né l’una né l’altra”. Il Comune di Narni ha contribuito attivamente all’istruttoria regionale, evidenziando criticità legate all’impatto su suolo, acque, paesaggio e viabilità.

Anche il Comune di San Gemini, tramite un intervento sui social del sindaco Luciano Clementella, ha espresso “grande soddisfazione per un risultato raggiunto grazie a un importante lavoro di squadra e al contributo di tutte le forze in campo, animate dal desiderio di salvaguardare salute e ambiente”.

Simonetti (M5S): “Vince il buon senso, ascoltata la voce dei cittadini”

Particolarmente attivo nella vicenda è stato il Movimento 5 Stelle, che nei mesi scorsi aveva presentato una mozione, approvata all’unanimità dal Consiglio regionale, in cui si impegnava la Giunta a valutare ogni strumento utile alla tutela del paesaggio, delle acque e della qualità dell’aria.

E' una giornata importante per il nostro territorio - ha affermato il consigliere regionale M5S Luca Simonetti -. La decisione della Regione è frutto di un’istruttoria rigorosa e rispecchia le numerose criticità emerse. Non siamo contrari agli impianti in sé, ma pretendiamo rispetto per i territori e per le comunità. Questo progetto prevedeva carichi ambientali insostenibili per un’area così delicata”.

Secondo Simonetti, la decisione finale ha tenuto conto della contrarietà espressa dai Comuni, dalle comunità locali e dalla documentazione tecnica prodotta. “Ha vinto il buon senso - ha concluso -. È una risposta concreta a chi chiede uno sviluppo coerente con la tutela dell’ambiente e del patrimonio storico-paesaggistico umbro”.

Ferranti (Provincia di Terni): "Lo sviluppo del territorio non può passare per questo tipo di impianti"

Abche il vicepresidente della Provincia di Terni, Francesco Ferranti (Forza Italia), ricorda che l'ente, durante la fase della sua reggenza, aveva espresso la propria contrarietà unendosi alle posizioni assunte, con specifici ordini del giorno, dai Consigli comunali di Narni e San Gemini. 

"Al di là delle legittime aspirazioni dei privati - sottolinea Ferranti - lo sviluppo e la crescita dell’Umbria non possono passare per ulteriori attività di essiccamento fanghi, biodigestori ed altri impianti di questa tipologia, ma devono seguire strategie diverse che tengano conto dell’ambiente, dei territori e dell’impatto che possono generare i materiali trattati, i trasporti e il resto delle attività correlate". 

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Federico Zacaglioni
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