L’8 e il 9 giugno 2025 i cittadini umbri, insieme a tutti gli italiani, saranno chiamati a votare su cinque quesiti referendari. Lavoro, sicurezza e cittadinanza al centro della consultazione. Ecco cosa prevedono i quesiti, cosa cambia con il Sì o con il No, e le principali posizioni politiche in campo.
Il primo quesito riguarda la possibilità di reintegro nel posto di lavoro per i lavoratori licenziati senza giusta causa nelle aziende con più di 15 dipendenti. Attualmente, chi è stato assunto dopo il 2015 può ottenere solo un’indennità economica, non la riassunzione.
Votando Sì, si ripristina il diritto al reintegro per tutti, cancellando le modifiche introdotte dal Jobs Act. Votando No, resta la normativa attuale, che limita il reintegro ai soli casi eccezionali.
In Umbria, i sindacati spingono per il Sì, ritenendo la riforma del 2015 penalizzante. Le forze di centrodestra e alcune associazioni datoriali si oppongono, temendo un irrigidimento dei rapporti di lavoro.
Il secondo quesito si concentra sui lavoratori di imprese con meno di 15 dipendenti. La legge attuale prevede un tetto massimo di sei mensilità di risarcimento in caso di licenziamento illegittimo. Il referendum propone di eliminare questo limite.
Votando Sì, il giudice potrà stabilire un risarcimento adeguato al caso specifico, anche superiore alle sei mensilità. Votando No, il tetto resta in vigore.
In una regione come l’Umbria, dove le microimprese sono numerose, il quesito ha suscitato un ampio dibattito. Le sigle sindacali sostengono che sei mensilità siano insufficienti, mentre le associazioni imprenditoriali parlano di un rischio per la tenuta economica delle piccole attività.
Il terzo quesito propone di abrogare le norme che permettono alle aziende di stipulare contratti a tempo determinato fino a 12 mesi senza dover specificare un motivo. Oggi, solo dopo l’anno di durata è obbligatoria la “causale”.
Votando Sì, il datore di lavoro dovrà indicare fin da subito la ragione per cui assume a termine. Votando No, resta la possibilità di contratti brevi senza motivazione.
Il quesito tocca da vicino studenti, giovani precari e lavoratori stagionali, molto diffusi anche in Umbria. Le forze progressiste spingono per il Sì per combattere la precarietà. Il centrodestra e parte del mondo produttivo sostengono il No, per non limitare la flessibilità.
Questo quesito punta ad abrogare la norma che oggi limita la responsabilità del committente nei casi di infortunio in appalto, se il rischio è legato all’attività dell’appaltatore. In sostanza, la legge consente all’azienda che affida un lavoro di non essere responsabile in certi casi.
Votando Sì, si rende il committente sempre responsabile in solido, senza eccezioni. Votando No, resta l’attuale possibilità di esonero.
In una regione dove il settore edile e quello industriale sono vitali, e dove non mancano episodi di incidenti gravi, questo tema è particolarmente sentito. I sindacati e parte dell’opinione pubblica locale chiedono maggiore severità e controlli. Le imprese temono un aumento del contenzioso.
Il quinto e ultimo quesito riguarda l’accesso alla cittadinanza per cittadini stranieri extracomunitari. Attualmente servono 10 anni di residenza continuativa e legale. Il referendum propone di ridurre questo periodo a 5 anni.
Votando Sì, si dimezza il tempo necessario per chiedere la cittadinanza. Votando No, la legge rimane invariata.
La questione è molto rilevante anche in Umbria, dove vivono migliaia di stranieri stabilmente residenti. Chi è favorevole al Sì sottolinea il valore dell’integrazione e della partecipazione civica. Chi è contrario teme che si tratti di una “concessione troppo facile”.
Ogni scheda è indipendente: si può votare Sì a un quesito e No a un altro. Fondamentale sarà il raggiungimento del quorum, ovvero il 50% + 1 dei votanti su scala nazionale. In caso contrario, i risultati non avranno valore, anche se il Sì dovesse prevalere.