Il sindaco e presidente della Provincia di Terni, Stefano Bandecchi, torna sul gravissimo atto intimidatorio che ieri sera ha colpito il giornalista e conduttore di Report, Sigfrido Ranucci quando è esploso un ordigno piazzato sotto alla sua auto. I fatti si sono verificati intorno alle 22.20 a Pomezia, davanti alla casa del giornalista, danneggiando anche l'auto della figlia e parte dell'abitazione. Un atto gravissimo, su cui è al lavoro l'Antimafia e che a molti ha fatto tornare in mente gli anni di piombo quando si sono verificati molti attentati simili.
Stamattina Bandecchi aveva già diffuso una nota per esprimere solidarietà a Ranucci e alla sua famiglia. Tramite un post pubblicato dal suo canale Instagram è tornato sull'argometo.
"Piena solidarietà a Sigfrido Ranucci - ribadisce Bandecchi -. Non è un uomo che mi sta simpatico e non ne ho una grande stima ma quello che gli è successo ieri sera è inaudito, mostruoso. Sono felice che non sia successo niente a lui, alla sua famiglia, a nessuno".
Il sindaco invoca un ritorno alla democrazia che atti del genere, invece, minano nel cuore. "Non possiamo portare in Italia questo clima, che deve essere placato, si deve calmare: siamo andati fuori da ogni ragionevole questione normale".
"Ripeto, non ho simpatia per Sigfrido Ranucci però non posso assolutamente pensare che questo sia l'atteggiamento giusto per poter iniziare a parlare e portare avanti un discorso. È tutto sbagliato".
"Mi raccomando - conclude -, cerchiamo di far tornare il cervello nelle nostre teste, non torniamo agli anni di fuoco e non torniamo alle bombe. È un atteggiamento completamente sbagliato".
Bandecchi, patron di UniCusano, è stato in più occasioni protagonista delle puntate di Report, un confronto a cui non si è mai sottratto. Stamattina scosso dalle immagini "agghiaccianti" che arrivavano da Pomezia ha voluto riflettere anche sulle terribili conseguenze che l'esplosione dell'ordigno avrebbe potuto determinare se si fosse trovato qualcuno nelle vicinanze.
La Procura ha infatti stabilito che quella bomba poteva uccidere. Una tragedia evitata per un soffio dal momento che, come riferito dallo stesso Ranucci, sua figlia era passata davanti all'auto soltano una ventina di minuti prima. "Le conseguenze dell’esplosione avrebbero potuto essere mortali - ha scritto Bandecchi - secondo quanto si apprende. Non ci sono parole di fronte a questa violenza: la mia solidarietà a Ranucci e alla sua famiglia".
Poco dopo il rientro dei figli a casa, fuori dall'abitazione dei Ranucci a Campo Ascolano, nel Comune di Pomezia, si è sentito un "boato tremendo" ha riferito il conduttore di Report che stamattina ha sporto denuncia.
Le immagini che arrivano dal luogo dell'esplosione sono terribili. Gli investigatori hanno accertato che l'esplosione è stata provocata da un ordigno, prabilmente "rudimentale" ha detto il giornalista, con circa un chilo di esplosivo che, secondo i primi rilievi, è stato posizionato tra l'auto e un cancello.
Le indagini procedono senza sosta e le immagini delle telecamere di videosorveglianza sono al vaglio dei carabinieri. "Con tutte le minacce che riceviamo non è semplice risalire alla matrice" ha commentato Ranucci.
Quello subito da Ranucci e dalla sua famiglia è un attacco anche alla democrazia e alla libertà di informazione che è arrivato a una decina di giorni dall'inizio della nuova stagione di Report. "Potrebbe non essere una coincidenza il fatto che pochi giorni fa ho annunciato i temi delle nuove inchieste di Report" ha commentato il conduttore. Uno scenario allarmante e inquietante su cui gli inquirenti dovranno far luce.