Sono giornalista da molti anni e ho visto molti disservizi. Ma quello che mi è capitato nei giorni scorsi a Gubbio, la mia città natale, è davvero incredibile e mi ha lasciato sconcertato. Per la prima volta nella mia vita non ho potuto spedire una raccomandata 1 con avviso di ricevimento perché all’ufficio postale principale di Via Cairoli… mancavano i moduli per l’AR.
Mi sono recato come sempre all’ufficio postale centrale, facilmente raggiungibile a piedi da casa mia, con la mia raccomandata già pronta. Al momento della richiesta di aggiungere l’avviso di ricevimento, l’impiegato ha alzato le mani: “I moduli sono terminati, non possiamo accettare la spedizione con AR”.
Incredulo, ho chiesto se ci fosse una soluzione immediata. È seguita una lunga quanto vana ricerca all’interno dell’ufficio per tentare di recuperare qualche modulo rimasto. Alla fine, la conferma: “Non ne abbiamo più”.
La proposta della gentile impiegata è stata quella di recarmi il giorno successivo alla succursale di via Leonardo Da Vinci. Ma quella sede non è vicina: per andarci serve l’automobile o un mezzo pubblico. Una complicazione non da poco, che di fatto avrebbe comportato disagio e perdita di tempo.
Qualcuno potrebbe pensare che si tratti di una sciocchezza: in fondo, è solo un modulo mancante. Ma non è così. La raccomandata 1 con avviso di ricevimento non è una formalità: è un documento che ha valore legale e che viene utilizzato in pratiche amministrative, giudiziarie e contrattuali. Senza quel modulo, il servizio non è completo, e il cittadino non ha più la certezza necessaria a far valere i propri diritti.
“Non possiamo accettarla, torni domani in un altro ufficio” è una frase che non dovrebbe mai essere pronunciata in un ufficio postale centrale di una città italiana.
So bene che non si tratta di un reato penale né di un illecito amministrativo in senso stretto. Ma rimane un fatto grave: Poste Italiane, in quanto concessionaria del servizio universale postale, ha l’obbligo di garantire la possibilità di inviare raccomandate con AR in modo continuativo e regolare.
Se mancano i moduli, quell’obbligo non è rispettato. Si tratta di un disservizio che mina un diritto fondamentale dei cittadini: quello alla certezza delle comunicazioni ufficiali.
Viviamo in un’epoca in cui si parla di digitalizzazione, intelligenza artificiale, blockchain, firme elettroniche e PEC. Eppure, a Gubbio, un cittadino non può spedire una raccomandata 1 con AR per l’assenza di un semplice pezzo di carta stampata.
È un paradosso che colpisce ancora di più se pensiamo alla centralità che il servizio postale ha nelle nostre vite: nel 2025 non dovrebbe accadere che un modulo mancante blocchi una procedura basilare.
Il disagio non riguarda solo me. Penso a chi deve spedire comunicazioni importanti legate a scadenze legali: la mancanza del modulo potrebbe far perdere giorni preziosi e persino compromettere diritti.
E penso anche ai tanti cittadini che non abitano in centro: se la sede principale non funziona come dovrebbe, chi non ha un’auto o chi non è pratico della città si trova in grande difficoltà.
Il tema è ancora più delicato se consideriamo la vocazione turistica di Gubbio. Ogni anno migliaia di visitatori italiani e stranieri passano in città. Può accadere che abbiano bisogno di spedire documenti o comunicazioni urgenti.
Che immagine diamo se, nel cuore della città, l’ufficio postale centrale non è in grado di fornire un servizio elementare come la raccomandata con AR? Non solo gli eugubini, ma anche i turisti hanno diritto a un servizio efficiente e dignitoso.
Personalmente, è stata la prima volta che mi sono trovato davanti a un episodio simile. Non era mai successo in decenni di vita e di attività giornalistica. Proprio per questo ho deciso di scriverne: perché un fatto del genere non può essere archiviato come una banale disfunzione logistica.
“È la prima volta che mi capita nella vita, e non pensavo potesse succedere proprio a Gubbio, la mia città natale”.
Quello che ho vissuto non è solo un piccolo inconveniente personale. È il segno di una crepa nell’affidabilità di un servizio che dovrebbe essere universale e continuo. Se all’ufficio postale centrale di Gubbio possono mancare i moduli per l’AR, significa che i service standard non sono garantiti come dovrebbero.
E sia chiaro: l’utente non ha bisogno che l’azienda si giustifichi spiegando perché non è in grado di fornire un servizio. Ha bisogno che quel servizio venga prestato puntualmente e senza interruzioni. I problemi interni, le carenze di modulistica o le difficoltà organizzative non devono ricadere sul cittadino, che è titolare di un diritto e non cliente di serie B.
Il mio vuole essere un appello: che episodi simili non si ripetano, né a Gubbio né altrove. Perché non è accettabile che, nel 2025, in una città italiana a forte vocazione turistica, spedire una raccomandata 1 con ricevuta di ritorno diventi impossibile per la mancanza di un modulo.
I cittadini, i turisti e l’immagine stessa della città meritano di meglio.