Durante una seduta dai toni serrati, la presidente della Regione Umbria Stefania Proietti ha comunicato l’intenzione di portare in Aula entro l’autunno il nuovo impianto di programmazione per l’assistenza socio-sanitaria. Una tabella di marcia che partirà già a maggio, con l’apertura ai contributi esterni. Nessuna cabina di regia blindata: la costruzione del piano avverrà alla luce del sole, con il coinvolgimento delle parti sociali, degli amministratori locali e degli operatori del settore. Una sfida che chiama in causa tutti, senza scorciatoie.
Parlando ai banchi dell’opposizione, la presidente ha allargato le braccia alla collaborazione, chiedendo contributi realida chi conosce bene le fatiche della macchina pubblica. Nessuna nostalgia dell’unità di facciata: qui si parla di numeri, di proposte serie, di soluzioni da mettere sul tavolo senza giri di parole. La giunta, ha fatto capire, si è messa al lavoro da tempo, con una maggioranza compatta che non ha evitato i dossier più spinosi.
Nel cuore del confronto sull’andamento finanziario dell’Umbria, la presidente ha preso la parola con fermezza, lasciando intendere che la scelta della giunta non è frutto d’impulso. "Stiamo facendo l'interesse dell'Umbria, saremmo stati i primi a non voler fare questa manovra", ha dichiarato, spazzando via ogni accusa di superficialità. Il provvedimento fiscale, secondo la presidente, nasce dalla necessità di affrontare una falla nel sistema sanitario che da anni si allarga senza tregua.
Tra i passaggi più significativi, le novità sull'addizionale Irpef hanno catturato l’attenzione. La presidente ha annunciato l’introduzione di una fascia totalmente esente fino a 28mila euro annui, sottolineando con amarezza che una fetta larghissima della popolazione rientra in quella soglia: "Fa venire i brividi che il 70 per cento dei nostri contribuenti ha redditi sotto 28 mila euro". Per chi guadagna tra i 28 e i 50 mila euro, scatterà una riduzione automatica dell’imposta, una sorta di correttivo pensato per tenere in equilibrio l’impianto fiscale, senza penalizzare il ceto medio.
Nel suo intervento, la presidente ha illustrato una situazione finanziaria che definire complessa è riduttivo. Le perdite accumulate dalle aziende sanitarie, ha spiegato, affondano le radici in anni di squilibri e in una gestione che non ha potuto contare su risorse stabili, come quelle legate al meccanismo del payback per i dispositivi medici. Per fare chiarezza, la Regione si è affidata a una società esterna, Kpmg, incaricata di produrre una relazione tecnica che dovrebbe arrivare entro la fine di aprile.
Nel frattempo, nell’emiciclo si è aperto un fronte acceso. Le opposizioni hanno puntato il dito contro la narrazione ufficiale, lamentando l’assenza di documenti ritenuti centrali per valutare a fondo la manovra. Sotto accusa anche la gestione della comunicazione: troppi i cambi di versione, troppe le incongruenze tra dichiarazioni pubbliche e atti ufficiali.
La presidente ha messo il dito in una piaga che l’Umbria conosce bene: una distribuzione dei fondi sanitari che penalizza chi ha meno abitanti e una composizione demografica diversa da quella delle regioni più popolose. Un meccanismo che, pur rientrando nei parametri nazionali, finisce per incidere sulle casse umbre più di quanto ci si possa permettere.
Diversi consiglieri hanno aggiunto che a rendere il quadro ancora più delicato è il peso crescente della popolazione anziana. Secondo alcuni interventi in aula, oltre il 30% delle persone con più anni sulle spalle incontra difficoltà quotidiane per accedere alle cure. Da qui, la richiesta di accelerare sulla riorganizzazione del sistema, un lavoro già avviato nei mesi scorsi con l’intento di connettere meglio il territorio alle strutture ospedaliere, evitando così fratture tra i vari livelli dell’assistenza.
L’appello finale si è levato nel segno della collaborazione, con la giunta che ha rilanciato sulla necessità di un confronto istituzionale vero, fatto di contenuti e responsabilità condivise. Il nuovo piano socio-sanitario, ha ribadito l’esecutivo, sarà lo strumento attraverso cui misurare l’efficacia delle scelte intraprese, con verifiche ogni tre mesi per evitare fughe in avanti o passi indietro.
Ma il clima nell’emiciclo non è stato dei più distesi. Dai banchi dell’opposizione sono arrivati segnali di insofferenza: c’è chi ha parlato di decisioni prese in solitaria e di dossier tenuti sotto chiave. Le richieste di maggiore chiarezza e documentazione accessibile hanno attraversato l’aula come una corrente contraria, sfidando la narrazione ufficiale della giunta.
Dall’altro lato, chi sostiene la maggioranza ha chiesto di non perdere di vista il contesto: senza un intervento sulle leve fiscali, hanno detto, il sistema sanitario avrebbe rischiato l’asfissia. L’idea è quella di riportare gli umbri a curarsi nella propria terra, tagliando quella deriva verso il privato che negli anni ha drenato risorse e fiducia.
Il confronto resta acceso. Ora toccherà all’esame degli articoli del testo trasformare la tensione politica in decisioni concrete, tra numeri, emendamenti e visioni contrapposte.