12 Oct, 2025 - 14:09

Stefania Proietti alla Marcia per la pace Perugia-Assisi: "Insieme possiamo cambiare il mondo"

Stefania Proietti alla Marcia per la pace Perugia-Assisi: "Insieme possiamo cambiare il mondo"

Una regione in cammino chiede scelte, non slogan. Da Perugia ad Assisi, la Marcia della Pace torna banco di prova della politica e la presidente della Regione Umbria Stefania Proietti non si tira indietro. Al contrario, mette al centro un messaggio netto — trasformare l’energia delle piazze in decisioni — e chiama in causa i governi. “La pace è l’unico metodo per risolvere le controversie internazionali” e l’articolo 11 della Costituzione (“L’Italia ripudia la guerra”) non è un orpello ma una bussola. Sullo sfondo, la spinta dei più giovani e una richiesta semplice e radicale: non più vittime, non più guerre.

Presidente Proietti alla Marcia per la pace Perugia-Assisi

La presidente apre il suo intervento collegando la Marcia per la pace Perugia-Assisi a una geografia più ampia di mobilitazioni che hanno segnato gli ultimi mesi sul fronte medio-orientale. “Questa nostra marcia deve essere la somma di tutte quelle piazze straordinarie che hanno dato un contributo determinante a un primo passo verso la firma della pace in Palestina”, afferma Proietti.

Da Perugia e da Assisi, dice la presidente, l’Umbria può concorrere a un’azione collettiva capace di incidere sul livello decisionale, perché se le istituzioni “vedono le persone che si riversano nelle piazze” si crea un vincolo politico, oltre che morale, a “schierarsi”. L’assunto è chiaro: la partecipazione non è un gesto simbolico, ma un generatore di agenda.

Il ruolo dell’Umbria e l’appello ai governi di Stefania Proietti

Il secondo perno del discorso riguarda il rapporto tra società e governo. Proietti incardina la richiesta sulla cornice costituzionale: difendere l’articolo 11 non come citazione d’occasione, ma come bussola. Ricorda che il ripudio della guerra implica politiche coerenti – diplomatiche, umanitarie, economiche – e che il tempo della neutralità passiva è esaurito. “Quando i nostri governi vedono le persone che si riversano nelle piazze i giovani e anche coloro che magari non fanno attività politica sono chiamati a dare una risposta chiara e schierarsi”, scandisce.

La presidente lega così la pressione dal basso a un obbligo dall’alto: aprire canali negoziali, sostenere cessate il fuoco, rafforzare le vie del diritto internazionale. L’Umbria, in questa visione, non è periferia: è ponte civico che amplifica la domanda di pace in una stagione segnata da conflitti multipli e da una retorica globale sempre più militarizzata.

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Dalla strada alle politiche: responsabilità, giovani e “popolo della pace”

A emergere con forza è il tema generazionale. Nelle parole di Proietti il protagonismo dei giovani non è retorica, ma fattore politico: presenza, linguaggio, creatività. È in questo terreno che la Marcia della Pace Perugia-Assisi prova a trasformare la testimonianza in proposta. La presidente ringrazia “chi viene e partecipa”, perché la legittimazione democratica passa dalla concretezza della presenza fisica, dall’assumersi il rischio di prendere posizione.

Da qui l’insistenza su un lessico netto – “pace”, “schierarsi”, “non ci siano più vittime” – che rifiuta l’equidistanza e richiama anche le istituzioni locali a fare la loro parte: educazione alla pace nelle scuole, sostegno ai tavoli interreligiosi, collaborazione con le reti umanitarie e con i comuni colpiti dagli effetti sociali della guerra, a partire dall’accoglienza e dall’inclusione.

“Con voi noi marciamo”: la grammatica di un impegno pubblico

Il closing è volutamente inclusivo e perentorio. “Con voi noi marciamo e marciamo perché non ci siano più vittime, non ci siano più guerre”, afferma Proietti. È una formula che unisce rappresentanza e cittadinanza, istituzione e volontariato, e che restituisce alla marcia una funzione politica chiara: non protesta generica, ma investimento civico su scelte verificabili.

In prospettiva, il terreno di verifica sarà duplice: la capacità delle piazze di mantenere continuità nel tempo e la volontà dei governi – nazionale ed europei – di tradurre il principio costituzionale del ripudio della guerra in iniziativa diplomatica concreta. Se la Perugia-Assisi è la somma di piazze, allora l’Umbria è la piattaforma da cui rilanciare una politica estera fondata su pace, diritto e responsabilità. E da oggi, nelle parole della sua presidente, questo mandato è stato esplicitato con chiarezza.

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Giorgia Sdei
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