23 Nov, 2025 - 16:16

Un nuovo simbolo per i prodotti tipici: nasce il Marchio Umbria per le eccellenze del territorio

Un nuovo simbolo per i prodotti tipici: nasce il Marchio Umbria per le eccellenze del territorio

Trentaquattro indicazioni geografiche tra cibo e vino, un patrimonio fatto di prosciutti, carni, olio e vigneti che raccontano il Cuore verde d’Italia. È da questa fotografia del sistema agroalimentare che la Regione Umbria riparte per costruire una strategia di promozione più forte e riconoscibile. Nel nuovo Documento di economia e finanza regionale (Defr) entra infatti in scena il Marchio Umbria, un progetto pensato per dare un’unica identità alle produzioni di qualità e rafforzarne la presenza sui mercati, affiancando le certificazioni già esistenti.

Un brand ombrello per prodotti tipici, territorio e sostenibilità: la Regione vuole il Marchio Umbria

Nel Defr - come riporta il Corriere dell'Umbria - il riferimento al Marchio Umbria è inserito tra le azioni di comunicazione e marketing territoriale da avviare nel triennio. L’idea è quella di creare un segno grafico e valoriale che accompagni le produzioni e le filiere che rispettano determinati standard di qualità, sostenibilità e origine regionale. Non una nuova certificazione in sostituzione di Dop, Igp e Bio, ma un marchio ombrello che si aggiunge a quelle europee e nazionali, con una funzione soprattutto promozionale e di riconoscibilità.

Il documento sottolinea come qualità del prodotto e tutela del territorio siano due dimensioni strettamente connesse: la prima è la traduzione economica delle risorse naturali e culturali, la seconda serve a garantirne la continuità. In questo quadro, l’Umbria si colloca al tredicesimo posto in Italia per numero di Indicazioni Geografiche registrate, con un peso rilevante del vino – che conta 21 denominazioni tra Dop e Igp – e delle produzioni a base di carne, come il Prosciutto di Norcia Igp o il Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale Igp.

Linee guida per i pascoli e incentivi alle aziende Dop e Igp

La scelta di lavorare su un marchio regionale va di pari passo con una serie di indirizzi operativi rivolti alle imprese. Nel Defr vengono annunciate, in particolare, due linee di intervento. La prima riguarda l’elaborazione di linee guida regionali per la gestione dei pascoli e l’alimentazione degli animali, con l’obiettivo di rafforzare il nesso tra benessere animale e qualità finale delle produzioni.

La seconda prevede l’introduzione di incentivi a favore delle aziende inserite nelle filiere Dop e Igp che si impegnano in attività di manutenzione e cura del paesaggio rurale. Tra gli esempi citati rientrano il mantenimento dei muretti a secco nelle aree vitate, la gestione sostenibile degli oliveti e la salvaguardia dei pascoli montani per le carni a indicazione geografica. Misure che puntano a sostenere il lavoro quotidiano delle imprese e, al tempo stesso, a preservare l’immagine dei territori da cui nascono i prodotti.

Il commento dell’assessora Meloni e la visione della Regione

Il Marchio Umbria viene presentato dalla Giunta come uno strumento per rafforzare il racconto unitario della regione. A sintetizzare la filosofia dell’intervento è l’assessora all’Agricoltura e al Turismo Simona Meloni, che sottolinea la necessità di fare squadra: "Abbiamo deciso di inserire il Marchio Umbria perché dobbiamo sempre più mettere la stessa maglietta dell’Umbria, noi abbiamo cibo, territorio e artigianato senza pari rispetto alle altre regioni. Il Marchio Umbria diventa così un marchio di eccellenza che sarà fondamentale per la promozione di tutta la regione".

Nel documento programmatico si evidenzia inoltre la volontà di sostenere le imprese non solo sul fronte della promozione, ma anche su quello dell’innovazione e della tracciabilità, accompagnando il miglioramento dei processi produttivi e l’adozione di pratiche a minor impatto ambientale.

Vino umbro tra export, rischio dazi e spinta all’enoturismo

Una sezione specifica del Defr è dedicata al settore vitivinicolo, che per l’Umbria rappresenta uno dei capitoli più importanti in termini di valore economico e di immagine. La Regione annuncia l’intenzione di utilizzare in modo pieno gli strumenti messi a disposizione dall’Ocm vino, in particolare quelli dedicati alla promozione nei Paesi terzi, e di individuare ulteriori fonti di finanziamento per consolidare la presenza all’estero delle etichette umbre.

Nel documento si richiama anche il tema del possibile aumento dei dazi negli Stati Uniti, che rischierebbe di penalizzare soprattutto i vini di fascia media. Da qui la scelta di rafforzare le azioni a sostegno dell’export, affiancandole a investimenti sulle strutture aziendali e sulla commercializzazione. Un ruolo strategico viene riconosciuto anche all’enoturismo e allo storytelling, strumenti considerati decisivi per consolidare l’identità del vino umbro di qualità e diversificare i mercati oltre oceano.

Il Marchio Umbria si inserisce così in un mosaico di politiche che guardano alla competitività delle filiere ma anche alla salvaguardia del paesaggio e delle comunità rurali, con l’obiettivo di rendere sempre più immediata e riconoscibile l’origine dei prodotti che arrivano sulle tavole dei consumatori.

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Giorgia Sdei
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