Ci sono tradizioni che resistono al tempo perché custodiscono non solo memoria e spiritualità, ma anche l’anima di una comunità. Il Presepe di Purello, quello che ogni anno “riappare” sul fianco del monte lungo la curva del ponte, appartiene a questa categoria: non è soltanto un allestimento natalizio, è un simbolo condiviso, un gesto collettivo che unisce generazioni e restituisce identità a un territorio.
La storia affonda le radici nel 2004, quando da alcuni pannelli di legno lavorati da Gioacchino Greco presero forma le prime sagome della Natività. Una Sacra Famiglia semplice, essenziale, ma carica di significato, protetta dal profilo della capanna e illuminata da un faretto: fu quella la scintilla che diede vita a una tradizione destinata a crescere.
Accanto all’impegno dei volontari, fondamentale fu il sostegno del parroco dell’epoca, don Libardo, e dell’Amministrazione comunale di quegli anni, che credettero fin da subito nella potenzialità di questa iniziativa capace di parlare al cuore dei cittadini e dei viaggiatori.
Col tempo, grazie alla manualità, alla fantasia e alla determinazione di Luca Vizzi, il presepe è cresciuto e si è trasformato. Le sagome hanno iniziato a moltiplicarsi, arricchendo la scena di nuovi personaggi e nuove storie.
Sono arrivati il pastore, la filatrice, il contadino, i Magi, e tanti altri volti che oggi popolano quel fianco scosceso del monte, creando un effetto scenico suggestivo e quasi fiabesco. Le luci al neon di diversi colori avvolgono le figure, rendendo l’insieme visibile anche a distanza e trasformando il ponte in un punto di attrazione durante il periodo natalizio.
Non è raro vedere automobilisti rallentare, accostare, scattare fotografie, fermarsi per qualche istante di stupore e meraviglia.

Se il presepe nasce dalla sapienza degli adulti, oggi vive grazie soprattutto ai ragazzi della frazione di Purello, che ne curano ogni anno l’allestimento. Sono loro a ridargli vita la sera dell’8 dicembre, inaugurando ufficialmente il cammino verso il Natale, e sono sempre loro a custodirlo fino all’Epifania, quando le luci si spengono e la tradizione attende una nuova stagione.
Ed è proprio alla loro partecipazione che la comunità guarda con gratitudine: “Grazie ai ragazzi della frazione ogni anno riappare sul monte”, è il sentimento condiviso da chi vive da vicino questo rito collettivo. Perché il presepe non è solo simbolo, è eredità consegnata alle nuove generazioni, segno che la tradizione non è nostalgia ma futuro.
Per mantenere viva questa tradizione, è stata avviata anche l’iniziativa “Adotta una figura del presepe”, che permette di raccogliere fondi destinati alla manutenzione delle sagome, all’acquisto di nuove luci e alla copertura delle spese legate alla cerimonia inaugurale, momento sempre molto partecipato, soprattutto dai bambini.
Un modo semplice ma concreto per permettere a tutti di sentirsi parte del progetto, contribuendo non solo economicamente, ma emotivamente, all’orgoglio della propria comunità.
Tradizione sì, ma anche attenzione al presente. Oggi il presepe sta affrontando una nuova fase: la graduale sostituzione delle luci con tecnologia LED, scelta motivata da due esigenze fondamentali. Da un lato migliorare la resa cromatica, rendendo le figure ancora più chiare e luminose; dall’altro ridurre i consumi energetici, dimostrando come anche una tradizione storica possa evolversi in chiave sostenibile.
È un segno di consapevolezza civica e ambientale, che rende ancora più attuale una tradizione nata per raccontare la Natività ma capace di parlare anche di responsabilità e futuro.
Il Presepe di Purello è molto più di un’installazione scenografica. È una storia di collaborazione, fede popolare, creatività e identità. È il segno visibile di una comunità che non dimentica le proprie radici, ma le rinnova ogni anno con passione e dedizione.
Ogni luce che si accende su quel monte illumina non solo il paesaggio, ma il senso stesso dello stare insieme. Ed è forse questo il vero miracolo del presepe: ricordare che il Natale non è soltanto un evento da celebrare, ma uno spirito da condividere.
(Foto: Cronaca Eugubina)