04 Jul, 2025 - 15:50

Poste Italiane, caldo torrido e condizioni estreme. L’allarme di Cgil e Uil: "Ambienti lavorativi insalubri"

Poste Italiane, caldo torrido e condizioni estreme. L’allarme di Cgil e Uil: "Ambienti lavorativi insalubri"

In Umbria le temperature salgono, ma negli uffici e nei centri di distribuzione di Poste Italiane sembra non esserci tregua. L’emergenza climatica si è trasformata in una vera e propria emergenza lavorativa. “Sono inaccettabili le condizioni di lavoro dei dipendenti di Poste Italiane con questo caldo”, denunciano con fermezza le segreterie regionali di Slc Cgil e UilPoste, che lanciano un appello all’azienda per interventi immediati e risolutivi. Anche perchéle temperature estive continuano a oltrepassare i 35 °C.

Climatizzazione inefficace e uniformi estive in ritardo: cresce il malessere nei centri postali

Secondo quanto riportato dalle due sigle sindacali, il quadro è preoccupante: impianti di climatizzazione spesso inadeguati, edifici datati privi di isolamento termico e, in alcuni casi, mancata distribuzione dei dispositivi di protezione individuale. Non va meglio sul fronte delle uniformi estive, la cui consegna - segnalano i sindacati -“è tardiva, quando non completamente assente”.

Una situazione che tocca sia i lavoratori agli sportelli sia i portalettere. Questi ultimi, come sottolineano Slc Cgil e UilPoste, si trovano a svolgere il loro lavoro anche nelle ore centrali della giornata, quelle più critiche per l’esposizione al sole, a causa di gravi problemi organizzativi interni. “L’ambiente di lavoro - scrivono - è diventato insalubre e rischioso”.

“Lavoratori all’ombra”? I sindacati contestano la classificazione aziendale e chiedono una revisione urgente

Particolarmente controversa è la determinazione aziendale che, su scala nazionale, classifica i portalettere come “lavoratori all’ombra”, una definizione che esclude misure specifiche di tutela per chi opera sotto il sole cocente, con temperature che in alcune giornate superano ampiamente i 35 gradi.

“È una valutazione assurda -affermano le sigle umbre -che non tiene conto della realtà quotidiana dei postini”. La richiesta è chiara: modificare il protocollo in modo da riconoscere pienamente l’esposizione al rischio da ondate di calore. Questo consentirebbe, spiegano, “l’attivazione di misure come pause supplementari, e limitazioni all’attività per i lavoratori ipersuscettibili”.

Un’esigenza tanto più urgente se si considera che i mezzi utilizzati per la consegna – dalle auto di servizio, agli scooter fino ai quadricicli elettrici – sono spesso privi di aria condizionata, rendendo ancora più pesanti le giornate di lavoro.

Umbria sotto ordinanza: il paradosso dei servizi essenziali esclusi dalle tutele

A complicare il quadro c’è l’ordinanza emessa dalla Regione Umbria il 16 giugno, che vieta il lavoro all’aperto nelle ore centrali (12:30-16:00) nei comparti edile, agricolo e florovivaistico, ma solo in presenza di rischio “Alto” rilevato dalla piattaforma Worklimate. I sindacati sottolineano come i dipendenti di Poste, pur svolgendo un servizio pubblico essenziale, non siano tutelati da queste disposizioni. Da qui la richiesta, avanzata dalle sigle regionali, di estendere l’applicazione dell’ordinanza anche al settore postale, oggi escluso.

La situazione in Umbria è emblematica di una più ampia difficoltà nel tradurre l’emergenza climatica in adeguati strumenti di tutela del lavoro. Mentre le temperature estive si fanno sempre più estreme, molte aziende faticano a interiorizzare il cambiamento come rischio strutturale. Eppure, la sicurezza sul lavoro, specie nei servizi pubblici, non può essere una variabile stagionale.

I sindacati chiedono il rispetto delle normative e condizioni lavorative dignitose

Alla base della denuncia c’è un richiamo alla legge: Poste Italiane ha l’obbligo di garantire la salubrità dell’ambiente di lavoro, soprattutto in presenza di fattori di rischio noti come il caldo estremo. Per questo Slc Cgil e UilPoste chiedono “interventi tempestivi e strutturali” in tutta la rete umbra, non solo misure-tampone o risposte d’emergenza.

L’appello finale è diretto: “Chiediamo che le lavoratrici e i lavoratori possano svolgere la propria attività in condizioni dignitose e sicure. L’azienda non può più ignorare l’evidenza: il caldo uccide, anche sul lavoro”.

La vertenza aperta da Slc Cgil e UilPoste si inserisce così in un contesto più ampio che interroga la responsabilità sociale delle imprese pubbliche e la capacità delle istituzioni di rispondere a nuove emergenze. Perché il diritto alla salute, come ricordano i sindacati, vale anche sotto il sole cocente.

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Federico Zacaglioni
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