15 Dec, 2025 - 18:30

Ponte Felcino, cocaina nascosta in auto: 23enne finisce in manette

Ponte Felcino, cocaina nascosta in auto: 23enne finisce in manette

Un controllo di routine si trasforma in un’operazione antidroga che riporta l’attenzione sul fenomeno dello spaccio nei quartieri periferici di Perugia. È quanto accaduto a Ponte Felcino, dove un uomo di 23 anni è stato arrestato dopo essere stato trovato in possesso di cocaina nascosta all’interno della propria auto. L’intervento dei carabinieri, avvenuto in un parcheggio pubblico, ha portato al sequestro della sostanza stupefacente, di denaro contante e di un telefono cellulare, aprendo un procedimento giudiziario immediato.

Il controllo nel parcheggio e i primi sospetti

I fatti si sono svolti all’interno del parcheggio di un ristorante di Ponte Felcino, frazione del comune di Perugia. Il giovane, cittadino di origine albanese, si trovava all’interno della propria vettura quando è stato notato dagli agenti impegnati in attività di controllo del territorio. L’atteggiamento del 23enne ha insospettito gli operatori, che hanno deciso di procedere a una verifica più approfondita.

Nel corso del controllo personale, all’interno di un pacchetto di sigarette è stato rinvenuto un involucro contenente circa tre grammi di cocaina. Un quantitativo che, seppur non elevato, ha spinto le forze dell’ordine ad ampliare immediatamente la perquisizione, estendendola all’intero veicolo.

La droga nascosta sotto il volante

La successiva ispezione dell’auto ha permesso di scoprire un sistema di occultamento più sofisticato. Sotto il volante, in una zona difficilmente visibile, era stato collocato un contenitore di plastica, fissato in modo artigianale con calamite. All’interno del contenitore erano nascosti sacchetti in tessuto contenenti la sostanza stupefacente.

Nel dettaglio, gli agenti hanno recuperato 30 involucri, ciascuno con una quantità di cocaina pari a circa 0,80 grammi. Un confezionamento ritenuto compatibile con l’ipotesi di detenzione ai fini di spaccio, considerata la suddivisione della droga in dosi pronte per la cessione.

Il sequestro di denaro e del telefono cellulare

Oltre alla cocaina, nel corso della perquisizione sono stati sequestrati 515 euro in contanti, ritenuti possibile provento dell’attività di spaccio. È stato inoltre rinvenuto un iPhone bloccato, del quale il 23enne si è rifiutato di fornire il codice di sblocco. Il dispositivo è stato posto sotto sequestro e potrà essere oggetto di ulteriori accertamenti nell’ambito delle indagini. Alla luce degli elementi raccolti, l’uomo è stato arrestato in flagranza di reato e condotto a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Il processo per direttissima a Perugia

Nella mattinata successiva all’arresto si è svolto il processo per direttissima presso il Palazzo di Giustizia di Perugia. Davanti al giudice, l’arresto è stato convalidato. Il giovane è stato sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, in attesa degli sviluppi del procedimento.

Cosa prevede la legge italiana in casi di detenzione di droga ai fini di spaccio

In situazioni come quella avvenuta a Ponte Felcino, la normativa di riferimento è il Testo Unico sugli stupefacenti, contenuto nel D.P.R. 309/1990. La legge distingue in modo netto tra detenzione per uso personale e detenzione ai fini di spaccio, valutando una serie di elementi oggettivi e soggettivi. Non conta esclusivamente la quantità di droga sequestrata, ma anche le modalità di confezionamento, la presenza di denaro contante, strumenti per il taglio o il confezionamento e il contesto complessivo del rinvenimento.

Quando la sostanza è suddivisa in dosi pronte per la vendita, come nel caso di numerosi involucri di peso simile, l’ipotesi di spaccio diventa prevalente. In questi casi, l’articolo 73 del D.P.R. 309/1990 prevede pene severe, che possono arrivare a diversi anni di reclusione, con sanzioni variabili in base al tipo di sostanza e alla gravità del fatto. La cocaina rientra tra le droghe considerate “pesanti”, per le quali il trattamento sanzionatorio è più rigido.

L’arresto in flagranza è consentito quando vi sono elementi immediati che fanno ritenere la sussistenza del reato. Successivamente, il giudice è chiamato a valutare la convalida dell’arresto e l’eventuale applicazione di misure cautelari, come l’obbligo di firma, gli arresti domiciliari o, nei casi più gravi, la custodia in carcere. La scelta della misura dipende dal rischio di reiterazione del reato, di fuga o di inquinamento delle prove.

Diversa è la disciplina per l’uso personale, regolata dall’articolo 75, che non comporta conseguenze penali ma sanzioni amministrative, come la sospensione della patente o del passaporto. La valutazione finale spetta sempre all’autorità giudiziaria, che analizza il caso concreto alla luce delle prove raccolte durante le indagini.

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Lorenzo Farneti
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