È stata ufficializzata sabato scorso nella Sala degli Arazzi a Piacenza la candidatura dell'artista Michelangelo Pistoletto al Premio Nobel per la Pace 2025. Una notizia che ha generato un'ondata di entusiasmo in tutto il Paese e che per l'artista biellese giunge a coronamento di un impegno ultra decennale per la costruzione di un mondo migliore attraverso l'espressione artistica.
Presentata da Associazione Gorbachev Foundation e sostenuta da Nobel Italia, la candidatura è stata accolta dal Comitato norvegese per i Nobel ad Oslo ed è motivata dall'intuizione di Pistoletto di considerare l'arte come uno strumento fondamentale di prevenzione.
L'artista oggi 91enne ha commentato così la propria candidatura. "Non la vedo come un riconoscimento personale per ciò che ho fatto finora, ma come impegno per il lavoro futuro. L'arte deve assumere una posizione propulsiva di un cambiamento radicale che porta un concetto di umanità condiviso, responsabile e di pacifica autocertificazione di intelligenza. Non so se arriveremo alla pace, ma già il fatto di lavorarci mi fa sentire meglio".
Come sottolineato dalla presidente Proietti, proprio ad Assi nel 2011 Pistoletto ha realizzato una delle opere più emblematiche della sua visione di 'pace'. Si tratta, appunto, di 'Terzo Paradiso' che sorge all'interno del Bosco di San Francesco.
L'opera di land art è una rielaborazione del simbolo dell'infinito a cui l'artista ha aggiunto un terzo cerchio. Composta da 121 ulivi in doppio filare è una installazione naturale dove i tre cerchi si toccano. Una costruzione che riflette sulla visione del futuro e realizza un equilibrio in perfetta sintonia con l'ambiente in cui è inserita.
Come spiegato dall'artista, il primo cerchio simbolizza il primo paradiso, quello arcaico naturale. Il secondo è invece l'illusione, il paradiso artificiale creato dall'uomo. Il terzo cerchio, infine, vuole essere la sintesi tra gli altri due, un invito a realizzare quell'armonia tra uomo e natura. Al centro del cerchio più grande Pistoletto ha posizionato un'asta che svetta per 12 metri. Un manufatto che, nel solco dell'intrinseca aspirazione umana al divino, rappresenta la congiunzione fra terra e cielo.
Così camminare fra questi ulivi, percorrerne il perimetro immergendosi nell'abbraccio dell'opera, diventa un atto spirituale, un pellegrinaggio che prescinde dalla fede professata (oppure no) da ognuno perché è proprio la spirtualità a consentire di accedere a quella agognata dimensione di ritrovata armonia. L'arte diventa quindi il mezzo per realizzare quella riconcialiazione, pacifica e profondamente unitaria.
Un invito a cogliere un'opportunità per superare gli opposti e le opposizioni dando fiducia alla capacità trasformativa e riconoscendo come tutte le cose siano tra loro necessariamente connesse. Un principio che l'artista, con una carriera ultra sessantennale alle spalle, ha sempre colto e che caratterizza le sue opere.
Nella foto di copertina, Michelangelo Pistoletto con l'allora presidente del FAI Ilaria Borletti Buitoni ad Assisi nel 2011 al Bosco di San Francesco dove l'artista ha realizzato l'opera di land art 'Terzo paradiso'.