È un risultato che porta il nome dell’equipe della clinica urologica dell’Azienda Ospedaliera “Santa Maria della Misericordia” di Perugia, diretta dal professor Ettore Mearini, l’ultima straordinaria conferma della potenza della chirurgia robotica. A darne notizia è stata la stessa struttura sanitaria attraverso un comunicato che, con rigore tecnico e orgoglio istituzionale, descrive il successo di un’operazione che definire pionieristica non è un’esagerazione.
Il caso riguarda un paziente giunto all’osservazione per sintomi aspecifici e un’anemia di origine incerta. Dopo gli accertamenti eseguiti all’interno della struttura perugina, la diagnosi è risultata chiara quanto preoccupante: un voluminoso tumore al rene destro che si estendeva fino alla vena cava inferiore, un quadro clinico raro e potenzialmente letale. "Il caso ha riguardato un paziente, giunto all’osservazione per sintomi aspecifici e un’anemia di origine incerta. Gli approfondimenti diagnostici eseguiti presso la struttura hanno rivelato la presenza di un voluminoso tumore del rene destro, che si estendeva oltre la vena renale fino a interessare la vena cava inferiore: una condizione rara e ad alto rischio".
Affrontare una simile complessità non è cosa da poco. A spiegarlo è direttamente il professor Mearini, alla guida dell’intervento: "La sfida posta da questo tipo di tumori risiede nella loro complessità anatomica e nella delicatezza del distacco del trombo dalla vena cava, sede di intenso flusso sanguigno. Mentre la chirurgia tradizionale prevede un approccio ‘a cielo aperto’ con incisioni addominali estese, noi abbiamo optato per un intervento radicale robotico che ci ha consentito di asportare il tumore e rimuovere completamente il trombo dalla vena cava tramite accessi mini-invasivi, riducendo in modo significativo il trauma per il paziente".
Un’operazione che, proprio per la delicatezza del caso, ha richiesto la collaborazione multidisciplinare di numerosi professionisti. "È stata necessaria una stretta collaborazione con anestesisti, radiologi interventisti ed equipe medica e infermieristica di sala operatoria, un lavoro di squadra fondamentale per il successo dell’operazione", aggiunge Mearini, sottolineando il valore umano e tecnico della sinergia professionale messa in campo.
Tecnologia e competenza si sono fuse in un’unica sessione operatoria. L’intervento ha previsto sia la nefrectomia radicale - ovvero l’asportazione del rene affetto dal tumore - che la trombectomia cavale, ovvero la rimozione del trombo dalla vena cava. Tutto questo è stato realizzato grazie all’impiego di un sistema robotico di ultima generazione, capace di offrire una visione tridimensionale ingrandita e una precisione assoluta nei movimenti.
"Utilizzando il sistema robotico di ultima generazione, l’équipe ha eseguito la nefrectomia radicale e la trombectomia cavale in un’unica seduta operatoria. La tecnologia robotica ha permesso una visione ingrandita tridimensionale e una precisione millimetrica nei movimenti, essenziali per isolare e rimuovere il trombo senza provocare danni ai tessuti vascolari circostanti. L’intervento è durato circa sei ore e si è concluso senza complicanze. Il paziente è stato accolto in degenza ordinaria evitando il ricovero in terapia intensiva che generalmente questo intervento richiede con l’approccio classico chirurgico. Già dopo pochi giorni ha potuto iniziare la ripresa funzionale, in completa autonomia".
A sorprendere non è solo la riuscita tecnica, ma anche la gestione post-operatoria. Il paziente, infatti, non ha avuto bisogno del ricovero in terapia intensiva - solitamente previsto in questi casi - e ha potuto cominciare il percorso di ripresa già dopo pochi giorni, camminando in autonomia.
"Grazie all’approccio robotico siamo riusciti non solo a rimuovere la massa tumorale e il trombo, ma anche a garantire una degenza breve, un recupero rapido e il contenimento delle perdite ematiche. L’intervento conferma l’efficacia della chirurgia robotica anche nei casi oncologici più complessi. Si è trattato di un raro caso clinico. I tumori renali con trombosi cavale rappresentano meno del 10% delle neoplasie renali, e solo una parte di questi richiede la rimozione del trombo fino alla vena cava".
Ma c’è di più: l’intervento eseguito a Perugia è il primo di questo tipo in Umbria e uno dei pochissimi realizzati in Italia con tecnica mini-invasiva robotica. A sottolinearlo è la conclusione della nota ufficiale dell’Azienda Ospedaliera: "L’intervento eseguito presso l’azienda ospedaliera di Perugia rappresenta uno dei pochi casi in Italia trattati con approccio robotico mini-invasivo ed il primo in Umbria, ponendosi al passo con i più avanzati centri europei nella chirurgia robotica oncologica e come riferimento per la gestione multidisciplinare e tecnologicamente avanzata di patologie oncologiche rare ad alta complessità".
Un successo che non è soltanto locale. È un messaggio di speranza per tutti quei pazienti che combattono con forme rare di tumore e per i medici che ogni giorno si confrontano con i limiti (e le promesse) della tecnologia applicata alla medicina. .