A Perugia si respira di nuovo calcio vero. Dopo settimane difficili, con un avvio di stagione tutt’altro che esaltante, l’arrivo di mister Domenico Tedesco, subentrato due settimane fa a Piero Braglia, ha riportato entusiasmo e compattezza in un ambiente che sembrava smarrito. È ancora presto per parlare di rinascita, ma i primi segnali sono incoraggianti: la squadra corre, lotta, crede nei propri mezzi. E, soprattutto, i tifosi stanno tornando a far sentire la propria voce.
Nel calcio, spesso, i numeri dicono molto, ma non tutto. Il Perugia oggi non è salvo, la classifica resta complicata, eppure qualcosa è cambiato. Il nuovo tecnico ha portato una ventata d’aria fresca, un’identità di gioco più chiara e un atteggiamento finalmente all’altezza della tradizione del Grifo. Lo spirito, quello vero, che ha sempre contraddistinto la squadra biancorossa, si sta rivedendo in campo e sugli spalti.
La svolta non è solo tecnica ma anche ambientale. Dietro il rinnovato entusiasmo c’è la mano di Riccardo Gaucci e Walter Novellino, due figure che stanno affiancando il tecnico nel percorso di ricostruzione. L’obiettivo è chiaro: restituire fiducia e compattezza a una squadra che, fino a poche settimane fa, sembrava priva di riferimenti.
La prima vittoria dell’era Tedesco, il 2-0 sul Livorno, ha riacceso l’orgoglio dei tifosi. La Curva Nord del “Renato Curi” è tornata a riempirsi come non accadeva da tempo, un segnale di vicinanza e speranza per una piazza che vive di passione. La reazione del pubblico non è casuale: quando si rivedono gioco, coraggio e identità, la città risponde.
Nelle gare successive, il Perugia ha mostrato continuità sul piano dell’impegno. In Coppa Italia Serie C, a Latina, il Grifo ha lottato fino all’ultimo, cedendo solo ai rigori. Poi il 2-2 in campionato a Pontedera, una partita ricca di emozioni ma anche di rimpianti. Due gare che confermano come la squadra stia crescendo, anche se i margini di miglioramento restano ampi.
La classifica, però, continua a raccontare una realtà difficile. Dopo dodici giornate, il Perugia è terzultimo con appena 7 punti, gli stessi della Torres penultima. Davanti, a quota 10, ci sono Livorno e Bra; la zona salvezza dista cinque lunghezze, con il Pontedera (12 punti) che rappresenta al momento la soglia di sicurezza.
Numeri che obbligano a non abbassare la guardia. L’ultima gara, proprio contro i toscani, ha evidenziato ancora una volta i limiti difensivi di una squadra che fatica a mantenere concentrazione per 90 minuti.
La difesa biancorossa ha subito 19 gol in 12 partite: un dato che parla da sé. Solo Livorno (20), Bra (20) e Pontedera (23) hanno fatto peggio. Tutte squadre impantanate nella stessa zona pericolosa della classifica.
Contro il Pontedera, il primo gol è nato da una ripartenza punita con eccessiva facilità. Vitali ha percorso quasi 40 metri palla al piede senza trovare opposizione: né Riccardi né Angella sono usciti con il giusto tempo, mentre Giraudo, poco prima, aveva lasciato scoperto il suo settore con un’uscita azzardata. È in episodi come questi che si misura la solidità di una squadra, e il Perugia deve crescere proprio su questo piano.
Il secondo gol, firmato da Landinetti a inizio ripresa, è figlio di un altro errore concettuale: la squadra era ben piazzata, ma nessuno è uscito con decisione sul tiratore, lasciandogli spazio e tempo per calciare dal limite. Sono mancanze di aggressività e di sincronismo che pesano. Non è un problema di volontà - il gruppo sta rispondendo - ma di meccanismi difensivi ancora da perfezionare. E in un campionato equilibrato come la Serie C, gli errori individuali diventano costosi.
Tedesco, nel frattempo, sta lavorando con intensità sui dettagli. Vuole una squadra corta, aggressiva, capace di difendere in avanti e di non concedere campo agli avversari. Il tecnico ha insistito molto su concetti di pressing coordinato e coperture preventive, perché il Perugia deve imparare a subire meno pur continuando a proporre gioco.
Domenica, però, arriverà al “Renato Curi” l’Arezzo capolista, miglior attacco del girone B con 26 gol segnati. Una sfida complicatissima, ma anche un banco di prova ideale per misurare i progressi del Grifo.