15 Oct, 2025 - 09:01

Perugia, cercasi solidità difensiva: i numeri raccontano la crisi

Perugia, cercasi solidità difensiva: i numeri raccontano la crisi

Avere una buona tenuta difensiva nel calcio italiano, soprattutto nelle categorie minori, è già un traguardo. Ma quando manca del tutto, come nel caso del Perugia, il rischio è quello di sprofondare. La situazione dei biancorossi è ormai sotto gli occhi di tutti: penultimo posto in classifica, con un bilancio che parla da sé, zero vittorie, tre pareggi e sei sconfitte consecutive. Numeri che raccontano una crisi profonda, ben oltre il semplice momento negativo. Senza la penalizzazione di dodici punti inflitta al Rimini, il Grifo sarebbe ultimo. Un dato che da solo basta a definire la portata del momento drammatico che sta vivendo la squadra umbra.

Le parole, in casa Perugia, non sono mai mancate. Forse, anzi, sono state fin troppe. Le dichiarazioni, i proclami di fiducia, i tentativi di rassicurare l’ambiente: tutto inutile se poi sul campo la squadra continua a crollare. È arrivato il momento dei fatti, di un segnale concreto, di una scossa che riporti dignità a una piazza storica e passionale come quella perugina.

L’instabilità tecnica non ha certo aiutato. Da quando è iniziata la gestione Faroni, nel giro di poco più di un anno si sono già succeduti quattro allenatori: Formisano, Zauli, Cangelosi e Braglia. Un turnover che raramente porta risultati, e infatti il rendimento del Perugia è peggiorato. L’ultimo cambio, quello di quattro giornate fa con l’arrivo di Piero Braglia, tecnico esperto e navigato, non ha ancora prodotto gli effetti sperati. Quattro gare, nessuna vittoria, e una sensazione di smarrimento che cresce.

Nel calcio, si sa, l’allenatore è sempre il primo a pagare. Ma a Perugia il tempo delle giustificazioni sembra finito. Ora tocca ai giocatori assumersi le proprie responsabilità. Troppo facile scaricare ogni colpa sul tecnico di turno, quando in campo si vedono errori individuali, disattenzioni e mancanza di cattiveria agonistica.

Numeri impietosi e difesa in crisi: il Perugia è una nave che imbarca acqua

Tornando ai numeri, che spesso e volentieri raccontano la vera natura di una stagione sportiva, quelli del Perugia sono impietosi. La fase difensiva è diventata il tallone d’Achille di una squadra che non riesce a trovare equilibrio. Gli alibi delle assenze possono valere fino a un certo punto, ma oggi lasciano il tempo che trovano. Certo, non avere a disposizione uomini del calibro di Angella, Riccardi o Lewis per un periodo prolungato è un problema, ma il vero limite sembra essere l’atteggiamento mentale.

Nelle ultime uscite, Braglia ha dovuto letteralmente “inventarsi” la difesa. Nell’ultimo turno, la linea arretrata era composta da Calapai, Megelaitis, Tozzuolo e Nwanege. Togliendo quest’ultimo, giovanissimo classe 2005 alla prima esperienza tra i professionisti, gli altri sono calciatori navigati, con anni di Serie C alle spalle. Eppure, il risultato non cambia: mancano concentrazione, attenzione e serenità. La paura, ormai, sembra aver divorato l’anima del gruppo.

Dopo nove giornate di campionato, il Grifo ha incassato quattordici gol, mettendone a segno appena sei: una differenza reti di -8 che pesa come un macigno. Numeri che, letti isolatamente, già raccontano un quadro desolante. Ma se messi in parallelo con la scorsa stagione, diventano ancora più preoccupanti. Dopo nove gare, infatti, il Perugia aveva subito dodici gol, due in meno, ma occupava l’undicesimo posto in classifica. Oggi, la posizione è ben più critica e i segnali di regressione sono evidenti.

Insomma, non si tratta di un problema nato oggi, ma di una falla strutturale che nemmeno i continui cambi di guida tecnica sono riusciti a sanare. Nel Girone B di Serie C, finora, soltanto Juventus Next Gen (16 gol subiti), Bra (17) e Pontedera (19) hanno fatto peggio del Perugia. Un dato che pesa e che non può essere ignorato.

Ciò che preoccupa ancor di più, però, è la scarsa vena realizzativa. Per vincere servono gol, ma servono anche basi solide. E il Perugia, al momento, non ha né l’una né l’altra. La squadra subisce troppo e segna poco: un binomio letale per chi lotta per la salvezza.

Mister Braglia, uomo esperto e abituato a navigare in acque agitate, si ritrova oggi al comando di una nave che imbarca acqua da tutte le parti. Riuscire a chiudere tutte le falle prima che l’imbarcazione affondi sarà impresa ardua. Ma se c’è un tecnico capace di rianimare un gruppo in difficoltà, quello è proprio lui.

Braglia dovrà ripartire dalla solidità difensiva, dall’organizzazione e dal sacrificio collettivo. Il tempo delle parole è finito. Ora servono prestazioni, coraggio e compattezza. Solo così il Perugia potrà invertire la rotta e riaccendere una fiammella di speranza in una stagione che, altrimenti, rischia di essere ricordata come una delle più deludenti della storia recente del club.

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Lorenzo Farneti
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