Un normale intervento di soccorso sanitario si è trasformato in un gravissimo episodio di violenza. È accaduto nella serata di venerdì 2 maggio lungo la strada Tiberina Nord, nella frazione perugina di Ponte Valleceppi. Protagonista un uomo di 46 anni, cittadino italiano, che dopo aver provocato un incidente stradale, in evidente stato di alterazione alcolica, ha aggredito un infermiere del 118 accorso per prestargli le prime cure e successivamente si è scagliato anche contro gli agenti di polizia intervenuti sul posto. Arrestato con le accuse di resistenza e minacce a pubblico ufficiale e lesioni personali a un operatore sanitario, l’uomo è stato posto agli arresti domiciliari.
Secondo quanto ricostruito dalla Questura di Perugia, il 46enne, coinvolto in un sinistro stradale, si trovava "in evidente stato di alterazione da sostanze alcoliche" al momento dell’intervento dei soccorsi. Appena assistito dai sanitari del 118, ha reagito in modo violento, spintonando con forza uno degli operatori, il quale ha riportato lesioni personali giudicate guaribili in 30 giorni.
Ma la situazione è ulteriormente degenerata quando, all’arrivo della polizia, l’uomo ha iniziato a scalciare e a minacciare gli agenti, cercando di sottrarsi al controllo. L’atteggiamento aggressivo non si è placato neanche durante il trasporto in ospedale, dove l’uomo ha continuato a manifestare una forte opposizione e comportamenti violenti anche nei confronti del personale medico.
Dopo l’intervento delle forze dell’ordine, il 46enne è stato tratto in arresto per resistenza e minacce a pubblico ufficiale e lesioni personali a personale sanitario. L’udienza di convalida si è svolta nelle ore successive. Il giudice per le indagini preliminari ha convalidato l’arresto e disposto nei confronti dell’uomo la misura cautelare degli arresti domiciliari.
L'episodio ha suscitato una pronta reazione da parte dell’Ordine degli Infermieri, che ha denunciato un preoccupante incremento degli atti di violenza ai danni degli operatori sanitari in Umbria.
"Questo episodio si inserisce in un preoccupante trend: nel 2024, in Umbria, sono stati registrati 207 episodi di aggressione a operatori sanitari, con un aumento del 37% rispetto all'anno precedente. Gli infermieri risultano essere la categoria più colpita, rappresentando il 58% delle vittime", sottolinea l’Ordine in una nota ufficiale.
"Esprimiamo profonda preoccupazione per l'accaduto e solidarietà al collega coinvolto, sottolineando la necessità di misure urgenti per garantire la sicurezza degli operatori sanitari. È fondamentale che le istituzioni e la società civile collaborino per prevenire simili atti di violenza e tutelare chi ogni giorno si dedica alla cura degli altri".
I numeri parlano chiaro e delineano un quadro sempre più allarmante: gli atti di aggressione ai danni di medici, infermieri e personale sanitario sono in costante aumento, non solo in Umbria ma su tutto il territorio nazionale. A fare le spese di questo clima di crescente intolleranza sono soprattutto coloro che, quotidianamente, lavorano in prima linea nei servizi di emergenza e urgenza, spesso in contesti difficili e in condizioni di stress estremo. Non si tratta, purtroppo, di episodi isolati: le aggressioni si ripetono con una frequenza crescente, e con modalità sempre più violente e imprevedibili, rendendo ogni intervento un potenziale rischio.
Episodi come quello accaduto a Ponte Valleceppi non sono più eccezioni, ma sintomi di un disagio diffuso che investe il rapporto tra cittadini e istituzioni. Di fronte a questo fenomeno, il richiamo degli Ordini professionali è chiaro: servono interventi decisi e strutturali, che non si limitino a rafforzare la sicurezza nei pronto soccorso e nei luoghi di cura, ma che agiscano anche a livello educativo e culturale, restituendo dignità, riconoscimento e rispetto a chi ogni giorno si prende cura della salute della collettività.
L'auspicio è quello di un impegno condiviso, che coinvolga istituzioni, comunità e mezzi di informazione, per contrastare una deriva pericolosa che, se non arginata, rischia di minare il diritto stesso alla cura e la serenità di chi la garantisce.