Due uomini, un 33enne di origini ivoriane e un 29enne tunisino, sono stati denunciati dalla Polizia di Perugia. Durante un controllo i due soggetti sono stati deferiti per possesso di oggetti atti a offendere e detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio.
Ancora un caso di droga trovata in auto. A Perugia, durante un pattugliamento cittadino, gli agenti della Polizia hanno notato e fermato un'auto sospetta. Le forze dell'ordine hanno deciso di analizzare la situazione nel dettaglio attraverso un controllo più approfondito del conducente e del passeggero: i due sono risultati essere un cittadino ivoriano, classe 1992, ed un cittadino tunisino, classe 1996, già noti alle forze dell’ordine per numerosi precedenti di polizia.
Durante le fasi del controllo, il passeggero, visibilmente nervoso, è apparso in evidente stato di agitazione e, alla richiesta del motivo di tale nervosismo, l’uomo ha consegnato alla polizia uno spray al peperoncino.
I poliziotti hanno, perciò, sottoposto i due soggetti a perquisizione, estesa anche al veicolo. Nell'auto, le forze dell'ordine hanno rinvenuto strumenti atti a offendere, arnesi da scasso, un bilancino di precisione e un involucro termosaldato contenente sostanza stupefacente tipo cocaina.
Durante le attività di verifica, il passeggero, mantenendo un forte stato di agitazione, avrebbe tentato di disfarsi dello stupefacente, opponendo resistenza e cerando di colpire gli agenti.
Una volta contenuti e bloccati, al termine degli atti di rito, i due uomini sono stati deferiti all’Autorità Giudiziaria per il reato di possesso ingiustificato di oggetti atti ad offendere e detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio in concorso. Il passeggero, visto il suo atteggiamento aggessivo, è stato anche denunciato per il reato di resistenza a Pubblico Ufficiale.
Nel quadro normativo italiano, lo spaccio di sostanze stupefacenti è disciplinato dall’articolo 73 del D.P.R. 309/1990 (Testo unico sugli stupefacenti). La norma punisce chiunque produce, traffica o detiene sostanze destinate allo spaccio con pene molto severe: la reclusione da 6 a 20 anni e una multa da 26.000 a 260.000 euro.
La pena può essere ridotta nei casi di “lieve entità”, ovvero quando le circostanze, la quantità o le modalità dell’attività illecita siano tali da non giustificare un trattamento penale più duro: in questi casi, la reclusione va da sei mesi a quattro anni e la multa da 1.032 a 10.329 euro.
La valutazione della “lieve entità” viene stabilita dal giudice sulla base di una serie di fattori: quantità e qualità della sostanza, modalità di confezionamento, strumenti usati per lo spaccio, disponibilità di denaro contante e comportamenti dell’indagato.
Il possesso di bilancini, involucri e denaro in contanti può essere considerato indizio sufficiente per qualificare la detenzione come finalizzata alla cessione a terzi, distinguendola quindi dall’uso personale (articolo 75 dello stesso decreto).
Quanto al reato di resistenza a pubblico ufficiale, esso è previsto dall’articolo 337 del Codice Penale, che punisce chiunque, mediante violenza o minaccia, si oppone a un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni.
La pena prevista è la reclusione da sei mesi a cinque anni.
Se la condotta è accompagnata da atti di violenza fisica, come aggressioni o tentativi di fuga che mettono in pericolo l’incolumità degli agenti, il giudice può valutare anche l’aggravante delle lesioni personali (articolo 582 c.p.).