Un quarantasettenne residente a Perugia, che si presenta sui social come un ex militare italiano, dovrà affrontare un processo con accuse pesantissime: diffamazione e minacce aggravate ai danni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e di alcuni membri della sua famiglia, compresa la figlia minorenne. Il giudice per l'udienza preliminare ha infatti disposto il rinvio a giudizio, con la prima udienza fissata per il 12 febbraio 2026.
Le indagini sono partite da una querela presentata dalla stessa premier, dopo la pubblicazione, nell'ottobre scorso, di contenuti online dal tono pesantemente offensivo e intimidatorio. I post, comparsi su una piattaforma social e firmati da un sedicente ex militare, hanno immediatamente allertato le autorità. Le indagini, affidate alla Digos di Vercelli, hanno portato all'identificazione del presunto autore, già noto alle forze dell'ordine per comportamenti simili: era infatti già stato rinviato a giudizio per fatti analoghi, sempre contro Meloni, nel 2023.
Il caso accende nuovamente i riflettori sul fenomeno crescente delle minacce via web contro esponenti politici, soprattutto donne, e sulla necessità di strumenti più efficaci per contrastare l'odio in rete. La circostanza che a essere coinvolta sia anche una minore aggrava ulteriormente la gravità dei fatti. La Procura di Perugia ha sottolineato l'intento persecutorio dei messaggi e la pericolosità sociale del soggetto, che si è già reso protagonista di azioni simili in passato.
La vicenda giudiziaria non frena però l'agenda politica di Giorgia Meloni, che si prepara a una missione delicata negli Stati Uniti. Il 16 aprile volerà a Washington per incontrare, il giorno successivo, il presidente americano Donald Trump nello Studio Ovale. Un viaggio che si preannuncia cruciale per rilanciare il dialogo transatlantico e discutere la sospensione dei dazi commerciali, tema su cui l'Italia punta a ottenere una svolta storica con l'obiettivo del "dazio zero".
Nonostante le dichiarazioni controverse rilasciate di recente dal tycoon – "I leader pronti a baciarmi il culo" – la premier italiana non intende rinunciare alla trasferta, anzi rilancia: vuole trattare "con la schiena dritta" per conto dell'Europa. Lo ha assicurato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, sottolineando che la premier è pronta a farsi portavoce di una posizione condivisa dai partner europei.
Ma non sono mancate le critiche. Dalla Francia è arrivato il monito del ministro dell'Industria Marc Ferracci, preoccupato che trattative bilaterali possano minare l'unità europea. "Non ci sono nazioni di serie A e nazioni di serie B", ha replicato Tommaso Foti, sottosegretario agli Affari europei, puntando il dito contro l'ipocrisia di chi non si scandalizza per i viaggi a Washington del presidente Macron ma contesta quelli della premier italiana.
Il clima resta teso, ma dal governo francese è poi giunto un chiarimento: "Tutte le voci che permettono un dialogo con gli Stati Uniti sono benvenute", ha dichiarato la portavoce Sophie Primas. Intanto, la sospensione dei dazi da parte di Trump è vista a Palazzo Chigi come un primo passo incoraggiante. "Non si va più con il coltello alla gola", è il commento trapelato da fonti vicine alla presidente del Consiglio.
Meloni resterà negli Stati Uniti per meno di 48 ore, per poi rientrare a Roma dove è previsto l'incontro con il vicepresidente americano J.D. Vance. Una missione lampo, ma ad alta densità diplomatica, in un momento in cui la premier è chiamata a fronteggiare minacce interne e sfide globali con determinazione e freddezza.