Un bilancio che fotografa un fenomeno ancora radicato nel tessuto produttivo locale. In provincia di Perugia la Guardia di Finanza ha scoperto 73 lavoratori impiegati completamente in nero e altri 28 considerati irregolari per inquadramenti sbagliati o per assenza della comunicazione preventiva di assunzione. I numeri arrivano al termine di un piano di verifiche mirate che ha interessato più comparti economici e diverse aree del territorio, con un pacchetto sanzionatorio potenziale che, nel complesso, sfiora circa 1,2 milioni di euro.
Le fiamme gialle hanno eseguito 137 controlli anti-sommerso individuando 58 tra titolari e responsabili che avrebbero impiegato manodopera senza tutele o con rapporti non conformi. Il conteggio distingue 73 lavoratori totalmente in nero, ossia privi di qualsiasi formalizzazione, e 28 irregolari, riconducibili a casi di inquadramento errato o assunzioni non comunicate nei termini di legge. La fotografia che emerge è quella di un impiego opaco della forza lavoro, con ricadute immediate sui diritti dei dipendenti e sulla concorrenza tra imprese.
Il dispositivo ha interessato comparti ad alta intensità di manodopera e turnazione. Nel mirino l’edilizia, la ristorazione, il commercio ortofrutticolo, l’agricoltura e l’organizzazione di eventi. Le attività ispettive hanno toccato numerosi comuni della provincia: Bevagna, Costacciaro, Fossato di Vico, Bastia Umbra, Deruta, Gubbio, Città di Castello, Montone e Foligno. Un raggio d’azione ampio che conferma l’attenzione investigativa su filiere dove la stagionalità, i picchi di lavoro e le esternalizzazioni possono favorire l’area grigia delle irregolarità.
Per ogni lavoratore non in regola la normativa prevede una sanzione amministrativa che va da un minimo di 1.950 euro a un massimo di 11.700 euro, con un ammontare complessivo che, sommando le violazioni riscontrate, si aggira attorno a 1,2 milioni di euro.
Alle sanzioni pecuniarie possono aggiungersi gli obblighi di regolarizzazione dei rapporti e l’eventuale recupero di contributi e imposte, in un quadro che impatta in modo significativo sui bilanci di chi ha fatto ricorso a manodopera non conforme alle regole.
Parallelamente al fronte del lavoro, la Guardia di Finanza ha intensificato i controlli sul rilascio di scontrini e ricevute fiscali. Nei primi otto mesi del 2025, in provincia di Perugia sono stati eseguiti 894 accertamenti, da cui sono emerse 351 violazioni: un tasso di irregolarità attorno al 40%.
Le sanzioni comminate ammontano a circa 121.000 euro. Si tratta di dati che, secondo le Fiamme Gialle, confermano l’esigenza di mantenere alta l’attenzione anche sui comportamenti elusivi di piccola scala: una soglia di vigilanza che tutela non solo l’erario, ma anche chi opera correttamente nel commercio al dettaglio e nei servizi.
Secondo la Guardia di Finanza, si tratta di "una percentuale che mette in evidenza l'importanza di mantenere alta la soglia di attenzione anche sulle forme di evasione apparentemente 'minori'".
Dall’inizio dell’anno il Comando provinciale di Perugia, guidato dal generale Carlo Tomassini, ha rafforzato i servizi di controllo economico del territorio, con un focus congiunto su evasione fiscale e lavoro sommerso. L’obiettivo, spiegano dal Corpo, è quello di un presidio capillare e continuativo che intercetti le irregolarità nei diversi comparti e lungo tutta la filiera, dai cantieri ai pubblici esercizi.
Una strategia operativa "che punta a colpire in modo sistematico quelle sacche di illegalità che danneggiano il tessuto economico sano, alterando la concorrenza e compromettendo il corretto funzionamento dei mercati dei beni e dei servizi".
In questa cornice, i controlli su scontrini e ricevute rappresentano il complemento naturale alle ispezioni sul lavoro: due fronti che concorrono alla stessa finalità di trasparenza, tutela dei diritti e correttezza fiscale nel territorio perugino.