La morte di una 85enne nel 2021, per una diagnosi sbagliata, è ancora un caso che agita l'opinione pubblica in Umbria. La Procura di Perugia, nelle scorse ore, avrebbe chiesto l'archiviazione ma per la parte civile (che difende la famiglia della vittima) la perizia che assolverebbe i 13 medici accusati di omicidio colposo sarebbe da ripetere.
Una vicenda drammatica torna d'attualità. Tornata in aula per le indagini preliminari la vicenda drammatica di una signora di 85 anni, deceduta nel mese di novembre del 2021, a 6 mesi dal primo ricovero, per una diagnosi e un percorso di cura sbagliati.
L'indagine, infatti, riguarda 13 medici (12 camici bianchi dell'ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia ed un medico di famiglia del capoluogo) che, sbagliando la diagnosi della paziente, avrebbero causato la morte della 85enne.
Alla donna fu diagnosticata una semplice infiammazione alla cistifellea e successivamente un carcinoma pancreatico. Secondo la denuncia del figlio, invece, non fu disposto un esame istologico che avrebbe permesso di riscontrare la presenza di un tumore alla colecisti, risultato poi fatale.
Secondo il figlio l’errore dei medici avrebbe influito sulle cure ricevute dalla madre, che fu anche dimessa dopo il primo ricovero. La Procura di Perugia, però, già negli scorsi mesi si era espressa non riscontrando imperizia o negligenza da parte dei medici coinvolti.
La perizia, inoltre, disposta dalla Procura ed effettuata dal medico legale Cristiano Cortucci, in assenza di autopsia, avrebbe confermato questa tesi che assolverebbe gli indagati: secondo il medico legale, un esame istologico avrebbe potuto consigliare valutazioni più approfondite e un nuovo intervento ma non sono state ravvisate negligenze o imperizie abnormi dei medici, difesi tra gli altri dagli avvocati Marco Brusco e Delfo Berretti.
Per la parte civile, invece, che nella giornata del 9 luglio, si è ritrovata in aula di fronte al Gip Valerio D'Andria, la perizia sarebbe da ripetere. Secondo la denuncia, l'anziana poteva essere curare adeguatamente, viste le due diagnosi errate, dall'iniziale ipotesi di un'infiammazione alla cistifellea alla seconda errata diagnosi di tumore inoperabile al pancreas.
Alla richiesta di archiviazione, la famiglia della vtttima si è opposta: sarebbe indispensabile per la parte civile, a termini di legge, procedere con una perizia collegiale, effettuata da più professionisti, con l'indagine che dovrebbe ricominciare dall'inizio.
Nonostante, quindi, la richiesta d'archiviazione della vicenda, il caso resta aperto, visto che il giudice si è riservato la decisione. La difesa ribadisce la correttezza delle procedure mediche adottate mentre i parenti chiedono giustizia e approfondimenti sul caso.