Il via libera del Consiglio comunale apre una strada nuova per le politiche abitative di Perugia: promuovere forme di convivenza solidale tra anziani autosufficienti e studenti universitari. L’atto, presentato dai consiglieri Fabrizio Ferranti (Perugia per la sanità pubblica), Lorenzo Mazzanti e Cesare Carini (Pensa Perugia) e Riccardo Vescovi (Anima Perugia), mette a fuoco due fragilità che la città conosce bene: l’invecchiamento della popolazione, con il peso della solitudine e della fragilità relazionale, e la difficoltà crescente degli studenti a trovare alloggi accessibili.
L’orizzonte è chiaro: un patto abitativo regolamentato, in cui competenze e bisogni si incontrano—dal supporto digitale all’aiuto pratico—perché una stanza possa diventare un presidio di comunità.
Il modello richiamato è quello già sperimentato a Pavia, adattato al contesto perugino. In concreto, si tratta di affiancare a una regia pubblica un soggetto attuatore selezionato tramite avviso, incaricato di gestire l’intero ciclo operativo: la mappatura delle famiglie disponibili, la selezione degli studenti, la stesura dei patti di convivenza, la formazione e l’accompagnamento.
La convivenza prevede compiti leggeri e volontari per gli studenti—compagnia, piccole incombenze domestiche, aiuto con smartphone e pc—e in cambio un contributo abitativo calmierato. Non si parla di assistenza sanitaria né di badantato, ma di un “mutuo aiuto” quotidiano regolato da procedure chiare, criteri di idoneità e meccanismi di verifica, a tutela tanto degli anziani quanto dei giovani.
L’ordine del giorno impegna l’Amministrazione ad avviare l’intesa con ADiSU Umbria e Università degli Studi di Perugia, definire risorse e cronoprogramma e pubblicare un avviso pubblico per l’individuazione del soggetto attuatore. A questo, il compito di curare la gestione amministrativa e operativa del progetto, mentre il Comune identificherà una figura di coordinamento dedicata per supervisionare l’andamento, raccogliere dati e misurare gli impatti sociali.
È prevista la richiesta di cofinanziamento alla Regione Umbria e/o ad ADiSU per coprire spese organizzative, formative e di comunicazione. Sul fronte dei destinatari, il confronto con ADiSU servirà a fissare i criteri di accesso dando priorità a borsisti e studenti in comprovata difficoltà abitativa. Al termine della fase pilota, una valutazione pubblica orienterà l’eventuale prosecuzione e l’integrazione con altre politiche abitative comunali.
Nel merito, Leonardo Varasano (Progetto Perugia) ha votato a favore segnalando l’opportunità di trattare in modo unitario i diversi atti sul tema, per evitare sovrapposizioni. Elena Fruganti (Fratelli d’Italia) ha sollevato un punto chiave: come evitare che il ruolo degli anziani si trasformi, di fatto, in un’attività da affittacamere, snaturando il principio di reciprocità? Una preoccupazione condivisa anche dai banchi dell’opposizione, dove Lorenzo Ermenegildi Zurlo (Partito Democratico) ha ricordato che le risposte amministrative devono restare differenziate per fascia di popolazione e che agli over 65 va riconosciuto un ruolo attivo nelle scelte e nella convivenza.
Da parte sua, Riccardo Vescovi (Anima Perugia) ha ribadito la cornice valoriale dell’iniziativa: l’obiettivo non è “creare nuovi affittacamere”, ma intervenire su due emergenze reali—solitudine degli anziani e caro‑casa per gli studenti—ricucendo la distanza tra generazioni.
La portata politica dell’atto sta proprio qui: usare lo strumento del co‑housing per tenere insieme inclusione sociale e diritto allo studio. Se ben disegnato, il progetto può produrre benefici misurabili: più autonomia e relazioni per gli anziani, maggiore accessibilità abitativa per gli universitari, una rete civica che si rafforza grazie al monitoraggio pubblico e alla formazione dei partecipanti.
La sfida sarà garantire qualità degli abbinamenti, trasparenza dei criteri, tutele chiare e una comunicazione capillare, così da attrarre famiglie e studenti senza ambiguità. Il titolo dell’atto approvato—“Promozione di progetti di co‑housing intergenerazionale tra over 65 e studenti universitari nel Comune di Perugia”—indica la rotta; ora serviranno governance, dati e risorse per trasformare la sperimentazione in un modello stabile. Se la città saprà coglierla, questa alleanza tra generazioni potrà diventare una politica strutturale, non solo una buona idea da annunciare.