Perugia si risveglia sconvolta da una tragedia che ha spezzato la vita di un’anziana di 83 anni. Nella mattinata di ieri, nella zona di San Sisto, una tranquilla arteria cittadina si è trasformata in teatro di un dramma che ha scosso l’intera comunità. Un’auto, per cause ancora al vaglio delle forze dell’ordine, ha travolto la donna mentre attraversava via Dottori, all'altezza dell'incrocio con via Troncarelli. Nonostante l’arrivo immediato dei soccorsi e il tempestivo trasferimento al Santa Maria della Misericordia, il suo cuore ha smesso di battere nella notte. Inutili i tentativi dei medici di rianimarla: le ferite riportate si sono rivelate troppo gravi.
Secondo una prima ricostruzione, l’incidente è avvenuto intorno alla tarda mattinata di ieri. L’anziana stava attraversando la carreggiata quando un’auto, in transito lungo via Gerardo Dottori, l’ha colpita in pieno. Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118, che hanno trovato la donna in condizioni critiche. Trasportata d’urgenza al reparto di Rianimazione dell’ospedale perugino, è rimasta in prognosi riservata fino al tragico epilogo della notte.
La Polizia Locale di Perugia ha effettuato i rilievi per ricostruire con precisione la dinamica del sinistro. Le indagini dovranno stabilire se l’impatto sia avvenuto a causa di una distrazione, dell’alta velocità o di una mancata precedenza. Al momento, non si esclude nessuna ipotesi. Gli agenti hanno disposto anche il sequestro dell’automobile e la verifica del tasso alcolemico e tossicologico del conducente, come previsto dalle procedure di legge in caso di incidenti mortali.
Sempre a Perugia, un altro episodio di cronaca ha tenuto impegnate le forze dell’ordine nella notte di domenica scorsa. Un 32enne è stato denunciato per resistenza a pubblico ufficiale dopo un inseguimento ad alta velocità per le vie della città.
L’uomo, alla guida della propria auto, non si sarebbe fermato all’alt imposto da una pattuglia della Polizia di Stato nei pressi di via Soriano. Da lì è scattato un inseguimento serrato, durante il quale il conducente ha messo in pericolo automobilisti e pedoni. Solo dopo diversi minuti, e grazie all’intervento di una seconda volante che ha tentato di sbarrare la strada, gli agenti sono riusciti a bloccarlo.
Secondo quanto riferito, il trentaduenne è apparso visibilmente agitato e in stato di alterazione. A bordo dell’auto sono state trovate alcune armi, subito poste sotto sequestro in via cautelare. L’episodio, che ha generato forte apprensione, si aggiunge a una serie di situazioni che negli ultimi mesi hanno messo alla prova la sicurezza del capoluogo umbro.
Per il conducente dell’auto che ha investito la donna a San Sisto si prospetta un percorso giudiziario complesso. La morte della vittima, infatti, comporta la configurazione del reato di omicidio stradale, introdotto con la legge n. 41 del 2016 e disciplinato dall’articolo 589-bis del Codice Penale.
Si tratta di un reato autonomo, nato con l’obiettivo di punire con maggiore severità chi provoca la morte di una persona a seguito di violazioni del Codice della Strada. In base alla norma, chiunque cagioni per colpa la morte di una persona con la violazione delle norme sulla circolazione stradale è punito con la reclusione da 2 a 7 anni. Le pene aumentano sensibilmente in presenza di circostanze aggravanti.
Se il conducente è risultato in stato di ebbrezza alcolica grave (oltre 1,5 g/l) o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, la pena prevista sale da 8 a 12 anni di reclusione. Invece, se l’incidente mortale è causato da un comportamento imprudente come l’eccesso di velocità, l’attraversamento con semaforo rosso, o la guida contromano, la pena può arrivare fino a 10 anni.
Inoltre, il giudice può disporre la revoca della patente di guida e, nei casi più gravi, il divieto di conseguirne una nuova per un periodo minimo di 15 anni. L’arresto in flagranza è obbligatorio per chi provoca la morte di una persona in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di droghe.
Nel caso in cui il conducente non si sia dato alla fuga e abbia prestato immediato soccorso - come sembra essere avvenuto in questo caso - la magistratura valuterà l’attenuante della condotta collaborativa, che può incidere sulla determinazione della pena finale.