Un nuovo intervento dei Carabinieri ha portato all’arresto di un uomo di 41 anni di origine tunisina, ritenuto responsabile di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e resistenza a pubblico ufficiale. L’operazione, condotta dai militari della Stazione di Perugia Fortebraccio con il supporto della Sezione Radiomobile della Compagnia, è scattata dopo la segnalazione del mancato rispetto di una misura cautelare a cui l’uomo era già sottoposto
Secondo quanto ricostruito, il 41enne era gravato dall’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, misura decisa in seguito a precedenti reati legati sempre al traffico di droga. Quando i carabinieri si sono recati presso la sua abitazione per un controllo, hanno trovato diverso materiale sospetto: strumenti per il confezionamento di stupefacenti e un bilancino di precisione, elementi chiave nel contesto delle attività di spaccio.
Durante una perquisizione più approfondita, i militari hanno rinvenuto cinque grammi di eroina e trentacinque di hashish, oltre a circa mille euro in contanti, somma ritenuta provento dell’attività illecita. L’uomo, nel tentativo di sottrarsi al controllo, ha reagito in modo violento, spintonando e aggredendo uno dei carabinieri per cercare di fuggire.
La fuga, tuttavia, è durata poco. L’uomo è stato prontamente bloccato e ammanettato. Alla luce della condotta tenuta e delle prove raccolte, è scattato l’arresto in flagranza di reato. Dopo le formalità di rito, il 41enne è stato trattenuto nelle camere di sicurezza del Comando Provinciale dei Carabinieri di Perugia, in attesa dell’udienza di convalida.
Il Giudice del Tribunale di Perugia, al termine del rito direttissimo, ha convalidato l’arresto, disponendo nei confronti del tunisino la custodia cautelare in carcere.
Un episodio che conferma l’impegno delle forze dell’ordine nel contrasto allo spaccio di stupefacenti in città, un fenomeno che continua a rappresentare una delle principali emergenze di sicurezza urbana. Le indagini proseguono per ricostruire la rete di contatti e l’eventuale provenienza della droga sequestrata.
Non solo droga. Nelle stesse ore, a Perugia, la Polizia di Stato ha arrestato un cittadino iraniano di 33 anni per falsificazione e uso di documenti falsi, oltre che per ricettazione. L’uomo è stato fermato presso l’Aeroporto Internazionale dell’Umbria – Perugia “San Francesco d’Assisi” durante i controlli di sicurezza nell’area check-in di un volo diretto a Londra-Stansted.
Secondo quanto riferito dalla Questura e riportato anche dal sito ufficiale della Polizia di Stato, gli agenti hanno notato che il passaporto esibito dal viaggiatore appariva sospetto. Dopo un esame più approfondito, il documento è risultato contraffatto, circostanza che ha portato gli operatori ad accompagnare l’uomo negli uffici di Polizia aeroportuale per accertamenti.
Le verifiche hanno confermato che il passaporto apparteneva a un cittadino di altra nazionalità e che il 33enne lo aveva ottenuto in modo illecito, motivo per cui è stato dichiarato in arresto e trasferito al carcere di Capanne in attesa delle determinazioni dell’autorità giudiziaria.
Nel quadro normativo italiano, lo spaccio di sostanze stupefacenti è disciplinato dall’articolo 73 del D.P.R. 309/1990 (Testo unico sugli stupefacenti). La norma punisce chiunque produce, traffica o detiene sostanze destinate allo spaccio con pene molto severe: la reclusione da 6 a 20 anni e una multa da 26.000 a 260.000 euro.
La pena può essere ridotta nei casi di “lieve entità”, ovvero quando le circostanze, la quantità o le modalità dell’attività illecita siano tali da non giustificare un trattamento penale più duro: in questi casi, la reclusione va da sei mesi a quattro anni e la multa da 1.032 a 10.329 euro.
La valutazione della “lieve entità” viene stabilita dal giudice sulla base di una serie di fattori: quantità e qualità della sostanza, modalità di confezionamento, strumenti usati per lo spaccio, disponibilità di denaro contante e comportamenti dell’indagato.
Il possesso di bilancini, involucri e denaro in contanti può essere considerato indizio sufficiente per qualificare la detenzione come finalizzata alla cessione a terzi, distinguendola quindi dall’uso personale (articolo 75 dello stesso decreto).
Quanto al reato di resistenza a pubblico ufficiale, esso è previsto dall’articolo 337 del Codice Penale, che punisce chiunque, mediante violenza o minaccia, si oppone a un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni. La pena prevista è la reclusione da sei mesi a cinque anni.
Se la condotta è accompagnata da atti di violenza fisica, come aggressioni o tentativi di fuga che mettono in pericolo l’incolumità degli agenti, il giudice può valutare anche l’aggravante delle lesioni personali (articolo 582 c.p.).