01 Dec, 2025 - 15:00

Pendolari umbri nel caos, la denuncia della Filt Cgil: "Il governo distrugge i trasporti interregionali per favorire l'alta velocità"

Pendolari umbri nel caos, la denuncia della Filt Cgil: "Il governo distrugge i trasporti interregionali per favorire l'alta velocità"

Il treno che non arriva, il collegamento soppresso all’ultimo minuto, le ore passate in attesa su una banchina fredda. Per migliaia di pendolari umbri, il semplice atto di recarsi al lavoro o all’università fuori regione è diventato un’impresa quotidiana, un percorso a ostacoli che logora la vita e svuota il portafoglio. Una crisi della mobilità che non è più solo disagio, ma un’emergenza sociale dalle conseguenze profonde. A scattare una fotografia drammatica della situazione è Ciro Zeno, segretario regionale della Filt Cgil Umbria, che punta il dito contro le scelte del governo Meloni e del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini.

Stanno distruggendo i trasporti, in particolare gruppo Ferrovie dello Stato, per privilegiare l’alta velocità e abbandonare il resto del Paese alle sue sorti”, accusa Zeno, in un atto d’accusa senza mezzi termini che unisce alla denuncia politica un grido di allarme per il futuro del territorio.

Per il sindacato il governo “sta distruggendo i trasporti interregionali a favore dell’alta velocità”

Le responsabilità, secondo il sindacato, sono precise e gravano sull’esecutivo. “Le responsabilità del governo sono immani”, afferma Ciro Zeno. Quello che sta accadendo, prevede, “metterà inevitabilmente in ginocchio il sistema ferroviario italiano da qui a due anni”. Una deriva che ha conseguenze immediate e tangibili sulla pelle delle persone. “Le famiglie si stanno impoverendo a causa della mancanza di treni e di collegamenti adeguati”, spiega il segretario, descrivendo un circolo vizioso in cui l’assenza di un servizio ferroviario regionale ed interregionale efficiente costringe gli studenti ad affitti salatissimi nelle città universitarie e spinge i lavoratori a cercare casa il più vicino possibile al posto di lavoro.

Le conseguenze sociali ed economiche di un territorio lasciato indietro

L’effetto a lungo termine di questa paralisi dei trasporti, secondo la Filt Cgil, è lo spopolamento. “Le nostre città si stanno svuotando perché i lavoratori, comprensibilmente, ricercano una maggiore comodità”, osserva Zeno.

La scelta spesso obbligata è lasciare l’Umbria per non dover combattere ogni giorno con “tempi di percorrenza biblici” e soppressioni improvvise. Il quadro che ne emerge è quello di un’Italia a due velocità, dove i grandi corridoi dell’alta velocità prosperano mentre le connessioni trasversali e le linee secondarie, vitali per la coesione territoriale, languono. Da Perugia a Roma si possono impiegare anche quattro ore, da Foligno la capitale sembra una meta irraggiungibile, da Orvieto spesso si preferisce ricorrere all’automobile.Questo non è vivere – aggiunge il segretario – questo è sopravvivere”.

Di fronte a questa situazione, la proposta della Filt Cgil Umbria è netta e va al cuore del modello di gestione: “Le Fs, lo ribadiamo a gran voce, devono rimanere pubbliche. I trasporti devono essere rigorosamente pubblici, devono garantire la mobilità a tutti”.

Per Zeno, non si tratta di una semplice questione di efficienza, ma di un diritto fondamentale e di una precondizione per lo sviluppo. La mobilità, insiste, non può essere un privilegio.

L’appello per un fronte unitario oltre gli schieramenti politici

La risposta auspicata dal sindacato non è solo di protesta, ma di costruzione di una pressione politica trasversale e concreta. Zeno lancia un appello a tutte le istituzioni umbre, “al di là dei posizionamenti di partito”, perché trovino una voce comune. “Serve un documento di tutte le forze politiche, di tutte le istituzioni umbre, inclusi sindaci e i presidenti delle province, che, insieme, tutelino gli umbri”, propone, suggerendo anche un’interazione con le regioni limitrofe come Toscana, Marche e Lazio, che spesso condividono le stesse criticità sulle linee interregionali.

Il tono finale è di amara constatazione. “I pendolari, lavoratori e gli studenti che utilizzano il treno non possono essere schiavi della loro vita, non possono essere schiavi dei trasporti che non funzionano”, conclude Ciro Zeno. “Meritano dignità e non slogan”. Una dignità che, per migliaia di umbri, oggi sembra legata all’orario di un treno che, troppo spesso, non rispetta le promesse o non parte proprio. La mobilità è la linfa di un territorio, e quando questa si inceppa, è l’intero organismo sociale ed economico a rischiare il collasso.

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Federico Zacaglioni
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