La commissione nazionale di garanzia del Partito Democratico interviene sul caso Terni e chiude il contenzioso: accoglie il ricorso di Casa Democratica, annulla la delibera regionale che vanificava gli esiti del congresso ternano e conferma la piena legittimità degli organismi eletti al congresso. Pierluigi Spinelli resta segretario provinciale del PD di Terni, ma nel giorno della vittoria certificata dal Nazareno è lui stesso a compiere un passo politico decisivo e una mossa di responsabilità per arrivare alla normalizzazione.
In un comunicato diffuso poco dopo quello della mozione Casa Democratica, che ne aveva sostenuto candidatura ed elezione, è lui stesso a rimette il proprio mandato a disposizione del segretario regionale Damiano Bernardini, nel tentativo dichiarato di aprire un percorso di pacificazione. Nel frattempo, si fa strada l’ipotesi Andrea Delli Guanti come nuovo segretario provinciale, mentre lo stesso Spinelli potrebbe assumere il ruolo di capogruppo in consiglio comunale al posto di Emidio Gubbiotti, che farebbe un passo di lato per ragioni professionali e - anche nel suo caso - di responsabilità.
La nota di Casa Democratica è netta già nelle prime righe: “La commissione nazionale di garanzia ha accolto il nostro ricorso, annullando la delibera della commissione regionale: gli organismi eletti col congresso sono legittimati a proseguire il percorso di definizione degli assetti dei dem ternani e Pierluigi Spinelli è il segretario provinciale del PD di Terni”.
La mozione, che da settimane chiedeva un intervento chiarificatore del Nazareno, insiste sul significato politico della decisione: “Quanto fin qui avvenuto deve porre un elemento di riflessione su come decidiamo di essere partito”, scrive la corrente, aggiungendo che “Casa Democratica è a disposizione, ostinatamente e con la convinzione che sia la strada per un partito utile all’Umbria e agli umbri”.
Colpisce anche il passaggio più autocritico, che allude alla contrapposizione interna: “È del tutto evidente come sia non più rinviabile la necessità di rifuggire superficialità, rigidità e strumentalità che rischiano di compromettere la nostra azione politica”. Un appello che suona come invito alla responsabilità collettiva, in un partito che nell’ultimo anno ha vissuto una delle sue fasi più intricate.
La decisione della commissione di garanzia nazionale ricompone un quadro istituzionale che si era paralizzato: il congresso è valido, gli organismi sono legittimi, e la definizione degli assetti non può più essere congelata dai ricorsi.
La posizione di Pierluigi Spinelli è altrettanto ferma. Il segretario provinciale sottolinea il valore del pronunciamento: “La commissione nazionale di garanzia ha sgombrato il campo da dubbi di legittimità sul congresso”.
Poi entra nel merito del clima interno: “Finalmente si pone un punto di chiarezza rispetto alle vicende che hanno riguardato il congresso di Terni e rispetto al rischio di strumentalizzare i percorsi democratici interni al partito”.
Spinelli ricostruisce anche il lavoro degli ultimi mesi, quasi a rivendicare il ruolo della base: “Terni è un territorio strategico per il futuro dell’Umbria. Qui c’è un partito in salute che ha voglia di fare e di partecipare. Lo abbiamo dimostrato ricomprando la sede con l’esclusivo contributo dei militanti”. E ancora: “Abbiamo mobilitato al congresso una percentuale di iscritti superiore ad altri territori, organizzato una festa de l’Unità di spessore politico e dato un contributo fondamentale alla manifestazione del 4 ottobre per difendere le istituzioni democratiche contro una interpretazione spregiudicata e arrogante del ruolo di sindaco da parte di Bandecchi”.
Il nodo più teso arriva quando affronta le contestazioni personali: “Se sulla mia persona continuano a persistere pregiudiziali ormai non sorrette da elementi regolamentari, sono pronto a mettere a disposizione il mio ruolo di segretario del PD della provincia di Terni per consentire al partito di continuare a essere laboratorio di buona politica”.
E chiude con una frase che suona come un manifesto politico: “Solo il condividere l’azione per il bene comune garantisce la libertà”.
In questo quadro, l’affidamento della crisi al segretario regionale Damiano Bernardini appare una scelta funzionale a sbloccare la situazione e trovare una soluzione condivisa.
In questo nuovo equilibrio, prende forza una prospettiva che circola da giorni: Andrea Delli Guanti, già segretario comunale, potrebbe guidare il PD provinciale. Figura dialogante e conosciuta dai vari fronti interni, rappresenterebbe la soluzione capace di evitare ulteriori lacerazioni. Parallelamente, per Spinelli si aprirebbe il ruolo di capogruppo in Consiglio comunale, posizione che gli darebbe visibilità istituzionale e continuità politica. Una redistribuzione degli incarichi che, secondo più di un dirigente, permetterebbe di “ricucire senza umiliare nessuno”.
La crisi non è formalmente chiusa, ma la decisione della garanzia nazionale ha rimesso il PD ternano su un binario politico chiaro. Ora la sfida è trasformare una lunga fase di scontro in un nuovo equilibrio. Il messaggio dei protagonisti è univoco: ripartire dalle regole, dalla partecipazione e da un clima meno conflittuale. La sensazione, nelle ultime ore, è che la vicenda non si chiuda solo con un nome. Si chiuderà se il PD ternano riuscirà a tornare una comunità politica capace di discutere - e anche litigare - senza paralizzarsi.
Un obiettivo che, dopo mesi di contese interne, non è affatto secondario.