Un piccolo borgo, quello di Papigno nel Comune di Terni, che si accende, letteralmente, grazie a un progetto culturale che ha saputo unire la voce della musica con quella della comunità. Si è conclusa con successo la rassegna “Il borgo in_canta”, tenutasi dal dal primo al 3 settembre scorsi nel suggestivo Castello di Papigno, dove tra spettacoli, luci e creatività diffusa si è celebrato un nuovo modo di vivere e far vivere i luoghi dimenticati.
“Anche Papigno, come tutti i Borghi già attivi, è presidiato dalla nostra amministrazione”, ha dichiarato l’assessore alla Cultura del Comune di Terni, Michela Bordoni, durante la serata conclusiva. “Insieme all’associazione e alla comunità locale, facciamo rete per costruire occasioni che restano, che durano”.
Una visione concreta, sostenuta da iniziative che valorizzano l’identità locale e rilanciano i territori attraverso la partecipazione collettiva e il sostegno istituzionale.
La rassegna, organizzata dall’Associazione “Il Castello di Papigno” sotto la direzione artistica di Gianni Neri, è stata molto più di una semplice serie di eventi. È stata una dimostrazione concreta di come un borgo possa rinascere grazie all’interazione virtuosa tra pubblico, privato e cittadini.
Il contest “Vicoli tra Luci e Note” ha coinvolto direttamente gli abitanti, che hanno decorato e illuminato le proprie abitazioni, trasformando le vie del paese in un vero e proprio percorso emozionale.
“Fare comunità significa unire energie e risorse,” ha sottolineato l’assessore Bordoni, “e l’esperienza di Papigno ne è la dimostrazione più autentica”. Non si è trattato soltanto di estetica o folklore, ma di una strategia culturale che mette al centro le persone, le tradizioni e il senso di appartenenza.
Uno degli aspetti più apprezzati della manifestazione è stato proprio il coinvolgimento multigenerazionale. “Anche le persone più anziane si sono donate”, ha raccontato con emozione Melody Enehizena, tra le promotrici dell’iniziativa. “Abbiamo avvertito una piacevole sensazione nell’aria, fatta di condivisione vera”.
La premiazione del contest si è svolta il 4 settembre, con la partecipazione di una azienda agricola locale di Ferentillo, a testimonianza di come la rete si estenda oltre i confini del borgo, coinvolgendo realtà produttive del territorio.
A dare il via alla rassegna, il concerto del cantautore ligure Franco Fasano, capace di toccare le corde più profonde del pubblico con una selezione dei suoi brani più noti. Un debutto scelto non a caso, capace di unire generazioni diverse attraverso la forza della musica d’autore.
Il titolo della rassegna, “Il borgo in_canta”, ha così preso forma non solo nel canto, ma nella narrazione corale di un territorio che vuole tornare a vivere, a essere protagonista del proprio futuro.
“Papigno oggi dimostra che questa strada è quella giusta”, ha ribadito l’assessore Bordoni, “il borgo si anima, prende vita e si proietta nel futuro con rinnovata forza”.
La riuscita della manifestazione non è frutto del caso: l’iniziativa ha beneficiato del bando contributi promosso dall’amministrazione comunale, pensato per favorire la rinascita dei borghi attraverso eventi di qualità. Un investimento che, come in questo caso, genera ritorni immediati in termini di partecipazione, visibilità e coesione sociale.
Il successo della rassegna al Castello di Papigno si inserisce all’interno di una più ampia strategia che l’amministrazione comunale sta portando avanti da due anni, con l’obiettivo di restituire dignità, funzione e protagonismo ai borghi del ternano.
In un’epoca in cui molti piccoli centri rischiano l’abbandono, Papigno mostra una strada diversa, fatta di interventi mirati, ascolto della comunità e valorizzazione delle eccellenze locali.
Un cammino appena iniziato, ma già capace di ispirare. Perché, come ha ricordato Melody Enehizena, “crediamo che fare rete in realtà come la nostra sia l’unico modo per salvare quei piccoli borghi che troppo spesso rimangono sconosciuti e abbandonati”.
Papigno, ora, non è più soltanto un nome sulla carta geografica. È diventato un luogo che si racconta, si illumina e si riconosce nella propria identità. E questo, forse, è il risultato più grande.