23 Sep, 2025 - 22:38

Oltre 300 vestiti rubati, il giudice di Perugia sospende il processo

Oltre 300 vestiti rubati, il giudice di Perugia sospende il processo

Il giudice del tribunale di Perugia ha accolto la richiesta di messa alla prova avanzata dall’avvocato Luca Pietrocola per una donna straniera di 37 anni accusata di ricettazione. La donna era stata trovata in possesso di un vero e proprio bottino di merce rubata: oltre 300 articoli di abbigliamento e accessori provenienti da furti in vari negozi della città. L'accusata avrebbe agito con la complicità di un'altra donna, la cui posizione è stata stralciata e sarà affrontata separatamente.

Cosa significa la messa alla prova e come funziona in tribunale

La misura della messa alla prova comporta la sospensione del processo penale a carico dell'imputata, a fronte dello svolgimento di attività di riabilitazione e lavori di pubblica utilità. In base all'ordinamento penale italiano, la messa alla prova consente agli imputati di reati minori di evitare la condanna se portano a termine un programma di recupero stabilito dal tribunale. Durante questo periodo, la 37enne dovrà seguire le prescrizioni stabilite essendo affidata ai servizi sociali competenti. Se al termine del periodo di prova tutti gli obblighi saranno stati rispettati con esito positivo, il reato verrà dichiarato estinto e la donna eviterà una condanna definitiva; in caso contrario, il procedimento penale riprenderà il suo corso normale.

Oltre 300 vestiti e accessori rubati tra il 2021 e il 2022

Secondo gli atti della Procura, la donna aveva accumulato, tra il 2021 e il 2022, più di trecento capi di vestiario e accessori provenienti da furti, molti dei quali ancora provvisti del cartellino di vendita. Gli investigatori, inventariando la merce sequestrata, hanno redatto un elenco dettagliato del materiale rinvenuto. In totale sono stati sequestrati:

  • circa 70 paia di jeans e pantaloni,

  • oltre 90 tra t-shirt e magliette,

  • una cinquantina fra gonne, vestiti e giacche,

  • più di 40 fra felpe e camicie,

  • circa 20 capi di biancheria intima e body,

  • oltre a varie paia di scarpe, borse e altri accessori.

Questa enorme quantità di merce rubata era nascosta e conservata per essere rivenduta o utilizzata, e il fatto che molti articoli fossero nuovi (con etichette attaccate) indica che provenivano direttamente dagli scaffali dei negozi.

I marchi più noti trovati nel bottino: da Zara a Nike

La collezione illecita di abiti spaziava tra moltissimi marchi, a indicare che i furti erano stati commessi in numerosi punti vendita della città. Si andava dalle catene di abbigliamento economico come Terranova, OVS, Piazza Italia e H&M, ai marchi giovanili come Zara, Bershka e Pull&Bear, fino all'intimo di Tezenis e Yamamay. Non mancavano neppure articoli sportivi firmati Adidas e Nike, né capi ispirati a personaggi popolari come Disney, Hello Kitty, Garfield e altri.

Accusa di ricettazione con recidiva per la donna fermata

Per questi fatti, la Procura della Repubblica di Perugia contesta alla 37enne il reato di ricettazione, ovvero la detenzione consapevole di merce rubata. Tale reato è punito dal codice penale con pene che possono arrivare fino a 8 anni di reclusione, ma nel caso in questione si è ritenuto applicabile l'istituto della messa alla prova.

Va sottolineato che la contestazione include l'aggravante della recidiva specifica, segno che la donna aveva già precedenti penali per reati simili. Questo ha reso la vicenda ancora più seria dal punto di vista giudiziario; nonostante ciò, il giudice ha comunque concesso all'imputata la possibilità di provare a riabilitarsi attraverso la prova. Nel frattempo, la posizione della presunta complice è stata stralciata dal procedimento principale e sarà trattata separatamente, con un eventuale processo distinto.

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Francesca Secci
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