La volontà politica, almeno a parole, è unanime: il nuovo ospedale di Terni si deve fare. È su tempi, risorse e scelte concrete che il terreno si fa incerto. Domani 13 ottobre dalle 9.30 alle 15 il consiglio comunale aperto che per l'occasione sarà ospitato dalla BCT di piazza della Repubblica metterà finalmente attorno allo stesso tavolo istituzioni, forze politiche e cittadini. L’obiettivo dichiarato è chiarire una questione che, da anni, oscilla tra annunci, studi preliminari e rimpalli di competenze.
La Regione Umbria, responsabile della programmazione sanitaria, aveva inserito nel programma di legislatura del Patto Avanti l’impegno a "iniziare la progettazione del nuovo ospedale di Terni, da realizzare con fondi pubblici e in un’area servita da adeguate vie di comunicazione". Parole della presidente Stefania Proietti, che ha più volte ribadito l’intenzione di farne un’infrastruttura moderna e strategica per la sanità dell’Umbria meridionale: 600 posti letto, 500 milioni di euro di investimento e la conferma della qualifica di DEA di secondo livello, cioè centro di riferimento per le emergenze complesse.
Un orizzonte ambizioso, destinato però a misurarsi con la realtà delle risorse e dei tempi. L’affidamento, avvenuto nelle scorse settimane, di un incarico di supporto alle decisioni politiche da parte del direttore generale Casciari allo studio Binini & Partners di Reggio Emilia è stato presentato come una svolta epocale. Ma in realtà è solo il primo passo tangibile (dopo un anno di governo) di ricerca delle pre-condizioni per cominciare a progettare qualcosa. In altri contesti si sarebbe chiesto conto del ritardo, ma a Terni - dopo anni di immobilismo - l'evento è stato raccontato come se si trattasse di un grande segnale politico.
La presidente Proietti sa bene che sulla sanità si gioca gran parte della credibilità del suo mandato. Per questo ha affidato il dossier alle figure chiave della struttura regionale: Daniela Donetti, direttrice della Sanità, e Paolo Gattini, dirigente delle Infrastrutture. Entrambi dovranno garantire che la progettazione non si perda nei meandri burocratici che hanno paralizzato il tema per oltre un decennio. Tuttavia, al di là del pressing dei consiglieri regionali Francesconi e Maria Grazia Proietti, il resto della coalizione di centrosinistra appare timido, concentrato soprattutto sull’Alta Umbria, bacino elettorale e terreno d’azione privilegiato.
Sul fronte comunale, il sindaco Stefano Bandecchi mantiene la sua linea: "Terni deve avere un ospedale moderno ed efficiente accanto all’attuale, da realizzare in meno di cinque anni, con fondi pubblici e procedure snelle", ha ribadito anche di recente. Per il primo cittadino, che è anche presidente della Provincia, il nuovo ospedale è parte di una strategia più ampia di riequilibrio territoriale e si può fare in circa 5 anni e con una spesa di molto inferiore ai 500 milioni ipotizzati dalla Regione. Sull'incarico ricognitivo urbanistico, affidato dal DG dell'Azienda ospedaliera Casciari, ha fatto spallucce: "Niente di nuovo".
La preoccupazione ternana, tutt’altro che infondata, è che con l’avvio dei lavori per il nuovo polo Narni-Amelia, previsto per il 2026, Terni possa perdere peso specifico nel sistema sanitario regionale. Il timore, in ambienti comunali, è che possa affermarsi l’idea - mai del tutto nascosta e sempre in agguato - di un’Umbria con un’unica azienda ospedaliera, quella del Silvestrini di Perugia, e un ospedale ternano ridimensionato a presidio di comunità.
Bandecchi, da parte sua, continua a sostenere che con 300 milioni di euro si possa costruire un nuovo blocco ospedaliero in meno di cinque anni. Una cifra lontana dalle stime regionali, ma che, secondo il sindaco, basterebbe se accompagnata da un approccio pragmatico e da una governance decisionale snella.
Dall’altra parte, il centrodestra appare ancora alla ricerca di una linea unitaria. L’ex presidente Donatella Tesei non aveva mai espresso una scelta politica chiara sul nuovo ospedale, lasciando ai suoi assessori - Luca Coletto alla Sanità ed Enrico Melasecche ai lavori pubblici - la patata bollente di trovare la quadra tra questioni sanitarie e investimenti infrastrutturali. Gli altri partiti, non pervenuti.
Melasecche, in particolare, aveva sostenuto la formula del project financing, cioè la costruzione con capitale privato in cambio di una gestione pluriennale dell’opera. Ma il progetto, presentato dal raggruppamento ABP Nocivelli-Salc, è stato bocciato due volte dagli uffici regionali per ragioni di economicità e per criticità tecniche.
A fine legislatura, il risultato è stato un nulla di fatto: un generico incarico per una nuova indagine preliminare e circa 120 milioni di euro che, nel frattempo, sono stati assorbiti dal bilancio regionale. Il centrodestra, oggi all’opposizione, sembra più impegnato a presidiare l’avanzamento del cantiere Narni-Amelia che a rilanciare un progetto ternano ancora fermo al palo.
E il silenzio seguito alla riunione della Terza Commissione regionale, senza un comunicato unitario della coalizione, conferma che le divisioni interne restano profonde.
Il consiglio comunale aperto di domani non promette soluzioni definitive, ma almeno un confronto pubblico. A oggi mancano certezze su tempi, coperture economiche, localizzazione e soprattutto sulla strategia regionale complessiva.
Un tecnico del settore fa notare che il project financing valutato negativamente prevedeva la realizzazione di un nuovo ospedale in cinque anni, compreso un anno di progettazione, per un costo di realizzazione di 280 milioni più le spese tecniche. Si sarebbe trattato di un nuovo blocco con 620 posti letto, 15 sale operatorie, 36 ascensori, due piani interrati di parcheggi per mille posti auto, con scale mobili che accedevano direttamente all'ospedale, una nuova viabilità con una bretella da viale Triste e viale Trento accanto alla Facoltà di Medicina.
Oggi si parla di 500 milioni (circa 1 milione di euro a posto letto), senza una precisa scelta politica sulla collocazione (come se farlo a Colle Obito o a Maratta fosse la stessa cosa) e con scenari di cronoprogramma che superano i dieci anni. Con la conseguenza di portare a una lievitazione dei costi, tipica di queste opere, che finirebbe per portare il costo complessivo ad almeno il 30-40% in più alla fine della giostra.
Nel frattempo, a meno di 40 km di distanza, un'altra amministrazione regionale di centrosinistra - quella del Lazio di Nicola Zingaretti - aveva presentato 3 anni fa il progetto del nuovo ospedale di Rieti: polo DEA completamente green da 440 posti letto tra ordinari, di day hospital, intensiva e sub intensiva, lungodegenza e riabilitazione al costo di 179 milioni.
Insomma, il nuovo ospedale di Terni è diventato, di fatto, un simbolo: la cartina di tornasole della capacità delle istituzioni umbre di programmare e realizzare infrastrutture sanitarie moderne e di equilibrio territoriale. Se resterà una promessa o diventerà un cantiere vero dipenderà, ancora una volta, dalla coerenza fra parole e scelte.