29 Jul, 2025 - 21:30

Nucleare in Umbria, la Regione chiude le porte: "Niente centrali né scorie, solo rinnovabili"

Nucleare in Umbria, la Regione chiude le porte: "Niente centrali né scorie, solo rinnovabili"

La Regione Umbria alza il muro contro il nucleare. Non sono passate che poche ore dall'ultima provocazione del presidente della Provincia e sindaco di Terni Stefano Bandecchi sulla possibilità di realizzare una centrale atomica nel territorio comunale, che Palazzo Donini risponde con la voce dell'assessore regionale all'ambiente Thomas De Luca. Parere negativo secco al disegno di legge governativo sull'energia nucleare sostenibile. Una chiusura totale che arriva proprio mentre il sindaco ternano continuava a lanciare sassi nello stagno della politica energetica regionale.

Il documento ufficiale, espresso nell'ambito della consultazione telematica della Commissione Ambiente, Energia e Sostenibilità, non lascia spazio a interpretazioni. La Regione si schiera con le altre amministrazioni territoriali che hanno bocciato il testo in commissione tecnica e politica, costruendo un fronte compatto di resistenza alle scelte dell'esecutivo centrale.

"È inaccettabile anche solo pensare a una centrale nucleare o un deposito di scorie sul territorio umbro", dichiara l'assessore De Luca (M5S) con la durezza di chi non intende negoziare. Le parole dell'esponente regionale disegnano uno scenario di scontro frontale con il governo, con la minaccia di un ricorso diretto alla Corte Costituzionale che aleggia come una spada di Damocle sulla norma nazionale.

Un disegno di legge che ignora i territori: le criticità evidenziate dalla Regione

Il cuore della questione non sta solo nel rifiuto ideologico dell'atomo, ma nella struttura stessa del provvedimento governativo. Il disegno di legge, secondo l'analisi di Palazzo Donini, trasforma i territori in spettatori inermi delle decisioni dei privati, ribaltando completamente i rapporti di forza tra interesse pubblico e logiche di mercato.

La Regione denuncia l'assenza totale di criteri per il coinvolgimento delle amministrazioni locali nella scelta dei siti per gli impianti nucleari e per lo smaltimento delle scorie radioattive. Una lacuna che assume i contorni di una vera e propria "espropriazione democratica, dove le comunità perdono ogni voce in capitolo sul proprio futuro energetico e ambientale".

L'emendamento che proponeva l'intesa con le regioni è stato respinto senza appello, così come quello volto a coniugare l'iniziativa privata con la pianificazione energetica regionale. Un doppio rifiuto che, nelle parole dell'assessore De Luca, potrebbe configurare una violazione dell'articolo 41 della Costituzione, quello che subordina l'iniziativa economica privata all'utilità sociale.

"Il governo può stare sereno: in Umbria la transizione energetica si farà con idroelettrico, fotovoltaico ed eolico", ribadisce l'assessore, tracciando una strada alternativa che punta tutto sulle fonti rinnovabili tradizionali.

Niente compensazioni, nessun dibattito: un testo che esclude i cittadini

Il capo d'accusa più pesante riguarda l'assenza di qualsiasi forma di compensazione per i territori che dovessero ospitare gli impianti nucleari. La proposta dell'ANCI per definire misure compensative è stata accantonata, così come le richieste per percorsi di Valutazione Ambientale Strategica e sistemi di monitoraggio ambientale.

Il disegno di legge non distingue nemmeno tra le diverse tecnologie nucleari, accomunando fissione e fusione in un unico contenitore normativo che ignora le considerevoli differenze in termini di sicurezza e impatto ambientale. Una genericità che - secondo Palazzo Donini - diventa ancora più problematica se si considera l'esclusione totale della tecnologia dei sali fusi di torio dalle valutazioni del legislatore.

Ma forse l'elemento più inquietante, secondo la lettura regionale, è l'eliminazione di ogni forma di dibattito pubblico. I portatori di interesse e gli enti territoriali restano fuori da qualsiasi processo decisionale sulla localizzazione degli impianti, trasformati in semplici osservatori di scelte calate dall'alto.

La Regione Umbria non si limita a criticare, ma rilancia la sua strategia energetica alternativa. Le fonti rinnovabili diventano il pilastro di una transizione che punta sull'idroelettrico, già forte nella regione grazie alla presenza di bacini naturali e artificiali, sul fotovoltaico e sull'eolico. Una triade che dovrebbe garantire l'autosufficienza energetica senza i rischi legati all'atomo e alle sue scorie millenarie.

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Federico Zacaglioni
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