Nicola Zingaretti ha elogiato l'Umbria come "modello italiano di alleanze". Una regione, ha spiegato, dove il centrosinistra nell'ultimo anno ha trovato la forza per ricompattarsi e mettere in campo un progetto politico in grado di superare differenze e divisioni.
L'eurodeputato del Pd è intervenuto a Perugia domenica 5 ottobre, nell'ambito di 'C'è ancora domani', iniziativa organizzata da alcuni esponenti del Partito democratico. Presenti, fra gli altri, la sindaca di Perugia, Vittoria Ferdinandi, il presidente della Provincia di Perugia, Massimiliano Presciutti, il segretario regionale del Pd, Damiano Bernardini, il vicepresidente regionale Tommaso Bori e la presidente dell'Assemblea legislativa, Sarah Bistocchi.
Prima, a giugno, l'elezione della candidata del centrosinistra Vittoria Ferdinandi, diventata sindaca del capoluogo dopo dieci anni di amministrazione del centrodestra. Poi, a novembre, quando Stefania Proietti è stata eletta nuova presidente della Regione, riportando l'Umbria in mano al centrosinistra.
"In Umbria - ha detto Zingaretti a Perugia - è stato sperimentato che la vittoria è il risultato di alleanze larghe ma oltre a questo un'idea di futuro per il territorio. E infatti si vede. È stata salvata l'Umbria e ci sono buone amministrazioni, è stato aperto un orizzonte che dà speranze ed è bello che si torni a discutere del perché si vince e non solo aimè quando si perde".
L'eurodeputato dem ha parlato a più riprese di speranza, la stessa che si perde quando si sceglie di non andare a votare, ha detto in proposito del crescente astensionismo che ha caratterizzato le ultime elezioni. La sfiducia nella partecipazione e nella possibilità di cambiamento è un problema che non dipende solamente dalle "condizioni materiali di vita" delle persone ha detto ancora.
"Nel '48 - ha sottolineato - stavano molto peggio gli italiani ma votavano di più perché c'era la costituzione, c'era stato l'orrore del fascismo e si aveva la speranza di poter cambiare. Il caso umbro è importante perché qui si è riaccesa una speranza che attraverso il voto si potessero cambiare le cose. Da questo bisogna ripartire".
"Abbiamo costruito un'alternativa alla destra e il Pd è tornato a vincere evitando di fare il protagonista indiscusso ma il regista generoso in un progetto politico chiaro, in coalizione perché da soli non è possibile" ha dichiarato all'evento perugino Sarah Bistocchi.
Un progetto che per il segretario regionale Pd, Damiano Bernardini dovrà proseguire per "costruire il domani come l'obiettivo dei prossimi mesi e dei prossimi anni, in una comunità diffusa che condivide percorsi umani e politici".
"La sfida, ora, è dimostrare di come si possano cambiare le cose" ha dichiarato Presciutti sottolineando come l'Umbria con il suo esempio possa fungere "da traino per l'Italia di mezzo".
La sindaca Ferdinandi ha parlato delle relazioni come base della buona politica "per affrontare le sfide e accompagnare i cambiamenti che stanno trasformando la nostra Perugia, una città complessa che merita attenzione e confronto costante".
"Abbiamo preso un partito in macerie - ha concluso Bori - e abbiamo lavorato a ricostruire il partito prima, e poi la coalizione, con un progetto chiaro e una direzione netta. Ci siamo orientati nella scelta delle persone giuste per le candidature, non quelle più comode".
Zingaretti ha passato in rassegna anche la situazione nazionale definendo, senza mezzi termini "una catastrofe per gli italiani" il governo Meloni dove per vincere l'unica possibilità è "mettere in campo un'alternativa". Impresa che l'Umbria sembra aver compiuto perché "qui è stata messa in campo un'alternativa alla destra che stava rovinando questa terra meravigliosa".
"Noi abbiamo Giorgia Meloni presidente del Consiglio - ha concluso - perché il centrosinistra si è diviso ma gli italiani hanno votato per noi. Le opposizioni hanno avuto più voti del centrodestra che governa con una minoranza di elettori perché ha prevalso la follia anche del Pd 'meglio soli ma buoni'. È stata un'ecatombe democratica".
Riguardo alle manifestazioni che hanno riempito le piazze in questi giorni ha parlato di "segnali bellissimi che l'Italia e i giovani non sono indifferenti" e anche della necessità di "diffidare di chi ha paura delle piazze piene perché vuole la democrazia dell'elite e del potere che opprime le persone".