"È con profonda emozione e grande senso di riconoscenza che porto oggi il saluto della Città di Gubbio a questo convegno dedicato al professor Lanfranco Rosati, un uomo di pensiero e di azione, un educatore appassionato, un eugubino illustre che ha saputo onorare con la sua opera, i suoi studi e il suo impegno civile non solo la terra che gli ha dato i natali, ma l’intera comunità scientifica e accademica italiana": con queste parole il sindaco di Gubbio, Vittorio Fiorucci, ha aperto il suo intervento ieri mattina 5 giugno a Città di Castello, in occasione del convegno dedicato alla figura del professor Lanfranco Rosati, organizzato dalla Fondazione Villa Montesca in collaborazione con l’Università degli Studi Link.
Un evento carico di significato, non solo per il valore scientifico del contributo offerto, ma per il profondo legame umano e culturale che ha unito il professor Rosati alla sua terra d’origine, Gubbio, e alla città che lo ha accolto e accompagnato nel suo lungo cammino accademico, Città di Castello.
Dal cuore dell’Umbria, un pensiero che ha parlato al mondo
Nato a Gubbio, Lanfranco Rosati è stato uno di quei rari intellettuali capaci di coniugare radici profonde con uno sguardo largo, attento, sempre rivolto al futuro.
"Il professor Rosati ha presto trovato a Città di Castello una seconda casa, e da qui ha costruito un percorso straordinario, intrecciando con intelligenza e profondità il sapere pedagogico con quello umanistico", ha ricordato il sindaco Fiorucci.
Gli studi di Rosati, avviati già alla fine degli anni Sessanta presso l’Università di Siena, e poi maturati all’Università di Perugia, hanno lasciato un’impronta duratura non solo nella didattica, ma anche nella cultura della formazione e della responsabilità educativa.
Con acutezza teorica e sensibilità pratica, il professore ha saputo interpretare l’educazione non come tecnica, ma come relazione: come arte di ascoltare, di guidare, di seminare pensiero critico.
Fedele alle radici, aperto al mondo
"Come sindaco di Gubbio – ha aggiunto Fiorucci – non posso che sottolineare con orgoglio il legame che il professor Rosati ha sempre mantenuto con le sue radici eugubine."
Un legame profondo, che non si è mai affievolito, neppure nei contesti più prestigiosi che Rosati ha abitato con naturale autorevolezza: dall’Università degli Studi di Perugia, dove fu Professore ordinario di Didattica Generale, fino alla Università eCampus, di cui fu Rettore fin dalla fondazione.
"Anche nei contesti più prestigiosi, Rosati ha sempre testimoniato un’attenzione costante al territorio, alla cultura umbra, alla dimensione umana dell’insegnamento e dell’apprendimento."
Un’evidente cifra personale e intellettuale: quella di chi sa che l’universalità del sapere nasce dalla profondità delle proprie radici. E che l’insegnamento, prima ancora che trasmissione di contenuti, è cura dell’altro, è sguardo educativo, è fiducia nei giovani.
Maestro di pedagogia e di umanità
"Un grande amore per lo studio, il suo, ma anche per i ragazzi, che ha formato con un’attenzione e una cura davvero rare."
Questa frase, pronunciata con commozione dal sindaco, riassume forse nel modo più semplice e vero l’eredità viva lasciata dal professor Rosati. Non un accademico chiuso nella torre d’avorio, ma un educatore che ha saputo coniugare rigore e prossimità, ricerca e passione civile.
La sua opera si è sviluppata su più livelli: accademico, editoriale, giornalistico. Con rigore metodologico e chiarezza comunicativa, Rosati ha costruito ponti tra il sapere e la vita, tra la teoria e l’impegno pubblico.
"Il suo contributo agli studi umanistici e pedagogici è stato profondo e articolato: attraverso pubblicazioni, corsi, convegni, ma anche attraverso la sua intensa attività pubblicistica e giornalistica, ha saputo coniugare rigore scientifico e chiarezza comunicativa, dialogando con il mondo accademico ma anche con la società civile."
Una capacità rara: parlare a tutti senza banalizzare nulla. Lasciare un segno negli studenti, nei colleghi, nei cittadini.
Un’eredità viva, che interpella il presente
Nel tempo delle trasformazioni profonde e rapide, anche nel mondo dell’istruzione e della comunicazione, la figura di Rosati appare oggi ancora più necessaria: come punto di riferimento, come modello etico e intellettuale, come testimonianza di una visione dell’educazione che non rinuncia all’umano.
"È per questo che oggi ci ritroviamo non solo per ricordare, ma per far vivere ancora il pensiero e la visione del professor Rosati: una visione aperta, innovativa, umanamente radicata. Una visione che oggi più che mai, nel tempo delle trasformazioni tecnologiche e delle nuove sfide educative, può e deve continuare a guidarci."
Le parole del sindaco Fiorucci sono state accolte da un lungo applauso nella sala di Villa Montesca, che ha riunito docenti, studenti, rappresentanti istituzionali e cittadini. Una comunità vasta e grata, segno tangibile di quanto la figura del professor Rosati abbia inciso nel tempo e nello spazio.
Grazie, professore!
Nel concludere il suo intervento, il sindaco ha voluto esprimere un ringraziamento particolare alla Fondazione Villa Montesca e all’Università degli Studi Link, che hanno reso possibile questa giornata di memoria attiva e riflessione condivisa. Ma, soprattutto, ha rivolto un pensiero grato a chi è stato il vero protagonista – anche nell’assenza fisica – di questo incontro: "Grazie, soprattutto, al professor Rosati per l’eredità che ci lascia: un’eredità viva, generosa, profondamente ispiratrice, che avremo cura di custodire e tramandare."
Nel cuore dell’Umbria, tra Gubbio e Città di Castello, si è celebrato oggi qualcosa che va ben oltre l’omaggio formale. Si è celebrata una fedeltà al sapere, un’idea alta di educazione, un modo di essere maestri che non passa mai di moda: fatto di ascolto, di rigore, di prossimità.
Lanfranco Rosati non è stato solo un professore. È stato – e continuerà a essere – una fonte di ispirazione. Per chi insegna, per chi studia, per chi amministra, per chi crede che educare significhi prendere sul serio l’altro.
In un tempo assetato di senso, il suo esempio è un faro discreto ma saldo. Ed è compito di tutti – istituzioni, scuole, università, cittadini – non lasciarlo spegnere.