La vicenda che ha scosso Perugia e non solo sta per entrare in una fase cruciale: un 18enne di Roma è stato chiamato a rispondere in tribunale per il reato di istigazione o aiuto al suicidio, accusato di aver influito sulla tragica morte di Andrea Prospero, studente universitario perugino, trovato senza vita nel suo appartamento il 29 gennaio scorso. Il caso, che ha suscitato molta preoccupazione a livello locale e nazionale, ora si avvia verso il giudizio immediato nei confronti del giovane, che si trova ancora in custodia cautelare.
Il Giudice per le indagini preliminari (GIP) del Tribunale di Perugia ha disposto un decreto di giudizio immediato nei confronti del giovane accusato di aver spinto Andrea a compiere il gesto estremo. L'imputato, originario di Roma, era stato arrestato il 17 marzo e sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari. Le indagini, condotte dalla polizia postale e dalla squadra mobile, hanno portato alla luce una serie di chat tra la vittima e il presunto responsabile, nelle quali emergerebbero indicazioni cruciali sul ruolo dell’imputato nel facilitare il suicidio.
Uno degli aspetti più inquietanti emersi dalle indagini riguarda il contenuto dei messaggi scambiati tra il giovane accusato e Andrea Prospero. Tra questi, uno in particolare ha catturato l'attenzione degli inquirenti: “Puoi morire senza soffrire. Ti dico come”. Questa frase, ritenuta determinante, evidenzierebbe la responsabilità dell'imputato nell'aver fornito alla vittima indicazioni dirette su come portare a termine l’atto suicidario, una condotta che ha spinto la Procura a richiedere un giudizio immediato.
Le autorità hanno completato le analisi dei dispositivi sequestrati e il quadro probatorio acquisito appare sufficiente per avviare il processo, che vedrà l'imputato rispondere del reato di istigazione o aiuto al suicidio. Non solo la chat incriminata, ma anche l'insieme delle prove raccolte dai dispositivi elettronici, ha rafforzato l'ipotesi di colpevolezza. Il giudizio immediato, dunque, non solo conferma la serietà delle accuse, ma accelera il percorso giudiziario, che prevede il dibattimento a partire dall'8 ottobre prossimo.
La morte di Andrea Prospero ha scosso profondamente la comunità perugina, in particolare la sua famiglia, che ha visto sfumare in modo tragico il futuro di un ragazzo ancora giovane, pieno di sogni e progetti. La questione che il processo solleva non riguarda solo la responsabilità dell'imputato, ma anche la portata delle azioni e dei messaggi che possono influire sulle decisioni personali di chi è in un momento di vulnerabilità.
Il caso, inoltre, solleva importanti riflessioni sul ruolo dei social media e delle comunicazioni digitali nel facilitare atti così drammatici, dove una parola o un consiglio possono segnare il destino di una persona. Se da un lato il reato di istigazione al suicidio è già di per sé una questione di grande gravità, dall'altro il suo sviluppo in un contesto tecnologico e sociale sempre più digitalizzato assume una connotazione ancor più preoccupante. Le nuove tecnologie offrono, infatti, sia un’opportunità che una minaccia, facilitando la connessione tra persone ma anche amplificando i rischi legati a comportamenti negativi, soprattutto tra i più giovani.
Questo caso, che farà da precedente in futuro, sottolinea l’importanza di considerare attentamente le implicazioni legali del comportamento online. L'imputato rischia una condanna che potrebbe segnare un precedente importante nelle normative legate all’istigazione al suicidio in Italia, un tema che, sebbene trattato sotto diverse angolazioni, ha visto solo recentemente crescere l’interesse delle istituzioni per il suo legame con la comunicazione digitale.