La morte di Manuele Fiorucci non può essere archiviata come un semplice incidente stradale. Troppe sono le domande rimaste senza risposta, troppe le circostanze da chiarire in una tragedia che ha colpito profondamente la comunità eugubina. Il Pubblico Ministero, dottoressa Mara Pucci, ha aperto un fascicolo d’indagine contro ignoti, in riferimento al decesso del giovane eugubino di 33 anni, avvenuto lungo la strada comunale n. 23 della vecchia Contessa, nel tratto in cui l’automobile su cui viaggiava è precipitata nel fosso San Donato, profondo cinque metri, all’altezza del ponte romano, situato sotto il viadotto della statale 452 Contessa, recentemente ricostruito.
Erano circa le 14:00 di lunedì 7 aprile quando, a seguito della segnalazione di un automobilista di passaggio, il corpo senza vita di Manuele Fiorucci è stato individuato e recuperato. L’automobilista, sporgendosi dal bordo della carreggiata, aveva notato la vettura adagiata su una fiancata, in parte incastrata sotto la volta del ponte romano, in un punto nascosto e difficilmente raggiungibile a occhio nudo.
Immediato l’intervento dei Carabinieri, dei Vigili del Fuoco e del personale del 118, ma per Manuele non c’era più nulla da fare. Il corpo è stato estratto dai soccorritori dall’abitacolo e la vettura, distrutta nell’impatto, è stata recuperata dal fondo del fosso con una potente autogru proveniente dal Comando dei Vigili del Fuoco di Perugia.
L’apertura del fascicolo da parte della Procura della Repubblica rappresenta un atto dovuto e fondamentale. L’ipotesi è quella di un incidente dalle dinamiche ancora da accertare, ma l’obiettivo dell’indagine sarà anche quello di verificare eventuali negligenze nella manutenzione e messa in sicurezza del tratto stradale.
L’avvocato Ubaldo Minelli, legale incaricato dalla famiglia Fiorucci, ha richiesto l’accesso agli atti e sta conducendo una verifica accurata sulle condizioni del tratto di strada comunale dove si è consumata la tragedia. In particolare, si indagherà sulla presenza o assenza della segnaletica stradale, di barriere protettive, parapetti, e altri dispositivi di sicurezza che, in caso di perdita di controllo del veicolo, avrebbero potuto impedire o attenuare le conseguenze del sinistro.
La strada comunale n. 23 della vecchia Contessa non è nuova a criticità. È stretta, tortuosa, scarsamente illuminata e soggetta a deterioramento del fondo stradale, soprattutto in corrispondenza di ponti e sottopassi. In quel tratto, secondo numerosi residenti e frequentatori abituali, mancano indicazioni chiare e barriere di protezione idonee, elementi che potrebbero aver contribuito alla drammaticità dell’incidente.
Il ponte romano sotto il quale è finita la vettura è una struttura storica che si interseca con il nuovo viadotto della Contessa, recentemente oggetto di lavori di rifacimento e messa in sicurezza. Tuttavia, l’area sottostante, compresa la vecchia carreggiata comunale, potrebbe essere stata trascurata nei programmi di manutenzione o risultare inadeguata rispetto agli standard minimi di sicurezza viaria.
Un punto centrale dell’indagine sarà la determinazione dell’orario esatto del decesso di Manuele Fiorucci. Questo elemento è considerato fondamentale per comprendere se vi siano stati ritardi nella scoperta dell’auto e se, in teoria, un intervento tempestivo avrebbe potuto salvargli la vita. L’autopsia, effettuata dal dottor Massimo Lancia presso l’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia, fornirà risposte nei prossimi giorni.
Il fascicolo aperto dalla Procura e l’esame autoptico rappresentano i primi passi formali verso la ricostruzione dettagliata di quanto accaduto, e la famiglia di Manuele attende con comprensibile trepidazione ogni nuovo elemento utile per dare un senso alla tragedia e, se necessario, chiedere giustizia.
In questi giorni di dolore, Gubbio si è stretta con grande commozione attorno alla famiglia Fiorucci. Giovedì sera, a Monteluiano, una folla silenziosa ha preso parte a una fiaccolata in memoria di Manuele, partendo dalla sua abitazione, dove era stata allestita la camera ardente. Volti segnati dalla tristezza, amici d’infanzia, colleghi, parenti: una comunità intera colpita dalla perdita improvvisa di un ragazzo conosciuto e benvoluto da tutti.
La mattina dello stesso giorno, i genitori di Manuele, Simonetta e Giuseppe, si sono recati in silenzio sul luogo dell’incidente, a pochi metri dal punto in cui l’auto del figlio è stata ritrovata. Un gesto di dolore intimo e profondo, che ha commosso quanti li hanno visti inginocchiati sul ciglio della strada, tra il bosco e le pietre antiche del ponte romano.
Oggi, alle ore 15:30 presso la Chiesa abbaziale di San Secondo, si sono tenuti i funerali di Manuele. Una cerimonia partecipata e intensa, in cui si intrecciano il dolore per una perdita inspiegabile e la speranza che la verità, presto o tardi, emerga con chiarezza.
Manuele Fiorucci era un giovane di 33 anni, con progetti, affetti, sogni. La sua morte improvvisa rappresenta non solo una ferita personale per chi lo ha amato, ma anche una questione pubblica. Quando la sicurezza delle strade viene meno, non è più solo una fatalità: è un problema collettivo, un fallimento di sistema.
Il fascicolo aperto dalla dottoressa Mara Pucci è il primo passo verso un’indagine che dovrà accertare se il tratto stradale della vecchia Contessa fosse adeguatamente segnalato e protetto, e se esistano eventuali responsabilità omissive da parte degli enti preposti alla manutenzione e alla sicurezza del territorio.
Questa storia, per quanto dolorosa, non può e non deve essere archiviata come l’ennesima tragedia della strada. La sua famiglia ha il diritto di ricevere risposte, di capire se qualcuno avrebbe potuto – o dovuto – fare di più.
La morte di un giovane uomo lungo una strada poco sicura chiama in causa tutti: le istituzioni, la cittadinanza, la coscienza collettiva. E ci ricorda che ogni curva, ogni ponte, ogni fosso ha una storia e può diventare teatro di dolore se lasciato all’incuria.
Oggi, mentre la città si prepara a salutare Manuele per l’ultima volta, ci si interroga sul futuro di quella strada, e su quello di tante altre come essa. Strade minori solo in apparenza, ma che per chi le percorre ogni giorno sono arterie di vita, di lavoro, di speranza. Perché nessuna famiglia, mai più, debba versare lacrime per una morte che forse poteva essere evitata.