26 Dec, 2025 - 12:00

Moplefan, a Terni è corsa contro il tempo: pressing su Invitalia e interesse da Israele

Moplefan, a Terni è corsa contro il tempo: pressing su Invitalia e interesse da Israele

La crisi della Moplefan di Terni entra nella sua fase più critica e delicata, dove ogni giorno di ritardo può essere decisivo. Il conto alla rovescia per salvare un pilastro del polo chimico umbro è scattato, e le istituzioni locali cercano di coagulare ogni sforzo per spingere Roma verso una soluzione che passa da due nomi: Invitalia e un investitore manifatturiero israeliano. Dopo l’ennesimo appello accorato dei sindacati, la Seconda Commissione regionale si è riunita per fare il punto e trovare un’unità d’intenti, consapevole che solo un pressing compatto sul governo può sbloccare l’impasse.

Il quadro che emerge è di una trattativa complessa, sospesa tra una possibile via pubblica e un interesse privato internazionale, ma ancora tutta da concretare. Invitalia, l’agenzia nazionale per gli investimenti, è chiamata a svolgere un ruolo di garante e di co-gestore, con una partecipazione diretta nella governance per un quinquennio e un contributo di credito. In parallelo, sul tavolo del Ministero delle Imprese e del Made in Italy è arrivata la manifestazione di interesse di un operatore israeliano, disposto a investire cinque milioni di euro, ma a condizione che ci sia l’ingresso di Invitalia. Due binari che devono convergere in fretta.

L’ultima speranza per il rilancio del sito ternano: il binomio Invitalia-Israele

A illustrare lo scenario, dopo il fallimento del negoziato con le banche, è stato l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Francesco De Rebotti. «Nell’ultimo incontro ci è stato comunicato l’avvio delle procedure di scambio di documentazione fra l’azienda e Invitalia», ha riferito, sottolineando però la necessità di una sponda politica forte. «Se vogliamo confidare su questo percorso ed accorciare i tempi è necessario intervenire tutti insieme testimoniando l’urgenza della conclusione del percorso di verifica». Il rischio è che la situazione, già drammatica per i lavoratori in attesa delle spettanze e con l’azienda sotto la minaccia delle ingiunzioni dei creditori, precipiti. «Siamo di fronte ad una situazione che rischia ogni giorno di peggiorare creando condizioni non più gestibili», ha avvertito De Rebotti.

La tensione è palpabile nelle parole dei rappresentanti dei lavoratori, ascoltati in Commissione. Stefano Ribelli (Cgil)Simone Sassone (Cisl)Doriana Gramaccioni (Uiltec)Diego Mattioli (Ugl chimici) e David Lulli (Rsu Moplefan) hanno rimarcato l’importanza strategica della Moplefan per l’intero territorio e l’assoluta necessità di un segnale forte dalle istituzioni. La loro presenza ha ricordato a tutti che dietro la vertenza ci sono famiglie, un indotto e il futuro di un comparto produttivo.

L’assessore del Comune di Terni, Sergio Cardinali, è intervenuto con toni che mescolavano frustrazione e allarme. "Incapacità dell’insieme istituzionale a supportare questa criticità", ha esordito, puntando il dito sulle promesse non mantenute. "A questa azienda sono state promesse risorse pubbliche che a distanza di 5 anni non sono state mai messe in campo. Oggi Terni e l’Umbria rischiano di perdere un pezzo di manifatturiero importante o comunque che rischia di generare un percorso di deindustrializzazione all’interno del polo chimico". La sua richiesta al ministro Adolfo Urso, avanzata insieme a Regione e sindacati, è stata netta: "Abbiamo chiesto di intervenire in prima persona sulla questione. Serve agire con estrema immediatezza".

L’unità istituzionale come unica leva per risolvere la crisi dell'industria chimica

Di fronte a questa urgenza, la risposta politica locale prova a organizzarsi. La presidente della Commissione, Letizia Michelini, facendo proprie le sollecitazioni emerse, si è impegnata a predisporre un atto di indirizzo condiviso per la Giunta regionale e per coinvolgere tutti i parlamentari umbri. L’obiettivo è uno solo: creare un fronte unitario per sollecitare un intervento fattivo del ministro Adolfo Urso. «Serve un’azione forte e condivisa da parte di tutte le istituzioni», era stato il monito in apertura della seduta.

Anche Enrico Melasecche (Lega), vicepresidente della Commissione, ha portato una proposta concreta, chiedendo di verificare se parte dei 15 milioni di fondi sviluppo e coesione già previsti per il polo chimico possano essere destinati a questa emergenza.

La partita per la Moplefan si gioca ormai su un doppio livello. Quello tecnico, tra Invitalia, il possibile partner israeliano e i debiti da ricomporre. E quello politico, dove la capacità delle forze umbre di fare blocco potrà fare la differenza per accelerare una decisione ministeriale. Il tempo a disposizione per evitare la chiusura e un durissimo colpo al tessuto industriale di Terni sta davvero per scadere. La prossima mossa di Roma è attesa come l’ultima cartolina da giocare.

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Federico Zacaglioni
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