Dopo il grandissimo successo riscontrato dalla mostra "Graffiti dell'Umbria", che ha portato in Umbria i graffiti lasciati da mani anonime lungo i secoli, tra l'VIII e il XVII secolo, incisi sulle pareti di luoghi sacri, sentieri del pellegrinaggio e architetture, ora tra le antiche pietre del Complesso Museale di San Francesco a Montefalco, si apre un confronto intenso tra culture e sensibilità diverse.
Dal 6 al 27 luglio 2025, il borgo umbro ospita infatti la mostra "Conflicts & Identità", un dialogo visivo tra artisti italiani e taiwanesi che affrontano, ognuno a modo proprio, i nodi profondi dell’identità umana. Non è solo un viaggio attraverso la fotografia contemporanea, ma un invito a fermarsi, a guardare e a interrogarsi.
Annie Hsiao-Ching Wang e Karen Hui-Yu Lo portano a Montefalco l'eco di una femminilità che riflette su se stessa. Le due artiste taiwanesi esplorano l'identità come processo in divenire, radicato nei legami affettivi, nella quotidianità e nei conflitti che si agitano dentro le mura domestiche. Le loro immagini non raccontano storie lineari: sono piuttosto tracce, appunti visivi sospesi tra presente e passato, tra la concretezza dei gesti familiari e la rarefazione del ricordo.
Attraverso la lente della macchina fotografica, Wang e Lo costruiscono un discorso autobiografico che non si chiude nel privato, ma si apre a uno sguardo collettivo. La loro estetica è fatta di delicatezza e intensità, di corpi che abitano lo spazio con consapevolezza, di silenzi che parlano più delle parole. Le fotografie diventano così specchi nei quali ognuno può riconoscere le proprie fratture, i propri desideri inespressi.
L'approccio di Frank Dituri e Mauro Manetti si muove su coordinate diverse: la loro ricerca si spinge oltre la cronaca del vissuto per toccare corde più astratte e poetiche. Dituri, noto per la sua sensibilità visionaria, immortala luoghi che sembrano sospesi, quasi fuori dal tempo. Le sue immagini non vogliono descrivere, ma evocare: architetture religiose, interni silenziosi, scorci in penombra diventano metafore visive di una tensione spirituale che attraversa l’intera sua opera.
Manetti invece lavora sul segno, sulla materia, sulla memoria sedimentata. Le sue composizioni fotografiche sono come palinsesti: sovrapposizioni di significati, di tempi storici, di intuizioni esistenziali. Ogni scatto è un frammento di meditazione, un tentativo di ricostruire un senso in un mondo che sembra aver perso il proprio centro. In entrambi i casi, la fotografia si fa rito, esperienza di trascendenza, ma anche atto critico contro l’eccesso di visibilità e immediatezza della nostra epoca.
Curata da Massimiliano Poggioni, l’esposizione rappresenta il secondo capitolo di un progetto già presentato lo scorso febbraio allo Zhongshan Hall Museum di Taipei, dove ha ottenuto un forte riscontro. La tappa umbra è resa possibile grazie al supporto del Comune di Montefalco, di Maggioli Cultura e Turismo, e alle collaborazioni internazionali con il Ministero della Cultura di Taiwan, il Taiwan Content Plan, la Regione di Hualien e Good Underground Art Space.
Ad arricchire l'esperienza della mostra anche il catalogo con il contributo critico di David A. Lewis, docente e storico dell'arte alla Stephen F. Austin State University in Texas, che guida il lettore in un’analisi articolata delle poetiche in gioco.
L'inaugurazione ufficiale si terrà sabato 5 luglio alle 18.00, nello spazio suggestivo del Museo di San Francesco. Un'occasione non solo per scoprire nuove traiettorie artistiche, ma per immergersi in una riflessione urgente e attuale su cosa significhi, oggi, abitare un'identità.