12 Oct, 2025 - 13:20

Marcia per la pace Perugia-Assisi, Barcaioli: "Essere presenti oggi è un impegno morale"

Marcia per la pace Perugia-Assisi, Barcaioli: "Essere presenti oggi è un impegno morale"

In una domenica segnata da migliaia di passi e da un messaggio che attraversa l’Italia, la Marcia della Pace Perugia–Assisi riporta il dibattito pubblico sul terreno più urgente: come tradurre i grandi principi in scelte quotidiane e politiche. L’assessore regionale alla Pace, Fabio Barcaioli, ha scelto di esserci e di legare la presenza delle istituzioni umbre a un’idea di pace che non è slogan ma responsabilità: civile, culturale e di governo.

Barcaioli, perché la Marcia per la pace Perugia-Assisi oggi è più importante che mai 

La Marcia Perugia–Assisi non è solo un rito civile. Nel quadro internazionale odierno, con conflitti che si moltiplicano e un’opinione pubblica spesso polarizzata, il suo valore è duplice: ricordare che la pace è politica pubblica e misurare la coerenza degli attori istituzionali.

In questo senso la partecipazione della Regione Umbria assume un significato che va oltre la testimonianza. L’adesione esplicita al rispetto del diritto internazionale e alla centralità dei diritti umani rimette al centro la domanda su come si costruiscono realmente percorsi di disarmo, mediazione e cooperazione, dall’educazione civica nelle scuole alle reti tra Comuni, fino ai partenariati con le organizzazioni della società civile.

Le parole di Barcaioli: "La pace è il fondamento dell’umanità"

Nel suo intervento, Barcaioli ha legato la Marcia alla necessità di guardare in faccia la realtà dei conflitti e delle vittime, senza ambiguità: “Essere qui significa affrontare la realtà delle guerre che colpiscono civili, bambine e bambini, uomini e donne in ogni continente. Nel mondo sono attivi oggi 56 conflitti e, tra questi, quello palestinese è segnato da un genocidio che richiede forza, determinazione e attenzione da parte di chiunque voglia difendere la vita e i diritti delle persone. Significa non voltarsi dall’altra parte davanti alla fame, alle malattie, alle bombe, alla distruzione di intere comunità. Significa pensare all’Ucraina, al Sud Sudan e a tutti coloro che vivono conflitti meno mainstream ma altrettanto devastanti”.

Parole che collocano l’Umbria su un crinale netto: non neutralità morale, ma presa di posizione per il diritto, le Convenzioni e la tutela dei civili, ovunque.

Dall’etica pubblica alle scelte di governo

Il punto cruciale, richiamato dall’assessore, è il passaggio dalla testimonianza all’azione politica. “Essere presenti oggi è un impegno morale. Chi tace di fronte alla guerra e di tutte le ingiustizie diventa complice del dolore che si infligge. La pace è un atto quotidiano che richiede attenzione e la capacità di costruire ponti tra popoli e culture diverse. La pace è agire nel rispetto del diritto internazionale e delle risoluzioni dell’Onu. A 80 anni dalla tragedia di Hiroshima e Nagasaki, investire nella spesa al riarmo non può continuare a essere la priorità per gli stati”.

Da qui discendono scelte verificabili: programmi educativi sulla nonviolenza e sul contrasto ai discorsi d’odio; sostegno a corridoi umanitari e gemellaggi con amministrazioni in aree di crisi; promozione di protocolli locali per l’accoglienza, l’inclusione e la cooperazione decentrata; trasparenza sugli investimenti, privilegiando filiere sostenibili e responsabili.

Le radici umbre della pace, da Capitini a San Francesco

L’Umbria ha una tradizione che obbliga. Da Aldo Capitini a San Francesco, la cultura della pace non è solo patrimonio simbolico ma capitale civico. Valorizzarla significa fare dell’educazione alla convivenza, dell’altruismo e dell’empatia i cardini di politiche sociali e giovanili; significa promuovere percorsi regionali sulla diplomazia delle città, creare tavoli permanenti con università, scuole, associazioni e mondo produttivo per tradurre i “valori universali” in progetti misurabili. In questo solco, la presenza dell’assessore alla Marcia è una conferma di indirizzo: l’Umbria non si limita a raccontare la pace, vuole praticarla.

L'appello del cardinale Parolin da Assisi

Da Assisi è arrivato anche l’appello del cardinale Pietro Parolin, in occasione della prima festa liturgica di San Carlo Acutis dopo la canonizzazione: “Continuiamo a ritenere che quella dei due Stati per due popoli sia la formula che può aiutare a risolvere i problemi e i rapporti tra ebrei e palestinesi ed è perfettamente in linea con quanto noi abbiamo sempre chiesto”.

Non ci sarà la vera pace senza che sia fatta giustizia per tutti i popoli”, ha ricordato Parolin, perché “a fondamento della pace deve esserci la giustizia”.

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Giorgia Sdei
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