Un maestro non solo di Storia e Filosofia, ma di pensiero critico e di coscienza civile. Marcello Ricci si è spento nella sua Terni all’età di 80 anni, lasciando un vuoto profondo in una città che lo ha riconosciuto, per decenni, come una delle sue figure culturali e morali più autorevoli. Professore al Liceo Scientifico "Galileo Galilei", pioniere delle radio libere negli anni di piombo, fondatore del Progetto Mandela, Ricci era più di un insegnante: era un catalizzatore di intelligenze, un educatore che ha forgiato generazioni di studenti non con il nozionismo, ma con il dialogo, la sfida intellettuale, la passione per la libertà.
La notizia della sua morte, giunta nella giornata di ieri, ha subito scatenato un fiume di ricordi e messaggi di cordoglio, unanimi nel riconoscere la statura intellettuale e umana di un uomo che ha fatto della coerenza la sua bandiera.
Per capire chi fosse Marcello Ricci bisognava varcare la porta della sua aula. Le sue non erano semplici lezioni, ma un’esperienza, ricordano i suoi studenti. Con un approccio che colleghi e allievi non esitano a definire “autenticamente socratico”, Ricci trasformava la cattedra in un’agorà. La filosofia non era un reperto da manuale, ma uno strumento vivo, affilato, per dissezionare il presente. Incitava i suoi studenti a dubitare, a interrogarsi, a non accettare mai le verità imposte. “Ci insegnava che il dubbio non era una mancanza, ma il primo passo verso una conoscenza matura”, ricorda un ex studente, oggi avvocato.
In un’epoca in cui la scuola oscillava tra autoritarismo e lassismo, il suo era un modello raro: un’autorità che non imponeva, ma convinceva con la forza delle argomentazioni. Generazioni di ternani hanno imparato, nelle sue classi, che la cultura non è un ornamento, ma un presidio di libertà e responsabilità. La sua eredità più grande forse è proprio questa schiera di professionisti, insegnanti, cittadini che portano dentro il suo monito a pensare con la propria testa.
La sua carriera di docente, durata decenni, è stata un capitolo fondamentale della vita culturale ternana. Ma il suo magistero non si è mai confinato tra le mura scolastiche. Già negli anni Settanta, in un’Italia scossa dal conflitto politico e dalla ricerca di nuovi spazi di espressione, Ricci fu tra i protagonisti della stagione delle radio libere. Contribuì alla nascita di Radio Evelyn, che sotto la sua regia divenne molto più di un emittente: fu un laboratorio di idee, un presidio di controinformazione, un luogo dove la cultura si mescolava alla politica in modo non conformista.
“Un luogo libero dove le idee non facevano paura e la cultura era un atto di coraggio”, ha ricordato oggi il consigliere regionale Luca Simonetti. Vicino al Partito Radicale e al pensiero di Marco Pannella, Ricci incarnava una sinistra eretica, refrattaria alle appartenenze di partito, concentrata sulle battaglie concrete per i diritti civili e le libertà individuali.
Se la scuola e la radio furono i primi campi di azione, il progetto forse più compiuto e duraturo del suo impegno civile nacque nel 1987. Insieme a Irene Loesch e Tommaso Onofri, Ricci fondò il "Progetto Mandela", un’associazione che avrebbe segnato la storia culturale della città. L’intuizione era chiara e potentissima: usare il teatro, l’arte e la cultura come strumenti per diffondere una cultura dei diritti umani e combattere razzismo e intolleranza.“Il teatro e in genere l’arte e la cultura sono strumenti potenti di diffusione di una cultura dei diritti e di lotta contro ogni forma di razzismo, di discriminazione e di intolleranza”, era il credo fondativo.
Il Progetto Mandela non fu una semplice compagnia teatrale, ma divenne “un'officina di sperimentazione per un teatro civile”, dove il processo creativo coinvolgeva direttamente la comunità. Centinaia di giovani sono passati per quelle attività, molti dei quali hanno poi costruito carriere nel mondo dello spettacolo e della cultura.
Nel 1995, a coronamento di questo lavoro, nacque il Centro per i Diritti Umani, un presidio di studio e consulenza che ha messo a disposizione di tutti una biblioteca specializzata e un archivio documentario. Anche dopo il pensionamento dalla scuola, Ricci non ha mai abbandonato la sua missione, continuando a guidare il Progetto Mandela come presidente e a essere un punto di riferimento per chi, a Terni, credeva nella necessità di un impegno civile senza sconti. La sua figura, sempre elegante e riservata ma di un’ironia tagliente, era un presidio di coerenza.
La reazione alla sua scomparsa è un coro di dolore e gratitudine. L’avvocato Alessandro Gentiletti, ex consigliere comunale, ha scritto: “Terni oggi perde la sua punta di diamante. È stato un onore poter ascoltare i tuoi ragionamenti ed essere ascoltati da te; profondo ed ironico, autenticamente rivoluzionario, autenticamente socratico. Hai sempre brillato e continuerai a brillare nel firmamento delle persone libere, raro esempio di coerenza e sincerità”. Con Marcello Ricci se ne va un pezzo della memoria intellettuale e civile di Terni. Un uomo che ha saputo essere, fino in fondo, un maestro di libertà.