Non è più tempo di attese né di tavoli tecnici senza potere decisionale. L’assessore regionale ai Trasporti Francesco De Rebotti e la presidente della Giunta regionale Stefania Proietti hanno annunciato ufficialmente, in una conferenza stampa a Palazzo Donini, la rottura del confronto diretto con Trenitalia e RFI, chiedendo che il dibattito sul futuro della mobilità ferroviaria dell’Umbria venga immediatamente esteso anche alle Regioni Toscana, Lazio e Marche, oltre che al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
È una frattura istituzionale che arriva nel mezzo di un’estate già complicata per i pendolari umbri, stretti tra lavori infrastrutturali che rendono difficili gli spostamenti quotidiani e un orizzonte normativo che rischia di marginalizzare ulteriormente la regione nel sistema ferroviario nazionale.
L’Umbria, ha affermato l’assessore De Rebotti, si trova davanti a una doppia emergenza: quella immediata, fatta di cantieri e corse soppresse sulla Orte-Orvieto-Roma e sulla Falconara-Roma, e quella strategica, legata alla delibera ART 178/2024, che di fatto potrebbe escludere i treni regionali dalla Direttissima Firenze-Roma. Una decisione che, se confermata a partire da dicembre 2025, costringerebbe tutti i convogli sotto i 200 km/h a deviare sulla linea lenta.
“Ho comunicato ufficialmente la decisione di non partecipare più a tavoli con Trenitalia e RFI se non saranno presenti anche le altre regioni interessate e soprattutto i rappresentanti del Ministero, che è il decisore politico”, ha dichiarato con fermezza De Rebotti.
A rincarare la dose è stata Stefania Proietti, che ha parlato di un'Umbria sistematicamente penalizzata in tutte le classifiche nazionali ed europee sulla mobilità ferroviaria. “Il nostro isolamento è diventato insostenibile. Siamo la seconda destinazione per i grandi eventi giubilari del 2025 dopo Roma e rischiamo di rimanere tagliati fuori proprio nel momento in cui dovremmo essere più connessi”, ha detto la presidente regionale, annunciando un cambio di passo politico nella difesa del diritto alla mobilità.
La posta in gioco è alta. Se la delibera ART dovesse entrare in vigore così com’è, l’Umbria si troverebbe esclusa dalla Direttissima, con un impatto devastante per i treni regionali, in particolare quelli utilizzati quotidianamente da studenti e lavoratori.
“Abbiamo investito 175 milioni di euro, di cui 50 a carico della Regione, per acquistare 12 treni progettati per viaggiare sulla Direttissima. Se la norma non viene sospesa, rischiano di restare inutilizzati”, ha denunciato De Rebotti.
L’assessore ha illustrato una piattaforma di proposte operative, da presentare al prossimo tavolo interregionale:
Sospensione immediata di ogni prescrizione che limiti l’accesso dei treni regionali alla Direttissima
Tutela delle fasce pendolari: garantire i collegamenti diretti al mattino e alla sera verso Roma anche a costo di rimodulare le corse in orari meno frequentati
Misure di compensazione economica: agevolazioni tariffarie da finanziare con fondi regionali, sconti sugli abbonamenti e utilizzo flessibile dei titoli di viaggio
Difesa dei collegamenti esistenti: rendere la “Carta Tutto Treno Umbria” valida anche sul nuovo Frecciargento Ancona-Roma
Il tutto, in attesa che anche il Ministero guidato da Matteo Salvini prenda posizione su un dossier che non può più essere considerato locale, ma di interesse nazionale.
Al di là delle contingenze, ciò che emerge con chiarezza è una volontà politica ben definita: l’Umbria non intende più subire passivamente decisioni prese altrove. Il rischio non è solo quello di peggiorare la qualità della vita dei pendolari, ma di compromettere la competitività del territorio e la sua attrattività in un momento cruciale, con il Giubileo alle porte.
“Siamo pronti a una battaglia istituzionale dura ma necessaria”, ha ribadito De Rebotti. Il messaggio è chiaro: i treni dei pendolari non sono un problema tecnico da risolvere con algoritmi di programmazione, ma un diritto sociale e territoriale da difendere con forza.
In questo scenario, l’Umbria non si chiama fuori ma, al contrario, si propone come regione capofila di un’alleanza strategica dell’Italia Mediana. Perché l’isolamento infrastrutturale non riguarda solo Perugia, Foligno o Terni, ma intere comunità che ogni giorno si spostano tra Lazio, Marche e Toscana, contribuendo al funzionamento economico del Paese.