15 Nov, 2025 - 17:30

L’Umbria esclusa dal Vinitaly 2026: un colpo durissimo per il comparto del vino

L’Umbria esclusa dal Vinitaly 2026: un colpo durissimo per il comparto del vino

Padiglione 2 perduto e silenzi istituzionali: cresce la preoccupazione tra produttori e operatori

 

Una decisione che pesa come un macigno

La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno: l’Umbria non avrà più il suo storico spazio nel Padiglione 2 del Vinitaly 2026. A comunicarlo è stata Veronafiere, senza che – secondo varie testimonianze – la Regione Umbria fosse presente nelle fasi decisive in cui da anni si confermavano gli spazi per l’edizione successiva.

Una scelta che la consigliera regionale Donatella Tesei, in una nota accorata, definisce “di estrema gravità per il nostro comparto vitivinicolo”. Le conseguenze, infatti, potrebbero essere pesanti non solo per le aziende del vino, ma per l’intera filiera agricola, turistica e identitaria che ruota attorno al marchio Umbria.

Uno spazio che valeva quanto un biglietto da visita

Da oltre dieci anni, il Padiglione 2 era la casa dell’Umbria al Vinitaly, il luogo dove oltre cinquanta aziende regionali presentavano al mondo la loro eccellenza:

  • vini di qualità riconosciuta,

  • territori unici,

  • storie di viticoltori capaci di custodire tradizione e innovazione.

Uno spazio che negli anni del centrodestra – ricorda Tesei – era stato completamente rinnovato, registrando numeri record e raccogliendo apprezzamenti sia dalle aziende che dai visitatori.

Per questo la perdita appare ancora più inspiegabile: “Colpisce constatare che questa scelta sia maturata senza una presenza efficace della Regione nei passaggi decisivi”, sottolinea la consigliera.

Il contesto peggiore in cui poteva accadere

L’esclusione arriva in un momento già complesso per il settore vitivinicolo.
Secondo la Camera di commercio, i prezzi delle uve in Umbria hanno subito un crollo tra il 30% e il 40%, con interi vigneti rimasti invenduti.

A ciò si aggiunge un quadro internazionale tutt’altro che favorevole:

  • consumi interni in contrazione,

  • tensioni estere legate a dazi e conflitti,

  • nuove politiche Ue orientate a una visione “salutistica” che rischia di penalizzare il vino,

  • l’allarme per la possibile estirpazione dei vigneti prevista da prossime misure europee.

Uno scenario che fa temere, come osserva Tesei, “il rischio concreto di una desertificazione agricola proprio nei territori a maggiore vocazione vitivinicola”.

Perdere il Padiglione 2 significa perdere molto più di uno stand

Il Vinitaly non è una semplice fiera: è la più grande vetrina italiana e una delle principali al mondo per il settore.
Essere presenti in posizione centrale significa avere:

  • visibilità verso buyer internazionali,

  • opportunità di promozione,

  • ricadute economiche,

  • valorizzazione dell’identità umbra.

Per questo l’esclusione viene percepita come un danno profondo. “Non è un dettaglio organizzativo, ma una vetrina strategica per l’agricoltura, il turismo e l’identità del nostro territorio”, afferma la consigliera.

E aggiunge in un passaggio particolarmente netto: “Perdere il Padiglione 2 significa perdere visibilità, opportunità economiche e coesione del comparto.

Tesei annuncia un’interrogazione urgente

La consigliera regionale intende chiedere conto alla Giunta dell’accaduto: “Depositerò un’interrogazione urgente per capire come si sia potuti arrivare a una scelta tanto penalizzante e quali iniziative si intendano adottare per rimediare.”

Nel suo intervento, il nodo centrale è uno solo: come è stato possibile perdere uno spazio così strategico senza intervenire al momento opportuno?

Secondo la prassi, gli accordi per il Vinitaly dell’anno successivo vengono formalizzati subito dopo la chiusura dell’edizione in corso. Ciò significa che ad aprile 2025 sarebbe stato necessario confermare il Padiglione 2 per il 2026. Cosa che, evidentemente, non è avvenuta.

Un comparto che chiede risposte e un nuovo slancio

La vicenda lascia molte domande aperte.
Le aziende umbre, già provate da un anno complesso, avevano nel Vinitaly un punto fermo, un riferimento, un luogo in cui costruire relazioni e consolidare il proprio marchio.

Ora quel punto fermo non c’è più.
E mentre le altre regioni italiane mantengono i propri spazi, l’Umbria risulta – come sottolineato nella nota – l’unica a non avere più il suo stand storico.

Una situazione che richiede chiarezza e decisioni rapide. Perché la perdita del Padiglione 2 non è solo un problema logistico: è il segnale di un rischio più grande, quello che l’Umbria smetta di essere riconosciuta come terra di grandi vini.

E questo, proprio oggi, non ce lo si può permettere.

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Mario Farneti
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