C'è un’Umbria che non si mostra a prima vista, ma si rivela lentamente, come un racconto inciso nella pietra e custodito dal tempo. Un’Umbria che parla sottovoce, ma con l’autorità di chi ha attraversato secoli di storia senza perdere il senso del proprio passato. È l’Umbria dei fori romani: luoghi dove le città prendevano forma e coscienza, dove si decidevano i destini della collettività e si intrecciavano le vite di uomini e donne comuni.
Passeggiare tra le vestigia di questi antichi spazi pubblici non è solo un viaggio nell’archeologia, ma un’immersione profonda nella dimensione più autentica della romanità: quella quotidiana, concreta, civile. In queste piazze, dove si incontravano il potere e il popolo, l’economia e la religione, prendeva corpo l’idea stessa di comunità. Ogni colonna spezzata, ogni gradino levigato dal tempo racconta un frammento di vita: il clamore del mercato, i passi solenni dei magistrati, i sussurri tra le botteghe, il vociare dei cittadini riuniti in assemblea.
Ed è proprio questa l’essenza dell’Umbria nascosta che vi proponiamo di scoprire: una terra in cui la storia non è confinata nei musei, ma respira all’aria aperta, si mescola al paesaggio e accompagna chi ha occhi per guardare. Seguendo le tracce dei fori romani, vi muoverete tra città e campagne dove il tempo ha lasciato il segno con delicatezza, senza mai spezzare del tutto il filo che ci unisce a chi ci ha preceduto. Sarà un viaggio di scoperta e ascolto, dove il passato diventa voce e il silenzio, se accolto con attenzione, si fa racconto.
A pochi chilometri da Foligno, nel cuore di una stretta vallata umbra percorsa da silenzi e memoria, sorgeva l’antico Forum Flaminii, fondato nel 220 a.C. dal console Gaio Flaminio lungo il celebre asse viario della Via Flaminia. Non si trattava di un semplice snodo commerciale o di una stazione di passaggio, ma di un vero e proprio crocevia tra il mondo romano e le terre umbre, un punto in cui le merci, le persone e le idee si incontravano e si fondevano, contribuendo alla nascita di una comunità pulsante e vitale.
Qui, lungo la strada che da Roma risaliva verso l’Adriatico, si sviluppava una delle tappe più significative dell’antico tracciato consolare. Le testimonianze emerse dagli scavi - porzioni di pavimentazioni lastricate, resti di edifici pubblici e termali come un elegante frigidarium decorato con mosaici, e perfino una basilica paleocristiana a navata unica risalente al V-VI secolo - ci restituiscono l’immagine di un luogo in cui l’ingegno romano dialogava con la spiritualità e l’urbanizzazione dei secoli successivi.
Particolarmente suggestiva è la chiesa medievale di San Giovanni Battista, sorta proprio sopra le fondamenta di un edificio romano preesistente, a dimostrazione della continuità e della stratificazione di significati che caratterizza questo sito. Ogni pietra, ogni frammento architettonico recuperato ci racconta non solo di commerci e infrastrutture, ma anche di riti, trasformazioni e della capacità di custodire il passato dentro il tessuto del presente.
Nel cuore pulsante di Spoleto, là dove oggi si snodano i vicoli del centro storico, batteva un tempo il cuore della città romana: il Forum, centro politico, commerciale e religioso di Spoletium. L’attuale Piazza del Mercato, con le sue botteghe, i tavolini all’aperto e la sua atmosfera vivace, poggia le fondamenta proprio su quello che fu il cardo maximus - l’asse principale nord-sud - attorno al quale si organizzava la vita pubblica della città.
Qui, nel I secolo d.C., si ergeva un maestoso tempio romano con pronao e stylobate, visibile ancora oggi grazie ai frammenti superstiti: una colonna isolata, resti del podio, tratti dell’antica pavimentazione. Lontani dal silenzio delle rovine, questi segni raccontano ancora una storia viva, fatta di cittadini che discutevano, mercanti che contrattavano, autorità che emanavano editti sotto il sole cocente di un’Umbria già profondamente legata a Roma.
Passeggiando lungo via dell’Arco di Druso, il passato riaffiora con decisione. È qui che sorge l’Arco di Druso e Germanico, eretto nel 23 d.C. in onore dei figli dell’imperatore Tiberio. Immaginatelo nel suo splendore originario, ornato da lesene corinzie e ricoperto di intonaci policromi: non solo ingresso monumentale al foro, ma vera e propria soglia simbolica, ponte tra la città terrena e la dimensione sacra del potere imperiale.
Fu grazie al meticoloso lavoro dell’archeologo Giuseppe Sordini che l’arco e l’adiacente tempio tornarono alla luce, restituendo agli occhi moderni un tassello fondamentale della topografia storica di Spoleto. I suoi studi hanno permesso di ricostruire non solo i contorni fisici, ma anche quelli spirituali e sociali di questo spazio che fu anima della città romana.
Nel piccolo Antiquarium accanto alla piazza sono conservati fregi, capitelli, frammenti architettonici provenienti dal foro e dalle sue immediate adiacenze: sono i frammenti di una civiltà che aveva compreso il valore dello spazio condiviso, della piazza come luogo d’incontro, di dibattito e di rappresentazione.
Camminare oggi per Piazza del Mercato non significa soltanto attraversare uno dei luoghi più suggestivi di Spoleto: significa immergersi in un dialogo tra le epoche, dove ogni pietra racconta un’eco di voci antiche, ogni colonna parla di una città che, secoli prima, si specchiava nell’ordine e nella grandezza di Roma. Un invito a osservare con occhi nuovi ciò che ci circonda, lasciandoci guidare dalla storia che pulsa sotto i nostri passi.
A Spello, tra i riflessi rosati della pietra del Subasio e il profilo armonioso delle sue antiche vie, esiste un luogo che non si impone alla vista, ma si svela con delicatezza a chi ha l’animo pronto ad ascoltare. È il foro augusteo dell’antica Hispellum, una piazza che non grida la propria grandezza ma la suggerisce, lasciando che siano i muri, i terrazzamenti e i frammenti di iscrizioni a raccontarne la storia. Passeggiando tra Porta Consolare e Piazza della Repubblica, si può ancora intuire l’impianto urbano dell’antico centro civico romano, affacciato sulla terrazza monumentale che sorreggeva l’area pubblica. Oggi, quel muro di contenimento in pietra calcarea è una delle testimonianze più eloquenti dell’epoca augustea: una struttura imponente ma sobria, incastonata nel tessuto del borgo moderno come un fondale teatrale dimenticato, eppure ancora capace di emozionare.
Nel cuore di questa terrazza si trovavano templi, un portico monumentale, una basilica e il teatro, oggi inglobati o celati dalla presenza della Villa Fidelia, che sorge esattamente laddove un tempo la città viveva i suoi momenti più solenni. Qui si celebravano i riti civici, si pronunciavano discorsi, si facevano voti agli dèi e si amministrava la giustizia: era lo spazio in cui si condensava l’identità della comunità. E anche se molto è andato perduto, l’anima del foro è rimasta impressa tra pietre e declivi.
Ma è con il Rescritto Costantiniano che Hispellum entra nella storia imperiale a pieno titolo. In questa iscrizione marmorea - ancora oggi custodita nel Palazzo Comunale - l’imperatore Costantino concede alla città il diritto di ospitare celebrazioni sacre e giochi pubblici, riconoscendone l’importanza strategica e culturale. È un documento che non solo rafforza il legame con Roma, ma testimonia la vitalità di un centro che, pur nelle sue dimensioni contenute, sapeva ritagliarsi un ruolo da protagonista.