10 Dec, 2025 - 13:30

Lo Zoo di Simona al lavoro con i detenuti: nascono due nuovi murales all'interno del carcere di Cremona

Lo Zoo di Simona al lavoro con i detenuti: nascono due nuovi murales all'interno del carcere di Cremona

L'arte de 'Lo Zoo di Simona' arriva anche in carcere, nello specificio in quello di Cremona. L'artista ternana ce lo aveva anticipato tempo fa e da poco si è aggiunto un importante tassello nell'ambito del suo impegno artistico e civile: due nuovi murales che parlano di libertà e inclusione.

Quelli che all'inizio erano due corridoi lunghissimi e completamente bianchi all'interno della Casa Circondariale della provincia lombarda, sono stati trasformati in un intervento pittorico di grande impatto visivo e simbolico. Simona per due settimane ha lavorato fianco a fianco con un gruppo di detenuti che hanno partecipato attivamente al laboratorio, un'esprienza su cui ci ha fornito in esclusiva un suo resoconto.

Un progetto selezionato tramite un bando nazionale

Tutto è partito con un bando nazionale per guidare un laboratorio
creativo rivolto a un gruppo di detenuti. L'ha vinto Simona Angeletti de 'Lo Zoo di Simona' che all'interno dell'istituto penitenziario ha dato vita a un percorso tra tecnica, estetica e consapevolezza del processo artistico.

Prima dell'intervento

E così là dove prima c'era un corridoio di oltre venti metri, ora campeggia un bosco neo-pop con foglie, rami e linee morbide che aprono simbolicamente una via immaginaria in un luogo che per sua stessa natura è chiuso e ripetitivo. Simona che in 35 anni di carriera ha realizzato interventi in ospedali, scuole e spazi periferici a livello internazionale, ha portato colori e ritmo determinando un cambiamento percettivo immediato dell’ambiente.

Il bosco neo-pop

"L’arte può restituire respiro anche dove sembra mancare - ha spiegato ricordando come questo rappresenti il fulcro della sua ricerca -: portare natura, simbolo e colore in luoghi che non li prevedono".

L'omaggio all'artista TommyLab104

Sul secondo corridoio il tema è cambiato. Lo stile è rimasto quello riconoscibile de 'Lo Zoo di Simona' ma il cuore dell'intervento è diventato un omaggio all’immaginario di TommyLab104, un giovane "artista ribelle" e neurodivergente che ha fatto dell'arte uno strumento formidabile di dialogo. L’inserimento dell'omaggio, ha ricordato Simona, non è stato il tema principale del laboratorio, ma una sua 'appendice poetica' che si è inserita spontaneamente durante il percorso creativo.

La storia di Tommy è diventata un'ispirazione per il gruppo dei detenuti che nel murale ha voluto rappresentare alcuni elementi del suo linguaggio grafico in segno di vicinanza e riconoscimento. Grazie al potere dell'arte si è creato così un filo immaginario che ha unito due mondi all'apparenza distanti, in un gesto di sincera umanità.

"È stato sorprendente vedere come si siano sentiti coinvolti - ha osservato l'artista -. Hanno spiegato ai compagni chi è Tommy, perché i suoi disegni sono importanti, e hanno perfino creato schizzi da inviargli. Un esempio di come l’arte possa generare legami imprevisti".

I detenuti del carcere lombardo grazie al laboratorio con 'Lo Zoo di Simona' hanno avuto un'occasione preziosa sia per mettersi alla prova dal punto di vista tecnico che, soprattutto, sotto il profilo umano. Il lavoro all'interno del carcere si è svolto in "un clima di collaborazione attiva e rispettosa" ha sottolineato Simona che ora vuole far conoscere questa storia a quante più persone possibile.

Simona Angeletti: "Un lavoro intenso e profondamente umano"

"Sono stata coinvolta, dopo aver vinto un bando nazionale, in un progetto all’interno del carcere di Cremona - ci ha raccontato -. Insieme ai detenuti abbiamo realizzato due murales enormi, uno da 21 e uno da 30 metri. È stato un lavoro intenso, impegnativo, ma soprattutto profondamente umano".

Da quel lavoro è scaturito un impegno. "Quando ho lasciato il carcere ho promesso ai miei 'alunni', ai ragazzi che hanno lavorato con me, che avrei fatto il possibile per diffondere questa esperienza. Se lo meritano davvero: sono stati bravissimi, hanno messo impegno, costanza e una cura che non mi aspettavo. Per molti di loro questa attività è pensata anche come una possibile opportunità per il futuro, e ci tengo molto che venga raccontata".

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Sara Costanzi
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